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Intervento per il 70° del passaggio della guerra a Giuliano di Roma
Oggi, a 70 anni dal conflitto mondiale , ricordiamo come gli abitanti di questo paese hanno vissuto sulla loro pelle il periodo della guerra e ciò che essa ha provocato in distruzioni, vittime, violenze e fame.
Il 6 novembre 1943 oltre 200 soldati Tedeschi della divisione Hermann Goering arrivano a Giuliano e occupano il Municipio, la caserma dei Carabinieri e le aule dell’asilo.
La popolazione è terrorizzata e si rifugia nelle campagne, ma ritornerà in paese perché l’inverno è alle porte e le casupole o i pagliai dove sono alloggiati non garantiscono una sistemazione confortevole.
Il 9 novembre di notte arrivano altri soldati che sfondano la porta del Santuario della Madonna della Speranza e prendono alloggio al primo piano, mentre negli scantinati ricoverano i cavalli.
Ma i tedeschi occupano anche diverse case private riservandosi, a volte, una sola stanza.
Nei mesi, da settembre a dicembre, a Giuliano di Roma si assiste preoccupati, al passaggio continuo di aerei che bombardano Frosinone e Ceccano e per questo motivo il paese ospiterà circa 500 sfollati che rimarranno fino al passaggio della guerra.
Durante i 7 mesi di occupazione i Tedeschi non saranno sempre gli stessi ma si alterneranno con gruppi provenienti dal fronte di Cassino.
Verso la popolazione si comportano in modo distaccato, freddo e spesso prepotente. L’unico barlume di umanità s’intravvede quando i loro sguardi si soffermano con velata nostalgia su volti di bambini come a ricordare un figlio o un fratello che forse non rivedranno più.
Trascorrono le giornate esercitandosi con le armi, accudendo i loro cavalli o gli automezzi,aspettando ordini o perlustrando la zona.
In serata invece, spesso si riuniscono per cenare e ascoltare musica classica che loro stessi suonano ( presso il giardino Narducci o nella casa di Gustavo Fabi dove hanno un pianoforte). La cena termina in allegria buttando via la tovaglia con tutto ciò che c’è sopra, ed il giorno dopo bussano alle case chiedendo di nuovo piatti, bicchieri e stoviglie.
La popolazione vive molto male tale presenza: è costantemente impaurita e vigile per via dei rastrellamenti che di solito avvengono di sera e all’improvviso bussando con violenza alle porte delle case. Si vive continuamente nel terrore che un marito o un figlio venga preso e condotto a scavar trincee a Cassino e i pochi uomini abili sono costretti a rifugiarsi su monte Siserno o nascondersi in casa pronti a fuggire dalle finestre. Il terrore è a fior di pelle tanto che basta un niente per provocare un fuggi fuggi di uomini verso le campagne.
Anche la nutrizione è molto carente: i rifornimenti di farina non arrivano, i raccolti sono scarsi e gli unici alimenti che qualche contadino può offrire alla sua famiglia o barattare con i giulianesi sono: latte, formaggio, uova, qualche pollo e ogni tanto l’uccisione di una pecora. Sfortunatamente però, questi animali fanno gola ai tedeschi che non curanti delle necessità dei bambini, vecchi e donne , operano continue razzie, lasciando così un’intera popolazione sull’orlo dello sfinimento totale.
La vita a Giuliano si svolge tra mille privazioni e il ruolo principale viene svolto dalle donne che andranno incontro a sacrifici enormi, s’inventeranno mille lavori tra i più duri ed estenuanti, per cercare di portare a casa non i soldi, ma un pezzo di pane o qualche patata per sfamare i propri figli.
I giorni scorrono nell’incertezza e nella trepidazione: Gli aerei continuano a sorvolare lo spicchio di cielo sopra Giuliano ma per ora vanno a sganciare il loro carico di morte altrove.
Nel gennaio del ’44 cade la prima bomba in campagna, località Quacquarigli, ma non provoca vittime .
Il 14 gennaio 1944 quando la casetta a S.Lucia di Alceo Anticoli viene circondata dai tedeschi e arrestano la moglie Maria Orawiex, di origine polacca, Nino Guglielmi e Antonio Colafranceschi, la popolazione cade nello sgomento più assoluto.
Le vicissitudini alle quali i tre andranno incontro sono toccanti, angosciose e dureranno 4 mesi ( ricordiamo solo la scampata tragedia alle fosse Ardeatine di Nino) e a nulla serviranno le continue intercessioni di Monsignore Sperduti che arriverà a coinvolgere anche la Santa Sede .Finalmente il 3 maggio i tre ritorneranno a casa con sentenza assolutoria.
