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Favola al computer: "Scout"

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FAVOLA AL COMPUTER: "SCOUT"



A NATALIA

Esiste sempre una diretta connessione fra sogni, speranze ed il fantastico mondo delle favole. Questo insieme di sensazioni costituisce sempre una risorsa, un fondamentale punto di partenza di chiunque si avvii a costruire la propria vita.
Sognare ad occhi aperti e fantasticare è nella logica dell’esistenza umana; si potrebbe scrivere è salutare. Anzi la salute è direttamente legata a questo alternarsi, a questo sapere dosare il sogno e  ritornare con i piedi per terra per essere ben ancorati alla realtà, alla quotidianità, sapendo che sono sempre i sogni ad anticipare la realtà.

Mamma e papà

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Era un giorno come tanti altri: grigio, quieto e monotono; né caldo né freddo e, come si dice dalle nostre parti, senza arte né parte.
Un vero guaio, dunque. Come affrontare una giornata così banale ?
Si sedette al tavolo, prese qualche foglio, provò a scrivere ma la penna era scarica. La biro, infatti, come accade nei momenti più importanti, aveva finito il suo inchiostro. Questo si che era un guaio, non previsto e dirompente. Cominciò allora a girare per casa, ad aprire gli sportelli ed a chiudere i cassetti con sempre maggiore forza e nervosismo; sembrava un lupo in gabbia, mancava poco che si mettesse ad urlare. Non si trovava niente di niente, una vera fregatura.
Nel momento in cui quasi come ultimo atto della  sua disperazione, si apprestava a scaricare la sua rabbia colpendo con decisione la sua testa calva e sempre lucida sulle pareti di casa, senti arrivare dalla cucina la calda e ferma voce della figlia.
" E’ ora che incominci a scrivere con il computer" gli diceva, infatti, Futura, con espressione e tono convinti.
" E’ pratico ed utile, non avrai mai alcun inconveniente. Ti ho già  spiegato molto bene come si usa. L’avevi pure capito ma tu sei testardo, non vuoi mettere in discussione le tue abitudini, preferisci la vecchia penna alle nuove tecnologie."
L
ui disse qualcosa di incomprensibile, provò a reagire ma a quel punto Futura lo prese per un gomito e con  fare fermo e deciso ma rispettoso lo fece sedere e nello stesso tempo gli accese  il computer, ricordandogli pazientemente tutti i più essenziali passaggi tecnici che il vecchio aveva già conosciuto in un’altra burrascosa lezione. Infine quando Futura gli chiese di indicare il nome da dare al file scrisse " non lo so".
Al vecchio si presentò allora la pagina bianca e integra, candita come un foglio normale . A quel punto l’inesauribile Futura, battendogli con una mano la spalla  disse :
" Scrivi quello che vuoi, sai come si fanno le correzioni, poi vai su "Salva", stando sempre bene attenta a ricordargli la tecnica. Infine gli fece vedere come si chiudeva.
" Io adesso vado in piscina. Divertiti". Uscì, sbattendo la porta con il solito vigore
e facendo tremare l’appartamento.


"SCOUT"


Lui rimase solo, frastornato ed inebetito, come in un deserto desolato. Alle sue indecisioni iniziali riguardanti l’incertezza del tempo e di come passare la  giornata ora si aggiungeva un nuovo dilemma, ancora più impegnativo: cosa scrivere?
Mai domanda per lui risultò cosi angosciante. Non gli era mai capitato di indugiare, di oscillare, insomma di non avere pronta una idea o di non saper indicare un percorso o una prospettiva. Dipendeva, forse, dalle complicate operazioni tecniche che doveva utilizzare?
In verità si trattò di qualche minuto che gli apparve lunghissimo e tormentato, ma a lui sembrarono quasi delle ere geologiche. Poi cominciò a cliccare sui tasti ed infine venne fuori  un termine solo apparentemente senza senso: "Scout". Una parola non italiana ma di origine inglese. Scout, ovvero ricercatore, scopritore. Questo termine inavvertitamente per il vecchio ebbe la funzione di un lampo che arriva all’improvviso, che genera luce e modifica in senso positivo l’umore e lo stato d’animo.
