LOFFREDI E DINTORNI

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Intervista n. 2

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RADIOGRAFIA DI UN COMUNE: INTERVISTA AD ANGELINO LOFFREDI, UN PROTAGONISTA DEL PASSATO, PER CAPIRE IL FUTURO.


D. Lei è stato sindaco di Ceccano dall’81’ all’85, ora è segretario del PdCI, autore di    "Radiografia di un comune", un opuscolo che confronta la Ceccano di ieri con   quella di oggi. Il suo lavoro è un lavoro abbastanza "statistico", con un capitolo   appunto "Conoscere gli amministratori": una lunga lista di nomi. Il suo libro è   dedicato a tutti quei ceccanesi che non riescono ad orientarsi , non riconoscendo   più gli Amministratori; in questa ignoranza, non vede forse già un fallimento della   politica anche nella mancata sollecitazione di un impegno civile dei  cittadini?
R.Io vedo una grave crisi della politica, che si manifesta sia con il disimpegno  di chi vuole  fare politica ma anche con il trascinamento negativo di chi vorrebbe impegnarsi in attivi-  tà nell’ambito civile.

D. Spostiamoci sui partiti, perché, secondo lei, il ruolo politico ma soprattutto socia  le, dei Partiti, è venuto a mancare?

R.Perché hanno rinunciato al compito specifico assegnato dalla Costituzione, quello di   essere i  rappresentanti diretti degli interessi dei cittadini. Non vogliono svolgere fino   in fondo questo compito-dovere. Ci sono moltissime motivazioni: a cominciare dalla ri-  nuncia ad essere partiti di massa.

D. …Interclassisti…                                       

R.No, di più, essere "partito di massa " significava e significherebbe, per ogni partito, do-  ver cercare di raccogliere nel proprio seno la più ampia parte dei cittadini, non solo   dal   punto di vista dei tes  serati, ma anche dal punto di vista della vicinanza, della   quotidianità dell’impegno oltre che nella elaborazione del programma e della politica   culturale. Partito di massa significa discutere, impegnarsi e selezionare il  proprio   gruppo dirigente. Nel dopoguerra i Partiti erano completamente diversi, erano antagoni-  sti, però tutti avevano questa vocazione: avviare alla politica attiva il più grande numero   di cittadini possibile. Vedo questa scomparsa come un arretramento   della   democra-  zia, anzi una minaccia per le libertà conquistate. L’auspicio che faccio è quello di partire   da questo minimo comune denominatore.
D. Lei però dice che la forma partito è in crisi essa stessa. E’ difficile dare una ri-  sposta al la domanda "Quale sarà la prossima forma per fare politica?" Ma   non   crede che sia l’ora di un ritorno al passato?
R
. Non si può ritornare al passato. La nostalgia sarebbe una debolezza  Il partito deve es-  sere un punto d’incontro, non va avanti solamente perché ha sezioni, circoli o club. Deve essere anche un   punto di elaborazione programmatica da aggiornare periodicamente. Poi ci sono gli strumenti   dell’agire politico. Oggi bisogna coniugare gli strumenti del passato che ancora possono essere rite  nuti utili, quali le assemblee, il volantinaggio ed il rapporto diretto con i cittadini e gli strumenti nuovi, che sono indubbiamente la televisione, la stampa, le grandi vie informatiche anche se, molto spesso, ci si rimette solo alla stampa ed alla televisione. Questi ultimi debbono essere strumenti e   non possono essere il contenuto. Quando parlo di contenuto mi riferisco alla necessità di individuare quali sono i ceti, i settori, vorrei dire le classi di riferimento ed i conseguenti interventi da chiedere.


