LOFFREDI E DINTORNI

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Intervista n. 1

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INTERVISTA AD ANGELINO LOFFREDI  Rilasciata a Domenico Ciotoli


1) D: Lei nasce nel periodo storico in cui l’Italia è colpita dal secondo conflitto mondiale. Cosa ricorda dell’infanzia trascorsa nel 2° dopoguerra?
R: Le strade bianche e non asfaltate. I muri delle case perforati dai mitragliamenti. Le lunghe file di bambini che per mangiare un pasto caldo si accalcavano presso la ex palestra comunale, (ove adesso c’è l’Auditorium della Biblioteca ) diventata refettorio. I manifesti colorati dei partiti che coprivano molto spesso le rovine procurate dalla guerra.

2) D: Negli anni universitari lei era già in piena attività politica. Cosa l’ha spinta ad intraprendere questa attività?
R: Fra la fine del 1967 e per tutto il 1968 avvengono fatti  importanti  che toccarono la mia sensibilità. Velocemente li indico: L’impatto  per  l’uccisione di Guevara in Bolivia, nell’ottobre del 1967. L’offensiva dei viet cong e l’occupazione dell’Ambasciata americana a Saigon nel gennaio del 68. Nella primavera i movimenti studenteschi. Il successo elettorale del PCI alle elezioni di maggio. Dubcek ,la primavera di Praga, la condanna del PCI verso l’occupazione militare del Patto di Varsavia. Il massacro degli universitari , prima delle Olimpiadi a Città del Messico nell’ottobre del 1968. Questo è il contesto politico entro il quale matura l’idea di passare dal voto, dalla simpatia sempre esternata alla militanza organizzata. Nel dicembre del 1968, infatti, entro a far parte del Direttivo della Sezione PCI di Ceccano.

3) D: Dopo una carriera onorevole in campo politico riesce a diventare Sindaco della sua città: cosa ha significato questo ruolo per lei? Quali oneri? Quali onori e quali errori?
R: Ho fatto il Sindaco dal 1981 al 1985. Tale incarico ha significato stress perché insegnavo e stavo al Comune, allora infatti non esisteva l’aspettativa pagata, e tante rinunce per il tempo libero ma anche scelte condivise ed eccezionali soddisfazioni. Vivevo per coniugare il dire al fare, per rendere concrete le speranze che poggiavano sulla mia persona da parte di migliaia di cittadini.. Furono gli anni dell’avvio e della realizzazione della metanizzazione e di cui il comune ne aveva il controllo, dell’estensione e del rifornimento idrico. Da questo punto di vista, Ceccano era autosufficiente. Realizzazione del quartiere Di Vittorio, parcheggi di Piazzale Europa e della Pretura, Biblioteca comunale, complesso Bandistico, servizi sociali, estensione delle strade asfaltate nelle campagne. Tutto questo avveniva in un contesto di ristrettezze economiche per i Comuni.

4) D: Lei è stato eletto nelle file del P.C.I. ed attualmente ricopre la carica di segretario del P.d.C.I. La caduta del muro di Berlino ha provocato frazionamenti in seno al partito comunista italiano. Secondo lei ciò ha mutato anche l’ideale comunista? Cosa è cambiato di tale ideale dagli ’80 a oggi?
R: La crisi del PCI veniva da lontano e la caduta del muro l’ha accelerata. Da dieci anni, le idee di Napolitano, Ingrao, Cossutta erano già in conflitto e si differenziavano da quelle dello stesso  Berlinguer. Tra l’ottantanove ed il novantuno, scomparso il Segretario, queste differenze si radicalizzano e diventano dirompenti.      Non esiste la crisi del marxismo ma quella dei marxisti. Non   va mai allentata l’analisi critica sul mondo che cambia nella sua struttura e nella sua estensione, nell’innovazione tecnologica ma anche nella distribuzione del reddito. Il capitalismo o il libero mercato ha sconfitto l’esperienza del “socialismo reale”, e per questo non esistono attenuanti o giustificazioni, perché se l’uguaglianza non si coniuga con la libertà non può esserci socialismo. Il capitalismo ha vinto ma non ha risolto i problemi del mondo, anzi li sta aggravando. Ingenti risorse in Italia e nel mondo stanno passando dai redditi da lavoro ai profitti, alle rendite finanziarie, ai poteri criminali. Anche se hanno cercato di mimetizzarla la lotta di classe è stata attiva e feroce e ad uscirne vincitori sono state le classi più ricche. L’obbiettivo di cambiare lo stato delle cose esistenti rimane non solo come speranza o ideale ma come necessità per evitare che il conflitto, in Italia e nel mondo, diventi ingovernabile e per salvare il pianeta dalla distruzione cui lo stanno portando i fautori del libero mercato.

5) D: Nelle ultime elezioni amministrative il suo partito ha ottenuto un consenso elevato rispetto alla media nazionale. Cosa ha determinato questo successo?
R: Aver evitato posizioni estremistiche e velleitarie. Abbiamo messo al centro proposte e cultura di governo. I cittadini hanno visto nel partito una squadra unita di cui poteva fidarsi.

6) D: Malgrado gli esiti positivi, il partito ha vissuto momenti di crisi, quali lo scioglimento della segreteria e il cambiamento dell’assessore. Quanto il gruppo del P.d.C.I. ha influenzato questi cambiamenti?
R: Un partito esigente e che cresce  è naturale che dai propri amministratori e dirigenti pretenda risultati. Se questi non arrivano è inevitabile che prima o dopo si apra un conflitto o una crisi.

7) D: Una vita ancorata ad un ideale, a lottare in gruppo in difesa dei diritti umani. Quanto il dibattito e l’azione politica l’hanno allontanata dagli affetti familiari? Quanti rimpianti e sensi di colpa?
R: Grazie a mia moglie sono riuscito a mantenere un rapporto positivo con la famiglia. La sua sensibilità e la sua intelligenza mi hanno permesso di vivere in un ambiente sereno e comprensivo. E’ stata lei a portare il peso materiale per la gestione della casa e per l’educazione delle figlie, a mantenere i rapporti con i miei ed i suoi parenti e con l’insieme delle nostre estese amicizie. Per questo avverto pochi rimpianti ma solo gratitudine e riconoscenza nei suoi confronti.

8) D: Ancora oggi lei scende nei quartieri della propria città per fare propaganda politica. Dove trova la forza di continuare a credere in un sano ideale nonostante il fallimento del Governo Prodi?
R: Gli ideali, la lotta contro le ingiustizie e per un futuro migliore non possono essere consegnate nelle mani di qualcuno, ne messe in discussioni da fallimenti. I fallimenti vanno esaminati e corretti. Gli ideali rimangono e sopravvivono a tutto. Mantengono aperta una speranza anche di fronte a sconfitte ed a difficoltà politiche e personali.

Intervista di Ciotoli Domenico 11 aprile 2008


 
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