Di colpo ricordò che in  passato aveva veramente conosciuto una bambina alla quale era stato affibbiato questo appellativo a causa di alcune sue doti particolarmente speciali ed evocava allo stesso tempo sensazioni gradevoli e tanta gioia. Un nome che non era mai stato dimenticato e apparteneva non solo all’immaginario collettivo di famiglia ma del gruppo e  del quartiere. Infatti Scout, quando le famiglie andavano in comitiva nei dintorni a fare qualche scampagnata o giravano il mondo, era quella che prima fra tutti scendeva dalla macchina e perlustrava i
luoghi. Scrutava  tutti gli anfratti ed in più conosceva colori, percepiva odori, sentiva il frusciare delle ali degli uccelli. A volte preavvertiva addirittura l’arrivo di una mareggiata o di un temporale.
Quando, durante le vacanze, si arrivava in un campeggio tutti aspettavano le sue indicazioni per piazzare la tenda o la roulotte. Era, infatti, in grado, appena si arrivava in un  posto, di misurare l’umidità del terreno, il tempo dell’esposizione alla luce, le distanze dai servizi.
Sempre Scout, era quella che guidava tutte le ricognizioni attorno a luoghi vicini e lontani. Le sue coetanee la seguivano passo dopo passo, obbedienti alle sue indicazioni. Lei sempre avanti, con una fascia colorata attorno alla fronte e le scarpette di mocassino, lavorate con pelle di capra, ai piedi. Poi dopo di lei,  tutte le altre indietro in una lunga e variopinta fila indiana. Erano soggiogate dal suo fascino, dalla sua sicurezza e dal suo naturale istinto all’esplorazione. Nella  boscaglia fitta di alberi ed arbusti avvertiva i minimi movimenti, lo sgaiottolare di lepri o di altri roditori. Era sempre in grado di dare ordini e precise disposizioni: calabroni in arrivo, stendersi per terra e rallentare il respiro. Oppure: seduti per terra, non vi muovete e non disturbate il volteggio delle farfalle o delle libellule innamorate. Oppure ancora: osservate i petali dei fiori che si stanno schiudendo.
I suoi organi di senso erano fortemente sviluppati oltre a possedere  una forte capacità intuitiva. Non si accontentava di avere il sesto senso ma possedeva anche il settimo. Insomma era una vera e propria forza della natura.
Quello che più colpiva di lei era l’olfatto. Sentiva infatti gli odori a distanza. Dall’ odore del sudore, ad esempio  sapeva se si stava avvicinando un uomo o un animale.
Appena giunti nei campeggi o nelle aree di servizio, sapeva immediatamente se i locali erano in ordine e puliti.
Nelle marce di esplorazione, là dove i sentieri erano insidiati dalle  cacate di varia provenienza ma non visibili, lei già venti metri prima avvertiva il gruppo
" cacata di pecora in
vista", oppure di volpe o di cane . Ma era anche capace di essere ancora più specifica e di cogliere differenze: cacata stitica, oppure super cacata diarroica.
Il suo umore variava spesso: a volte ironica e sarcastica ma più spesso allegra e gioiosa. Sempre in queste circostanze, essendo alla guida del gruppo,  era capace di riprendere chi dietro di lei aveva trasgredito o non aveva ascoltato i suoi precisi avvertimenti. Allora arrivava la sua voce
"Vittoria ancora una volta hai smacinato". "Dolce forno invece di parlare guarda dove metti i piedi".
Dove trovava quella forza e quel vigore inesauribili? Nessuno riusciva a spiegarselo. O meglio forse solo la sorella che aveva il privilegio di condividerne le giornate e di poter osservare lo svolgimento degli avvenimenti e le reazioni conseguenti. La sorella, infatti, aveva percepito che  Scout possedeva  una grande concentrazione ma aveva notato anche un altro fenomeno: più rimaneva esposta al sole e maggiore era l’energia che accumulava. Il sole, questo astro dorato, non solo accarezzava la sua pelle, la riscaldava e la indorava rendendola piacente e vellutata,  ma le procurava un vigore ed un’attività fisica eccezionale ed inesauribile.
Era proprio per questo che durante l’estate avvenivano le prestazioni  più impegnative. Il nuoto costituiva un’attività fisica tutta particolare. L’assalto e la conquista di un canotto ed i tuffi, prima sulle spalle del padre, e poi da piattaforme sempre più alte, improponibili per una bambina  della sua età, costituivano imprese sorprendenti. Il superamento di tutte queste difficoltà rappresentavano la sua crescita.
