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La Fitodepurazione a Ceccano funziona ?

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LA FITODEPURAZIONE A CECCANO FUNZIONA?

Lunedi 9 dicembre un quotidiano a tiratura provinciale apriva la pagina di Ceccano con  il titolo “ Il fitorimedio funziona “ Una notizia positiva accompagnata da un sottotitolo ancora più promettente “ Incoraggianti i risultati della prima fase sperimentale con il 30% di betaesoclorocicloesano rimosso “. Ecco, ho pensato, finalmente ci siamo, per questo mi sono avviato a leggere il testo, con animo colmo di speranza e soddisfazione. Confesso che al termine della lettura sono rimasto deluso ed amareggiato perché oltre ad un rigo, veramente incoraggiante, “ in soli sei mesi è stato rimosso il 30% di impattante “ non ho trovato qualcosa che abbia a che fare con questioni scientifiche o metodologiche. Al contrario, nella prima parte ho trovato un ossequio ai benefattori di partito; nella seconda un lunga critica alle indecisioni della Regione Lazio. Condivisibili. Ed infine la terza rivolta al PD attraverso una sfida-competizione non fra tesi o argomenti scientifici ma fra organizzazioni di partito. Un filo di discussione sviluppato non dentro legittime e necessarie considerazioni  scientifiche ma condito solo da propaganda politica, oltre che da una esplicita richiesta di finanziamento.
Mi sento in dovere di precisare che tale sgradevole taglio non l’ha determinato la giornalista  ma le risposte date dai due autori del progetto di fitodepurazione . Mi sento altresì rilevare una questione di metodo o se si vuole di “galateo istituzionale“: visto che il comune di Ceccano ha finanziato con 20.000 euro il  progetto basato sulla fitodepurazione, per rimuovere dai terreni a ridosso del Sacco il betaesaclorocicloesano mi sembra doveroso che chi oggi rappresenta il comune, il commissario prefettizio, venga messo al corrente, attraverso una circostanziata relazione sugli esiti e sui costi sostenuti per tale importante sperimentazione. Sul portale del comune, purtroppo, fino ad oggi non appare tale documentazione.
Considerato che vorrei vedere raggiungere risultati positivi, aldilà di una scelta non fatta, credo comunque sia doveroso che i cittadini vengano messi al corrente su : le dimensioni della superficie interessata alla sperimentazione, la proprietà ( pubblica o privata ?), la natura del terreno, il tipo di coltivazione utilizzato e le professionalità impegnate, l’indice di avvelenamento del terreno prima della sperimentazione e dopo; il giudizio dato dall’Arpa e da altri Istituti scientifici circa i risultati ottenuti.
E’ dall’insieme dei risultati  e non dall’auto valorizzazione che dipenderà sia il soste-gno dei cittadini, ed il mio fra questi, che il dovere della Regione Lazio, se ne esistono le condizioni, a finanziare ulteriori progetti.
Angelino Loffredi
10 dicembre 2019

 
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