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Intervento 4 novembre

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INTERVENTO 4 NOVEMBRE


 Oggi 4 novembre, si celebra la giornata dell’unità nazionale e delle forze armate.
Le motivazioni di allora, all’indomani  della fine della prima guerra mondiale, furono essenzialmente quelle di celebrare la vittoria sull’ultimo straniero in terra italiana, ovvero sull’impero austro-ungarico e rendere omaggio al valore e all’abnegazione delle migliaia di soldati morti e feriti sul fronte di guerra.
Ma la storia dell’Unità d’Italia, la nostra storia, inizia con il Risorgimento, con le guerre d’indipendenza, quando l’Italia si presentava frantumata e divisa in tanti piccoli stati.
Nel 1800 si  affermarono nuovi ideali patriottici che determinarono l’idea di unità nazionale e che per la cui realizzazione l’Italia pagò con migliaia di morti: giovani, studenti, intellettuali, gente semplice che credeva fermamente nei valori risorgimentali.
Insomma il processo di unificazione è stato molto lungo, ci sono voluti molti anni durante i quali, a fasi alterne, si sono riconquistati i territori italiani fino ad allora occupati dallo straniero.
Ma la difesa dell’Unità Nazionale si è riproposta anche durante la 2° guerra mondiale con  la Resistenza, intesa come secondo Risorgimento, quando l’Italia dovette difendere il proprio territorio dall’occupazione tedesca.
Una guerra questa che si rivelò disastrosa perché coinvolse non solo i militari ma l’intera popolazione civile.
Nel pensare ai milioni di morti causati dalle guerre, mi corre l’obbligo di ricordare il contributo che Giuliano di Roma ha dato in termini di vittime.
Nella 1° guerra mondiale 36 sono stati i caduti, per lo più giovanissimi che per la prima volta lasciavano il paese per avventurarsi sulle aspre vette dolomitiche,  sul Carso e sul Piave, dove le sofferenze, i patimenti, i dolori risultarono indescrivibili.
Le vittime militari del 2° conflitto sono state 20 e la loro fine non è stata meno atroce delle precedenti. Alcuni, morti in combattimento, altri rimasti congelati tra le steppe Russe, altri ancora dichiarati dispersi.
Come non ricordare la figura di una madre, Lisandrina Masocco, che dignitosamente si è portato racchiuso dentro per tutta la  vita un profondo dolore, pensando alla sorte capitata ai suoi 2 giovani figli dati per dispersi. E quando, dopo anni e anni di ricerche e vane attese si è vista recapitare i resti in una piccola cassetta, non credo si sia sentita finalmente riappacificata con la vita.
Le crude e commoventi testimonianze che i superstiti giulianesi hanno rilasciato e che abbiamo potuto conoscere grazie a un bellissimo video realizzato da Cesare Anticoli e altri ragazzi di Giuliano  di Roma in collaborazione con la Pro loco, stanno a dimostrare le indicibili sofferenze che la nostra comunità ha vissuto.
Alle vittime militari vanno aggiunte anche quelle civili:
ricordiamo l’intera famiglia Felici che con il bombardamento del 23 maggio del 1944 rimase sotto le macerie della propria casa;
ricordiamo coloro che trovarono la morte mentre cercavano un sicuro rifugio;
e ricordiamo quei ragazzi morti o mutilati per lo scoppio di ordigni bellici lasciati incustoditi.
Infine i feriti,  le persone che hanno subito patimenti e soprusi, le violenze sulle donne,  tutto questo e altro ancora  ha contribuito all’unificazione nazionale.
Unità nazionale quindi, non significa solo creazione di uno Stato nazionale inteso come entità astratta, ma una coralità di sentimenti, di valori, di sofferenze ma anche di soddisfazioni.
Il senso del dovere, la capacità di affrontare le difficoltà che di volta in volta si presentano non è detto che si debbano manifestare solo in presenza di una guerra, ma si esternano anche in tempo di pace quando la situazione sembra tranquilla ma i pericoli sono sempre in agguato.
E a questo proposito cito ancora due persone giulianesi verso le quali manteniamo vivo un profondo affetto onorando la loro memoria:
- Armando Fabi trucidato in Congo, a Kindu durante una missione di pace ;
e Giuseppe Paglieimorto a Patrica a difesa dell’istituzione, a fianco del magistrato Fedele Calvosa.
Persone a me molto care: la 1° perché legata da vincolo di parentela; la 2° come non ricordarlo in terza media sorridente, buono, disponibile qui, in questo locale (oggi completamente trasformato), seduto nello stesso banco con mio fratello Antonio?
Questi gli uomini giulianesi che con onore hanno perso la vita per contribuire a fare dell’Italia una nazione unita e forte.
Tocca a noi mantenerla libera e democratica perché prima di tutto lo dobbiamo al loro sacrificio.
E non dobbiamo dimenticare il lungo cammino intrapreso dagli italiani per arrivare infine ad essere uno Stato unitario, perché solo ricordando la nostra storia saremo in grado di capire e solidarizzare con quei popoli che ancora oggi si battono per la loro autonomia e unità.
Oggi il mio pensiero è rivolto al popolo Kurdo che lotta strenuamente per questi valori. A Kobane,  piccola città curda in territorio siriano, una donna a capo dell’esercito cerca disperatamente di combattere un nemico comune: il terrorismo internazionale.
I curdi sono divisi e dispersi così come lo siamo stati noi e se ieri l’Italia ha raggiunto la propria unità nazionale, per lo stesso motivo dovremmo augurarci che anche questo popolo possa essere unito in un unico Stato.
Ma è tempo che il testimone passi a voi giovani con l’augurio che approfondiate la storia per essere  protagonisti responsabili del vostro futuro.
Ricordare il 4 novembre infine, non significa esaltare la guerra ma deve essere occasione per riflettere che le guerre portano solo distruzione fisica e morale e non approdano alla pace.
No alla guerra!
 
Lucia Fabi


 
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