Un giorno, mentre dalle spalle del padre stava facendo il solito tuffo con doppio salto mortale, non si accorse di come eccezionale fosse la sua concentrazione e di come altrettanto decisiva fosse l’ energia accumulata in quel periodo estivo. Infatti accadde un fatto nuovo e sconcertante.  Mentre stavano in vacanza lungo le sponde del lago Balaton, in Ungheria, il solito colpo di gambe non servì solo ad alzarsi notevolmente per un  tuffo ma fu il punto di partenza di un vero volo. Tutte le amiche e le persone che affollavano la spiaggia in quel momento alzarono la testa verso il cielo accompagnando l’evento con tanti oh, oh, di meraviglia ed incredulità. Scout, infatti, volava sempre più in alto alla velocità di un proiettile, sparendo rapidamente dall’orizzonte.
Tutti vennero assaliti da preoccupazione e tristezza, qualcuno piangeva, altri inconsolabili singhiozzavano. Cercavano di capire, di sapere perché e cosa fosse successo. Solo la sorella di tutta la faccenda non fu ne sorpresa, né tanto meno, fra una nuotata ed un’altra, si mostrò preoccupata. Si limitò a rincuorare i presenti dicendo con modi molto perentori e tranquillizzanti:
" Non preoccupatevi. Tornerà. Non so quanto ma tornerà, statevene sicuri".
Scout, intanto, dopo essersi anch’essa ripresa dalla sorpresa, volava sicura in cielo scivolando rapida fra le nuvole. Guardava interessata e frastornata  tutto ciò che dall’alto le appariva: visti da questa nuova visuale il lago, le strade, i villaggi, le pianure assumevano tutto un altro aspetto. Il lago Balaton si mostrava alla sua vista veramente vasto e con tante piccole interessanti cittadine situate sulle sue rive intervallate da vigneti rigogliosi. Proseguiva il suo viaggio senza trascurare di guardare nessun particolare paesaggistico. Volava soddisfatta e felice quando all’improvviso si trovò a sorvolare una grande città: era Budapest. Riconobbe subito Buda, la collina della Fortezza ed il Bastione dei Pescatori dove con le sue amichette l’anno prima aveva corso a perdifiato tra le scalinate, i camminamenti, le torri e dove in una sera fantastica aveva cenato con la famiglia, al lume di candela e accompagnati dal suono di violini tzigani, in un ristorante situato proprio nell’interno del Bastione.
Di Pest riconobbe immediatamente il Parlamento con le sue frastagliate forme, con i pinnacoli che visti dall’alto davano l’impressione di sorvolare una foresta di pietra. Osservava, sempre più catturata dalla meraviglia, enormi piazze, larghe strade, parchi che davano alla città un aspetto ancora più grandioso di quanto non si fosse resa conto visitandola.
Intanto le correnti d’aria dolcemente la trasportavano verso Nord e continuando a sorvolare il Danubio si trovò nell’ansa del fiume ove fu attratta dalle straordinarie bellezze naturali e dalle piccole località ricche di storia situate lungo il corso del fiume. Arrivata quasi ai confini con l’Austria, una corrente ascensionale la costrinse a virare verso l’Ungheria meridionale iniziando così a sorvolare una pianura senza confini che si estendeva a perdita d’occhio con campi di granturco e praterie sconfinate. Mentre proseguiva il suo viaggio soddisfatta e nello stesso tempo assorta in alcune considerazioni paesaggistiche, s’imbattè  in un numeroso gruppo  di cicogne. In verità furono queste ultime che vedendola in aria cercarono di scoprire il motivo di questo evento così raro. Le si affiancarono prima e poi le se misero intorno fino a farle da corona per scrutarla bene.
Erano delle cicogne che andavano a nidificare là dove il Danubio si immette nel Mar Nero. I giorni di volo e di arrivo erano ben conteggiati e programmati in tutti i particolari poichè nelle acque salmastre della riserva avrebbero dovuto depositare le uova nel plenilunio di agosto ed aspettare le nascite.
Scout si accorse subito che se la intendevano alla perfezione. Pensò in un primo momento che da un momento all’altro dovesse perdere l’energia e quindi  si appoggiò a queste nuove amiche.
Poi si rese conto che le sue energie si erano di gran lunga rafforzate, anche perché volavano sotto i raggi del sole e sopra le nuvole, quindi poteva immagazzinare  ancor  più nuovo vigore.
