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Nel tardo pomeriggio del 25 maggio 1944 il sesto reggimento tirailleurs marocain, proveniente dalla direttrice Lenola-
Nella giornata del 26 non si rilevano movimenti significativi di truppe anche perché si aspetta l’arrivo della 2° divisione di fanteria marocchina ( DIM) proveniente dall’asse Pico-
A sera il colonnelo Cherriere prende contatto con il comandante del 1° battaglione, Berteil. E’ una telefonata molto significativa, le loro parole vengono espresse in codice. Cherriere, infatti, trasmette gli ordini usando termini dialettali nordafricani conbinati a frasi convenzionali in modo da risultare incomprensibili ai tedeschi, eventualmente in ascolto.
L’operazione da compiere è chiamata "Arsenio Lupin". In termini concreti vuol dire che il battaglione il giorno successivo dovrà conquistare Campo Lupino, altura del Siserno che si trova nelle vicinanze dei confini fra Castro dei Volsci, Ceccano, Villa S.Stefano e Giuliano di Roma. Va aggiunto che in serata due pastori del luogo informano i franco-
Il giorno più lungo ciociaro, dunque, inizia alle 5 dell 27 maggio quando tre compagnie del 1° battaglione guidato dallo stesso colonnello Berteil partono dal campo base, esposto a sud per salire lungo il massiccio in direzione nord. Dalle 9,30 il loro percorso viene preceduto da goumiers a cavallo appartenenti al quarto groupement de tabor i quali hanno il compito di perlustrare la zona sgomberando l’area da ipotetiche minacce e di aprire cosi il fronte alla penetrazione della terza compagnia guidata dal capitano Pegliasco.
Il comando del battaglione alle 11,15, stremato da oltre sei ore di marcia sta per raggiungere la vetta. I militari addetti hanno finito di sistemare la stazione radio e prendere collegamenti con le batterie di artiglieria del 69° reggimento stabilitosi in quelle ore presso le quattro strade di Castro dei Volsci. Il colonnello Berteil avuta la conferma di tale importante supporto e convinto di trovarsi in una situazione ritenuta sicura da una serie di ordini tali da far perdere i collegamenti fra le tre compagnie. E’ importante precisare che in quel momento le truppe franco-
Per la prima volta il battaglione reduce da tanti successi si trova sottotiro. E’ un momento drammatico perché la forza di fuoco tedesca pur se ridotta è incessante e precisa.
Ma per vincere non bastano il coraggio, la precisione e la conoscenza del mestiere delle armi perché contano anche i numeri, i rapporti di forza e la dotazione delle armi. E’ a questo punto che la terza compagnia, prima distaccatasi per incamminarsi lungo il lato est della montagna, ritorna dietro e ristabilisce il collegamento con le altre due. In particolar modo c’è da precisare che ha la dotazione di 10 mortai da 81. Saranno i colpi di mortai infatti a decidere le sorti della battaglia.
Dopo aver ricevuto le necessarie coordinate, il tenente Raoux avviò il tiro che costrinse i tedeschi a ripararsi dietro le rocce e considerato il notevole volume di fuoco, non aver più la possibilità di stabilire la posizione del nemico.
Il comandante di battaglione Berteil ordina al capitano Estadie della prima compagnia di raccogliere la prima e la seconda compagnia e di utilizzare anche medici, infermieri e furieri e dopo i micidiali colpi assestati dai mortai tutti con vigore vanno all’attacco. Tanti uomini combattono contro pochi uomini. I tedeschi però non arretrano, fronteggiano il feroce scontro, contrastano con tutte le loro forze questa onda d’urto ma alla fine soccombono.
Marco Felici, ricercatore storico di Villa S. Stefano nel suo libro " Quando passò la battaglia" ha utilizzato fonti provenienti dagli archivi americani permettendoci, a tanti anni di distanza, di leggere gli avvenimenti come se assistessimo ad una cronaca in diretta e di conoscere il bilancio delle perdite di vite umane in quella decisiva battaglia combattuta a quota 791.
Solo al termine del combattimento mentre si contano le perdite i franco-
Sono infatti gli alpini del terzo Hochgebirgsjager, unità d’elite di montagna, non indivisionata e altamente specializzata. Fra costoro si contano sette morti, altri tre vengono fatti prigionieri. Fra i franco-
Più tardi via radio il colonnello Berteil parlando con il capitano Castel dello stato maggiore, conclude il rendiconto della giornata con " affare fatto, il nemico sta ripiegando verso Frosinone. Tutta la cresta è presa" e poi l’ufficiale con grande orgoglio precisa " avevamo di fronte il terzo battaglione Hochgebirgsjager".
La conquista della altura il giorno successivo permetterà di scendere e conquistare senza grandi difficoltà Villa S. Stefano, Giuliano di Roma e una parte del territorio di Ceccano.
Lucia Fabi Angelino Loffredi