D. Spostandoci sull’ambito più storico della Storia di Ceccano, il quadro che emerge   dal suo opuscolo è un quadro fatto anche di affetto verso una politica del passa-  to più lontano. Qual è la figura politica a Ceccano che l’ha più affascinata?
R.
Io non sono uno che insegue Santi e santini., non vado alla ricerca del Mito. Ritengo sia   doveroso riconoscere ad una serie di persone quello che hanno fatto per Ceccano,   e mi   riferisco prima di tutto ai Sindaci, appartenenti a diversi partiti che non sono ricordati   nemmeno con il nome di una strada. Ci sono state persone che hanno dedicato la   loro   vita e la loro esistenza per far crescere   questo paese. Ho dedicato il libro a Vincenzo   Bovieri (il primo sindaco di Ceccano nel dopo  guerra), nei confronti del quale nutro   stima e riconoscenza per quello che ha fatto , per l’esempio di   onestà che ha assicurato   a questo paese, ma sarebbe ingeneroso dimenticare coloro che hanno dedicato il tem-  po quotidiano per migliorare  Ceccano.

D. Non si improvvisa la politica…
R.
No, non si improvvisava…

D. Lei accenna  nel suo libro ad un personaggio importante della storia di Ceccano,   Francesco Battista, che per 41 anni (dal 1952 al 93) ha partecipato all’attività co-  munale. Parla anche di consiglieri comunali molto preparati in una Ceccano che   era "l’Università della politica", insomma vedo venir fuori   tanta stima per tutti.   Era una città che sembra essere molto distante dalla Ceccano di oggi. Come mai   si è finiti così?
R.
Le cause sono molteplici: internazionali, nazionali, non nascono dentro Ceccano perché    la circolazione delle idee, l’affermazione dei costumi sono qualcosa di dirompente,   non   c’è un’autarchia che   possa proteggerci da questo terremoto proveniente dall’esterno.   Pensiamo all’affermazione   dell’individualismo, del successo a scapito del valore della  solidarietà. La vicenda di Tangentopoli   è una vicenda triste, dolorosa. Non è stata   una invenzione o un complotto della Magistratura. Poteva essere una occasione per   correggere  e intervenire, per ricuperare ed affermare  uno spirito pubblico, di serie  tà..   I partiti non hanno avuto la capacità di avviare una fase autocritica, perché   quello po-  teva essere il momento di cambiare.
D. Tornando al particolare dall’universale: nella sua analisi sono convinto che si sa-  rà fatto qualche domanda sui ceccanesi, quali sono i pregi ed i difetti dei cecca-  nesi?
R. Non mi piacciono le generalizzazioni, i ceccanesi sono stati negli anni 60 e 70’ quelli   che hanno portato le assemblee nelle scuole della Provincia di Frosinone, i ceccanesi   sono stati quelli che   hanno portato il sindacato nelle fabbriche, gli edili  ceccanesi sono   stai quelli che hanno costruito le case a Roma, coloro che partecipavano alle grandi lot-  te sindacali, pendolari che viaggiavano su treni scomodi (un eufemismo) ma che ave-  vano il pregio di ritornare a casa leggendo sui treni il giornale   Paese Sera che permet-  teva loro di acquisire un forte spirito critico. Questo posso dire dei ceccanesi. Certo ora   la situazione non è più la stessa.

D. Un ultima domanda allora : Come vede il futuro di Ceccano?

R. Io non lo vedo  bene. Se si riferisce alle vicende dell’amministrazione comunale la si  tuazione si aggroviglia sempre di più. I gruppi consiliari perdono di coesione . Ma   an-  cora di più mi preoccupa  la "disgregazione interpersonale", la  litigiosità fra i cittadini   che aumenta, le avversioni, l’irrazionalità   che c’è. Penso con preoccupazione non   al   fatto che i ragazzi si divertano ma che si divertano male, che alla fine del divertimento ci   sia più infelicità di prima. Tutto questo si colloca in un contesto nato dalla crescita delle   disuguaglianze e dalla mancanza di prospettiva per le giovani   generazioni.


          Intervistato da Giovanni Proietta 10 maggio 2009





 
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