Cominciavano a parlarsi ed ad intendersi. Queste cicogne erano delle vere chiacchierone. Stava accadendo un nuovo prodigio: non solo le capiva ma riusciva anche a stabilire un contatto proficuo in quanto potevano interagire.
Erano cicogne veramente simpatiche ed allegre. Su ogni villaggio che superavano raccontavano sempre qualcosa, un episodio o altri fatterelli, essendo in grado di riportare la vita ed i pensieri dei terrestri.
" Qua sotto" diceva il capo storno" i genitori dicono ai loro bambini che i neonati vengono portati dalle cicogne".
"Quando passiamo noi è il periodo in cui avvengono le nascite per cui è facile credere a queste cose, anche perché bambini nascono durante il passaggio delle cicogne"
" In questo altro villaggio" prosegui la cicognessa reale "dicono un’altra cosa:
che i figli si trovano sotto il cavolo. Infatti le nascite avvengono durante le stagioni della raccolta del cavolo".
Le cicogne erano attente e capaci di ricordare per anni ed anni le cose più importanti che accadevano nei villaggi. Raccontavano di bambini dispettosi, descrivevano di maestre cattive e di persone furbe ed ingannatrici. Allo stesso tempo riportavano aneddoti che si ricollegavano sempre alla storia dei villaggi che mano mano sorvolavano.
Per Scout quello che stava facendo era un viaggio oltre che nuovo, fantastico e ricco di notizie. Stava conoscendo un altro mondo ed era per questo che si sentiva felice ed entusiasta. Nel momento più bello lungo l’ orizzonte terrestre, prima apparvero alte nuvole di fumo e poi videro del fuoco di grandi dimensioni. Lungo la pianura infatti, avanzava una grande massa di fuoco e di calore. Popolazioni intere stavano cercando di fronteggiare l’inevitabile disastro. Ma ogni sforzo sembrava inutile perché il fuoco avanzava alimentato dalla forza del vento. Era una vera disgrazia quella che stava per capitare a quei poveri contadini. C’era un reale pericolo che il lavoro dei campi, da poco raccolto e conservato per l’inverno in locali di legno e pieni di paglia, andasse tutto distrutto. In quella pianura  sterminata e isolata non esistevano caserme di vigili del fuoco, erano troppo lontani  per intervenire ed  aiutare.
Dopo un improvviso e veloce scambio di idee con  Scout, i volatili si allontanarono in un batter d’occhio, o meglio in un batter d’ala e si disposero a cerchio, formando una grande chilometrica circonferenza. Tutti insieme si misero a scuotere le ali, incominciarono a cercare nuvole, nuvolette, cirri, nembi, tutto ciò che si trovasse in cielo. Scout partecipava all’azione, indicando le nuvole da raccogliere e da spostare. Dopo un po’di tempo ne erano state  raccolte tantissime. Cominciarono allora a spingerle in basso, con forza ed energia fino a quando questa montagna di vapore a contatto con il calore del fuoco cominciò a sciogliersi. Dal basso tanti contadini, già  stanchi e delusi per non poter più fronteggiare il disastro, alzarono gli occhi in alto e videro, rinfrancati  e contenti, quello che stava accadendo: scendeva un grande quantità di pioggia, moltissima acqua, veramente salvifica e ristoratrice. Un evento speciale che fermò il fuoco. Tutto terminò in un batter d’occhio . L’incendio aveva provocato danni ma, a guardar bene, si trattava solo di stoppie e qualche albero. Le case e le masserie erano tutte in salvo. Gli anziani del villaggio immediatamente fecero il bilancio dei danni subiti e di quello che restava.
Quando la scrupolosa ricognizione terminò, tutti gli abitanti del villaggio riuniti in assemblea straordinaria riconobbero che senza l’aiuto delle cicogne non sarebbero mai riusciti a spegnere l’incendio e per dimostrare il loro ringraziamento decretarono all’unanimità che ogni anno per ricordare l’accaduto si sarebbe festeggiato il giorno dedicato alla cicogna, diventando questa la festa cittadina.
Nel frattempo il migliore scultore del circondario avrebbe cominciato a scolpire una cicogna di marmo da mettere come monumento al centro del paese.
Avrebbero loro intitolato anche il corso principale del villaggio. Sempre tutti affettuosamente riuniti decisero, su proposta della moglie del capo villaggio, che nelle feste più importanti non avrebbero più fatto le ciambelle rotonde ma a  forma di cicogna.