Alla fine di Gennaio avviene lo sbarco degli alleati ad Anzio-
Ma Giuliano non ha il tempo di rendersi conto di essersi liberata dell’invasore che dopo pochi giorni arrivano altri soldati tedeschi. Aumentano le razzie di animali nelle campagne e la possibilità di trovare qualcosa da mangiare diviene quasi impossibile. (borsa nera, baratto del sale alle paludi con la farina…..)
La tragedia si abbatte su Giuliano Il 23 maggio 1944 quando alle ore 7,35 13 o 14 aerei alleati appaiono nel cielo di Giuliano e sganciano bombe colpendo in pieno la casa di Pietro Felici che è rasa al suolo e tra le macerie verranno estratte 10 vittime. Il cruento bombardamento ha l’obiettivo di colpire le postazioni nemiche che si trovano lungo la strada che dalla Madonna della Rosa arriva fino al Santuario della Madonna della Speranza.
Bombe cadono lungo questo percorso provocando alcuni feriti e fortunatamente solo enormi crateri, un’altra diretta proprio sul Santuario non esplode risparmiando la vita di una cinquantina di persone che si trovavano in chiesa.
La popolazione si sente impotente di fronte a tanto dolore.
Nei giorni successivi i tedeschi, lasciando una piccola retro-
Sembra che da un momento all’altro finalmente tutto si concluda, invece sta per aprirsi un altro crudele e angosciante capitolo: la presenza delle truppe marocchine che genererà violenze, panico, terrore e altre ruberie.
Si cercherà, erroneamente, scampo a Monte Acuto, a Siserno o nelle campagne, lontano dalle strade di comunicazione, ma molte donne in special modo quelle che si trovano isolate e senza difesa, subiscono violenza.
Per capire quei drammatici momenti mi sembra opportuno riportare la testimonianza di zia Pina su un singolare fatto accaduto: una giovane donna di Monte Acuto, non curante del pericolo al quale va incontro, sfida con coraggio e determinazione sorprendenti,un marocchino strappandogli dalle mani il suo corredo che con cura e amore lei stessa aveva ricamato in attesa di convolare a nozze.
Questa, tra le testimonianze raccolte relative al comportamento delle donne e alle terribili violenze subite ; mi limito però a riferire solo alcuni dati:
Una nota del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri del 25 giugno 1944 indirizzata alla Presidenza del Consiglio, segnala che nei comuni di Giuliano di Roma, Patrica, Ceccano, Supino, Morolo e Sgurgola in pochi giorni ci sono state 418 violenze sessuali, 29 omicidi, 517 furti compiuti da soldati marocchini.
Su come tutta la triste vicenda è stata vissuta nel nostro paese c’è un’altra nota sempre dei Carabinieri risalente al 18 febbraio del 1947, che sostiene :"...a Giuliano di Roma sono molto comuni i casi che la nominata in oggetto ha dichiarato di non voler essere più risarcita su quanto prima richiesto per celare il fatto."
Questi episodi ci fanno capire come all’epoca sia stato affrontato questo triste problema. Il dramma della violenza marocchina è stato vissuto singolarmente non c’è stata la possibilità di poterlo collettivizzare . La rimozione è avvenuta non solo da parte delle donne violentate ma anche da parte delle zone teatro delle stesse.
Anche i vertici dello Stato si sono macchiati di omertà preferendo aumentare l’emarginazione delle donne anziché affrontare il fatto in modo radicale e definitivo. Le autorità governative hanno ancora sottaciuto nel 1951, quando una manifestazione tenutasi a Pontecorvo per le marocchinate, venne ostacolata.
La partenza da Giuliano di Roma delle truppe marocchine avviene i primi di giugno del 1944 e la popolazione finalmente può trarre un sospiro di sollievo, ma perfino il sospirare risulterà doloroso per via del totale sfinimento fisico che aveva cambiato i connotati fisici delle persone.
A Giuliano le vittime della guerra sono state 72 di cui 14 giulianesi, 2 sfollati, 44 tedeschi e 12 marocchini; i morti civili sono stati 19.
Ingenti sono stati i danni subiti tra case bombardate, bestiame, indumenti, soldi e oro rubati.
Per questo lavoro un grazie va a zia Altea, a zia Pina, a Rosa Felici a Antonio Cologgi. Le loro testimonianze sono risultate ricche di particolari che sarebbe lungo raccontare in questa sede e sono in totale sintonia con la cronistoria redatta da Monsignore G.Sperduti al quale va il merito di averci lasciato pagine della nostra storia che altrimenti sarebbe stato difficile ricostruire.
Per motivi di tempo e organizzativi la storia su Giuliano può fermarsi qui. Ma essa è ancora piena di testimonianze, di aneddoti, di storie personali e collettive inedite che vale la pena ancora raccontare e approfondire.