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A 70 anni dal bombardamento di S. Maria a Fiume

ARTICOLI > Articoli sulla guerra

  Ventitre anni fa nel  libro " Ceccano ricorda ", edito dal comune di Ceccano, nel riportare le  testimonianze ricevute da Don Antonio Piroli e dal maestro Aldo Peruzzi sulla distruzione della chiesa di S. Maria, scrivevo:  " Poco dopo le ore 14 i cittadini  di Ceccano, usciti fuori dalle case per godersi un tiepido sole vedono dodici aerei con una doppia coda provenienti dal cielo dell' Arnara, sopra Colle Antico; virano verso nord per disporsi lungo il corso del fiume e scaricano bombe  a grappolo. C'è una sola ondata.È un attimo: il bersaglio è mancato.  La squadriglia si rivolge verso sud ma all'altezza della Madonna del Piano un aereo viene colpito dalla contraerea tedesca e cade abbattuto. Il ponte fortunatamente  è salvo, ma il bombardamento  ha distrutto alcuni fabbricati nella parte superiore del paese di proprietà Marini, Misserville, Santodonato, Apruzzese e Peruzzi posti uno di fianco all'altro  dalla Piazza a via Solferino.Anche il monumentale  Santuario di S. Maria a Fiume è stato ridotto in un cumulo di rovine. La statua della Vergine, imballata a suo tempo per essere trasportata e conservata a Roma, viene trovata illesa con le vesti bruciate e senza l'involucro protettivo ".


A tanti anni di distanza è possibile fare delle correzioni, eliminare alcune imprecisioni e in particolar modo aprire una nuova finestra informativa. Nello stesso tempo,fra poco, solleverò anche qualche dubbio e spingerò affinché, utilizzando nuovi strumenti di ricerca, l’approfondimento continui.
Oggi è possibile precisare meglio alcune notizie   grazie al notevole contributo ricevuto dagli studenti del Liceo scientifico e linguistico di Ceccano e dai loro professori Pietro Alviti e Gian Luca Coluzzi. Gli stessi mi hanno suggerito di accedere ad alcuni siti americani per leggere direttamente  veri e propri diari di guerra. Inoltre mi sono avvalso di informazioni riguardanti le armi di guerra messemi a disposizione dall’amico Francesco Giglietti.
Leggendo tali cronache è possibile sapere che l’operazione del 26 gennaio non fu compiuta da 12 aerei ma da otto. E che gli aerei non avevano la doppia coda cosi come precedentemente avevo riportato ma erano A36, cacciabombardieri.

Per la precisione era la squdriglia 525 del gruppo cacciabombardieri n 86. Questo reparto aveva  base a Pomigliano D’Arco, in provinca di Napoli. Tale base era in attività dal dicembre del 1943. La squadriglia che colpisce  una parte del territorio di Ceccano risulta essere al comando del Tenente Dolny. Risparmio a tutti la descrizione dell’ armamamento degli aerei, il numero dei cannoncini e delle mitragliatri e altri ordigni. Mi limito a riportare che ogni aereo trasportava due bombe di 225 kg poste sotto le ali.  
Quel giorno, in quel tragico 26 gennaio, il diario riporta che  ci fu una una sola missione. L’obbiettivo era il ponte sul fiume Sacco.