Intanto però i minuti trascorrevano veloci. C’erano le scadenze da rispettare, il tempo diventava tiranno e non voleva sentire ragioni. Con molto rammarico, allora, dovettero lasciare quel simpatico posto.
Le cicogne e Scout si rimisero in viaggio. In cielo erano tutti lieti e contenti per il grande contributo dato a quella comunità e immediatamente incominciarono a manifestare la  loro soddisfazione. Fu come al solito Scout a iniziare le danze, anzi i volteggi, intervenendo sulla formazione di volo. Cominciò a dire "ed ora in picchiata". "Ora in risalita" " Proviamo una virata "  "Ora una rondata ". Si trattava di variegate evoluzioni mai viste. Una manifestazione di creatività ed anche di rischio che nessuno aveva mai provato. Da terra tutti rivolgevano lo sguardo verso questo fenomeno così singolare e fantastico esprimendo soddisfazione e riconoscendo tanta bravura per tali eccezionali evoluzioni.
Mentre si divertivano con queste esibizioni, qualcuna preoccupata cominciò a dire che c’era il rischio di arrivare in ritardo alle foci del Danubio. Quello era un appuntamento che non si poteva mancare. L’allarme coinvolse tutto il gruppo e fu allora che Scout in un momento di eccezionale euforia propose che per accelerare il volo era necessaria la turbo scorreggia. Le cicogne non conoscevano questo accorgimento. Si trattava di una nuova tecnologia. Una volta appreso in che consisteva presero gusto al gioco ed appresero rapidamente. Incominciò allora una serie continua di scoppi prima lenti, impercettibili e scoordinati, poi sempre più potenti, rumorosi, fragorosi infine planetari. Il volo accelerò in maniera notevole. Ogni scorreggia faceva aumentare notevolmente la velocità. Quando tutti appresero la tecnica ed i colpi divennero rapidi  ed in sincronia, la velocità arrivò a superare il muro del suono con un assordante rumore e di colpo si trovarono vicino alla meta tanto ricercata.
Nel momento più bello quando tutte le cicogne oramai rassicurate si stavano godendo l’ultimo tratto di volo prima di arrivare a nidificare, dal basso improvviso arrivò uno sparo. Il capostormo immediatamente cominciò a perdere l’assetto di volo ed a cadere, perdendo completamente il controllo.
Da terra i soliti cacciatori di frodo,  persone ricche, provenienti da chi sa quale angolo di mondo, manifestavano il loro potere illimitato e la loro forza  non accettando le regole. Uomini senza cuore. Si trattava dei nuovi ricchi dell’Ucraina e della Bulgaria che a bordo delle loro potenti fuoristrada, avevano sparato su quei docili, inermi esseri viventi.
Intanto  il capo stormo precipitava sempre di più. Allora Scout con un colpo di schiena virò verso il basso, accelerò il volo e poco prima che il volatile si schiantasse  per terra riuscì a prenderlo fra le braccia e ed insieme atterrarono   dolcemente al suolo. Intanto anche le altre cicogne allarmate e frastornate si posavano in modo disordinato a terra.
Il capo stormo era stato colpito proprio là dove l’ala si inserisce sul torace, punto veramente nevralgico per poter volare.
La cicogna venne allungata sul terreno. Scout prese il suo temperino che era sempre solita portarsi dietro. Ripulì attentamente la parte colpita, eliminandola dalle le piume, ed incominciò ad incidere.
Era una rosa molto ampia ed i pallini da rimuovere erano tanti. Dopo ogni incisione, a turno, un becco di cicogna rimuoveva con decisione il piombo. Cosi per dieci volte.
La cicogna era veramente prostrata; seppur sfinita capiva quello che stava accadendo e che rischiava di non sopravvivere. Ma ogni volta che la mano di Scout la toccava sentiva un miglioramento. Con stupore si accorse che il contatto con la bambina favoriva e accelerava il ricupero delle energie  L’operazione terminò ma era ancora debole per volare. Il tempo intanto correva veloce. Tutti sapevano che bisognava arrivare prima del tramonto al posto convenuto. C’era il rischio che la razza si estinguesse senza la covata annuale. Questo non doveva accadere. Scout prese in braccio il pennuto e si alzò in volo, tutte le altre la seguirono. Muovendo energicamente le gambe come quando nuotava, riusciva a  scuotere l’aria e ad alzarsi in direzione di volo. Il ritmo anche se appesantito era ugualmente veloce ma, cosa importante, il capo stormo stava ricuperando pienamente le sue forze. Dopo qualche minuto arrivarono nella riserva naturale.
