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L’inquinamento, il Vescovo e giornalismo di inchiesta

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L’INQUINAMENTO, IL VESCOVO E GIORNALISMO DI INCHIESTA

Il Convegno tenuto a Frosinone sabato 5 ottobre promosso dalla Diocesi di Frosinone e da altre organizzazioni cattoliche sebbene sia già stato ben riportato da Valentino Bettinelli sul sito unoetre.it, merita di essere ripreso proprio per sviluppare ulteriori elaborazioni poste dalle relazioni ascoltate. Con molta soddisfazione mi sento di scrivere di aver partecipato ad un incontro necessario, che mantiene aperta l’attenzione su un tema epocale e attorno al quale sono necessari approfondimenti, puntualizzazioni e apporti. Confesso che mi ha favorevolmente colpito la notevole presenza giovanile; gran parte dei presenti  con carta e penna li ho visti  prendere appunti e mantenere una generale attenzione  per circa tre ore di impegnative relazioni. Abbiamo ascoltato interventi profondi che hanno spaziato a largo raggio ma quello che ha colpito e diffusamente riportato dalla stampa è stato quello del Vescovo Ambrogio Spreafico (nella foto): senza fronzoli, privo di ipocrita diplomazia, diretto, coraggiosamente autocritico ma anche di impegno progettuale.  Riporta infatti Valentino Bettinelli:
"Il dramma della Valle del Sacco è frutto di più di cinquant'anni di silenzi. Il processo di bonifica va affrontato con una visione a lungo termine, altrimenti sarà l’ennesimo intervento palliativo e non concreto. Mi impegnerò personalmente a vigilare sui 53 milioni che saranno impegnati per l’avvio delle bonifiche dei siti previsti dall’Accordo di Programma di marzo". Un occhio anche all’interno della sua stessa Diocesi; "Grazie alla cooperativa Diaconia abbiamo trovato le prime risposte ai problemi ambientali: verranno infatti costruite due nuove chiese con criteri di ecosostenibilità, e gli edifici principali della nostra Diocesi saranno dotati di pannelli solari e di sistemi di recupero delle acque piovane".
Scrivevo di un intervento autocritico perché il Vescovo ha riconosciuto che da parte dei cattolici esiste un ritardo nell’affrontare il tema ambientale mentre le chiese evangeliche e quella ortodossa da tempo ne sono impegnate. Mi è parso molto dirompente, anche per il tono (quasi arrabbiato) quel riferimento al controllo della spesa dei 53 milioni  previsti per la bonifica dei siti inquinanti esistenti nella provincia di Frosinone (Ceprano, Ceccano, Frosinone, Ferentino Guarcino e Anagni). " Siamo nella Valle del Sacco " ha detto " io adesso controllerò che fine faranno i fondi stanziati dal governo Conte 1 anche perché come accade in questi casi ci saranno consulenti, progettazione per cui è il momento di vedere dove vanno i fondi "Un impegno che va sostenuto sia perché sono passati sei mesi dalla fase della prevista "caratterizzazione" e sia perché  dai Comuni interessati e dalla Regione non arrivano segnali. Da quel 6 marzo, quando venne firmato nella Prefettura di Frosinone l’accordo di programma fra il Ministro Costa e il Presidente Zingaretti, tutto senza motivo tace. In questi sei mesi, insomma, non abbiamo visto momenti di informazione né di partecipazione. Tutto si svolge in gran segreto, al  di fuori di ogni rapporto con altri soggetti a cominciare dalle Associazioni ambientaliste. Non si conoscono le dinamiche del lavoro quando bisogna evitare che con i soldi pubblici si trasformi in una speculazione privata dei suoli e nemmeno conosciamo come verranno effettuate le assunzioni. Per esempio se per quest’ultime verranno applicate le Politiche attive, spesso promesse e penso agli operai, con specifiche qualificazioni,  animatori di Vertenza Frusinate.
Mi permetto inoltre di ricordare che la catastrofe Valle del Sacco ha una priorità: l’inquinamento del fiume Sacco o se si preferisce il suo avvelenamento,  che diventa avvelenamento anche dei terreni lungo le sponde. Esistono dirette responsabilità, spesso dimenticate: quelle degli imprenditori e volutamente parlo di una categoria e non di singole persone, perché abbiamo a che fare con un ceto omertoso e corresponsabile che non ha il coraggio di mettere fuori dalla propria organizzazione gli avvelenatori e che si rifiuta di lanciare o condividere l’allarme sempre più diffuso.
Il Vescovo ha annunciato che due chiese della Diocesi verranno costruite con criteri di eco sostenibilità e gli edifici principali verranno dotati di pannelli solari e di sistemi di ricupero di acque piovane. Nel momento in cui esprimo il mio sostegno a tale prospettiva nello stesso tempo intendo riprendere l’invito stesso fatto dal Vescovo: non accontentarci di scelte singole o settoriali che rischiano di essere solo dei palliativi ma di ad avere una visione complessiva, ha accennato addirittura ad un sogno. Ecco dunque la necessità di avere un’azione collettiva per costruire un vasto movimento che riesca ad incidere sulle scelte pubbliche e le tecnologie da usare. E’ necessario dunque unire le lotte ambientali a quelle della difesa del patrimonio artistico, dell’istruzione e della ricerca scientifica. Nello stesso tempo con grande preoccupazione riporto, a proposito di comunicazione, che qualcuno ci ha ricordato che purtroppo non esiste più come sarebbe necessario il giornalismo d’inchiesta ma quello ….a richiesta. Preciso che non è stata una battuta ma la messa in evidenza che le campagne pubblicitarie di piccoli e grandi colossi imprenditoriali riescono a oscurare o sterilizzare valide iniziative e  molto spesso a fare opera di distrazione di massa.
Angelino Loffredi

7 ottobre 2019
 


 
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