 Perché il ponte? Tutti i ponti durante le guerre sono sempre un obbiettivo ma quello di Ceccano proprio in quei giorni svolgeva un funzione particolare. Il 22 gennaio 1944, infatti, gli alleati sbarcano ad Anzio. Potrebbero arrivare in breve tempo a Roma perché la città non è difesa dai tedeschi. Il generale americano Lucas, per motivi mai conosciuti, non avanza anzi si ferma dando la possibilità ai tedeschi di spostare truppe per difendere quel nuovo fronte. Le prime ad intervenire sono quelle provenienti dal fronte di Cassino, anche perché sono le più vicine. Il percorso più rapido per arrivare al mare è quello lungo la strada Casilina, quindi una deviazione lungo la strada Marano, per  transitare sul ponte sul Sacco. Il passaggio avveniva di notte. Da testimonianze raccolte risulta anche che prima delle luci dell’alba si assisteva ad un fenomeno inverso: truppe che attraverso Ceccano ritornavano a Cassino.
Gli aerei che bombardano Ceccano volavano a 590 km l’ora. In  poco meno di venti minuti arrivano sopra il nostro cielo. Dopo aver girato in direzione sud vanno a disporsi  lungo il corso del fiume Sacco. Salgono fino a 3000 metri , quindi scendono in picchiata a oltre 700 chilometri l’ora. A 600 metri dall’obiettivo sganciano le 16 bombe, e poi si rialzano. L’obiettivo fallisce, il ponte rimane integro non scalfito. Dove vanno a finire le bombe?
Ho provato, sulla base dei danni ricevuti, a ricostruire il loro percorso.
Nella zona superiore di Ceccano è probabile ne arrivino due.  Una sicuramente arriva sul  palazzo Marini, di tre piani situato in via Solferino,dove oggi opera una comunità alloggio. Ricordo di averlo visto nella mia infanzia, negli anni del dopo guerra, quando con altri coetanei, incuranti del pericolo di crolli entravamo per  andare  a nasconderci, fare qualche gioco, o per altre urgenti necessità e quindi vedevamo dall’interno lo stesso completamente sventrato con solo alcune mura parzialmente in piedi.  Ricordo in particolar modo la voragine, sempre dentro il palazzo, al di sotto del piano strada.


La proprietà Apruzzese, di due piani  posta fra il Monumento ai caduti e la proprietà Misserville, non l’ho mai vista. Ovvero solo nelle fotografie anteguerra perché venne completamente distrutta. Ricordo inoltre che vennero notevolmente danneggiate la proprietà Misserville, Santodonato e Peruzzi.
Quante furono le bombe che colpirono il Santuario? Finora nessuno ha potuto quantificarle. Proviamo a farlo per deduzione.  
Dobbiamo mettere nel conto che il saponificio Annunziata è anch’esso bombardato. E’ notevolmente danneggiata l’area circostante la ciminiera. A tale proposito esistono eloquenti fotografie. Nel diario di guerra si parla di 3 ordigni  che colpiscono la strada e altri, non quantificati, che cadono nel vuoto, si prevede che almeno sei o sette bombe colpiscano il Santuario, forse due tonnellate di esplosivo. La misura del disastro è offerta dalle fotografie che mostrano una distruzione totale: la perdita di un eccezionale patrimonio artistico, culturale, educativo e religioso..
La nota nel diario di guerra sul sito americano non riportando l’abbattimento del ponte non è grado di registrarlo, laconicamente si limita a riportare " Una osservazione più precisa non è stata possibile a causa della polvere e del fumo sollevatasi nell’area del bersaglio."  Significativo quel riferimento alla quantità di polvere. Per noi ceccanesi è facile immediatamente pensare alla pietra di Santa Maria.

  
Questo è quanto sono riuscito a trovare. Per adesso. Ci è stato chiesto di intervenire per non più di 15 minuti, pertanto mi fermo.
Voglio ancora precisare che nel diario di guerra americano, inoltre, non viene mai indicata l’ora di partenza e di ritorno delle operazioni e non sono riportati i danni subiti durante i combattimenti. Infine, da quello che sono riuscito a leggere, sempre nei siti di guerra americani, il totale delle  incursioni aeree su Ceccano risulta essere di otto, mentre quelle che conosciamo, quelle veramente subite dalla popolazione   sono trentadue. Tante, infatti sono quelle per le quali la nostra città ha ricevuto la medaglia d’argento  al valore civile. Non ho intenzione di aprire una disputa numerica  che chiudo immediatamente limitandomi a dire solamente che i nostri morti vengono colpiti anche in giorni che non  sono riportati dal giornale di guerra.
Sono convinto che queste notizie solleciteranno tante curiosità e impegneranno altri ricercatori. Se oggi possiamo attingere notizie da alcuni siti americani, dobbiamo pensare  che possiamo riceverle da siti inglesi, francesi o tedeschi, siti  che non conosciamo ma che dovrebbero esistere. Mi  auguro che cittadini appassionati di eventi storici, ricercatori veri e propri, oppure i ragazzi del Liceo di Ceccano possano al più presto ampliare tale  ricerca arricchendola di ulteriori notizie in modo tale da eliminare dubbi  che ancora rimangono ed avere cosi risposte più vicine ai fatti realmente accaduti...


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