Un’ampia distesa paludosa, traboccante di acquitrini ma ancor di più di colori dovuti non solo alla rigogliosa vegetazione circostante, ma anche dalle piume variopinte di tanti volatili di passaggio, che ogni anno si radunavano in quei posti. Solo dall’alto era possibile rimirare completamente lo sfolgorio di colori e tale vivacità di vita. Lungo uno dei rami del fiume, infatti, si evidenziavano canali, laghi, canneti galleggianti, più di trecento specie di uccelli, oltre a mille varietà di piante, insomma ci si trovava di fronte ad un  vero Paradiso Terrestre.
Intanto si era sparsa la voce del prodigio. Aironi, cormorani, anatre e tanti volatili sconosciuti si mossero incontro al gruppo delle cicogne. Tutti a far corona a Scout, curiosi di vederla direttamente, per verificare se un essere umano potesse veramente volare. Era proprio cosi, Scout imperterrita ed instancabile portava sempre sulle sue braccia l’animale che oramai era in via di guarigione attraverso il contatto ed il passaggio di energia.
I tempi erano stati rispettati. Il sole stava tramontando ed i raggi venivano ancor più amplificati al cospetto dell’acqua. Attorno si avvertiva un sentimento di amicizia e di frenesia per sapere di più sulle cose capitate e di come fosse nata questa nuova amicizia.
Le cicogne immediatamente depositarono il loro uovo e tutte si misero alla cova. La luna piena splendeva in cielo, illuminando  ogni angolo, per chilometri e chilometri, della grande palude. A questo punto si verificò un’altro fenomeno sovrannaturale: i colori della luna diventarono chiari e luminosi come quelli del sole. Era come se fosse giorno e tra l’energia sprigionata dall’astro e da Scout, il tempo della cova fu molto accorciato. Alle prime luci dell’alba, infatti, tutti i gusci si schiusero contemporaneamente ed apparvero tantissimi piccoli pennuti, gia pronti e lieti di spiccare il volo.
E mentre  le cicogne mamme asciugavano per bene le piccole piume dei loro neonati, si accorsero con grande fierezza che ogni piccola cicogna aveva sul petto un piccolo neo nero. Era sicuramente l’omaggio ed il ringraziamento più bello e significativo che si potesse fare alla loro speciale amica Scout. Imprimendo un segno ai loro figli, là dove  anche l’intrepida ragazza aveva un bel neo nero, fu per lei il più bel dono che potesse ricevere.
Ma Scout  pur essendo lusingata da tale gratitudine e  da tanta ingenuità, sapeva che il suo mondo era un altro. Rapidamente,  forse per timore di  ripensarci troppo , si ritrovò sulla via del ritorno.  
Non rimase a festeggiare, né a ricevere altri onori. Abbracciando calorosamente solo alcune  fra le tante amiche  cicogne, si congedò da loro e con animo commosso preferì fare ritorno fra gli umani.
Ma prima però, volle fare una ultima significativa missione. Dall’alto riconobbe i grossi fuori strada appartenenti ai cacciatori di frodo che a quell’ ora del mattino ancora dormivano in un lussuoso albergo a sette stelle, sicuramente per smaltire una grossa ubriacatura fatta la notte precedente. Scout si abbassò notevolmente fino a toccare questi grandi macchinoni. Li fissò ben concentrata e poi lanciò un soffio, un leggero soffio, indirizzato verso le loro ruote  che di colpo simultaneamente  si afflosciarono. Nemmeno si rigirò per vedere il risultato, lieta di avere lasciato a piedi chi aveva attentato alla vita del capo storno e soddisfatta di aver compiuto una banale ritorsione.
In pochi minuti si trovò vicino alla sua tenda canadese nel campeggio ove aveva lasciato le sue amicizie. In quel momento la gran parte degli ospiti ancora dormiva, si avvertiva solo qualche rumore impercettibile, ma la sorella già stava facendo colazione. Accanto al cappuccino ed alla crostata aveva a fianco un libro già pronto per essere letto. Non si agitò molto nel vederla atterrare. Si limitò a chiederle:
"Ma dove sei stata? ".

" Più tardi te lo racconto" rispose Scout " ora sono stanca, ho bisogno di riposarmi. E’ stata proprio una giornata indimenticabile".  

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