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Ceccano fra rivoluzione e reazione

LIBRI > Frammenti di vita ceccanese

A Ceccano nelle elezioni politiche del 16 novembre 1919, il PSI non ottenne un buon risultato perché i voti furono solo 296. Più dei Popolari (202) ma molti di meno di quelli andati al Fascio Liberaldemocratico (639) ed ai Nazionalisti (507) per la presenza in queste liste dei candidati locali Paolo Sindici e Domenico Antonelli.
Il buon risultato nazionale ottenuto dai Socialisti (32% e 156 Deputati) e l'elezione alla Camera di Domenico Marzi con molta probabilità costituirono un incentivo politico per un gruppo di giovani (Toto Bracaglia, Mattia Staccone, Pietro Gizzi, Pietro Catozi) a fondare la locale sezione. La sede vennd trovata nei locali a fianco la Madonna del Luogo, di proprietà del Comune.
Ben presto venne costituita la Lega degli infermieri del S. Maria della Pietà ed una società sportiva «Forti e veloci» diretta da Domenico Angeletti. Questi risultati venivano raggiunti perché al Comune non c'era una Giunta ostile ai Socialisti. Dal 1914, infatti, il Comune era diretto da uomini appartenenti alla Lega dei Contadini. Senza un'organizzazione solida alle spalle, sindaco Pasquale Carlini, anche se superati dagli eventi politici, si avvicinarono a concludere il lunghissimo mandato amministrativo senza errori e senza scandali.
Il 1920 è un anno di grandi fermenti, di speranza, di lotte aspre a Ceccano e nei comuni vicini. A marzo, a Ceccano si tiene una riunione delle Leghe Contadine della Ciociaria che si conclude con la parola d' ordine di condurre contemporaneamente l'invasone del latifondo pontino e l'agitazione del patto colonico. Pertanto durante l'estate Ceccano e il circondario vengono toccati da grandi movimenti per la terra. Ci sono in quasi tutti i comuni vertenze per la
ripartizione dei prodotti che si prolungano (Paliano, Fiuggi, Sgurgola, Gorga, Anagni, Frosinone ecc.) Ad Alatri ed a Ceccano, invece, durante il mese di settembre, si arriva a ripartizioni provvisorie.
Per tutto il 1920, lungo le strade di Ceccano si snodano imponenti manifestazioni: il corteo aperto dal suono del tamburo di una certa Elena Giudici, vedeva presenti famiglie intere, con bandiere rosse, vanghe, ed altri attrezzi di lavoro. Sempre al canto di "Bandiera Rossa" si attraversa il centro cittadino, passando sotto le finestre dei "signori". All'inizio di giugno il padronato si appresta ad organizzarsi. A Roma nasce una "Associazione fra i proprietari di fabbricati e terreni" ed incominciano subito le violenze. A Cassino, infatti, dove i proprietari hanno accettato ma mai applicato il patto colonico, viene trovato ucciso il contadino Gioacchino Evangelista e viene ferito il segretario della Federazione Selmi.
Il 9 settembre si tiene un'altro convegno ciociaro sulle paludi pontine; si discute pensando però alla campagna elettorale poiché si sta per votare per le elezioni provinciali e comunali. Queste elezioni coincidono - come quelle del 1914 - con il momento più alto della lotta; allora coincisero con la «settimana rossa)) ora con l'occupazione delle fabbriche.
A Ceccano due liste si fronteggiano per la conquista del comune: socialista e popolare. A sostegno della lista socialista troviamo la sezione, la Lega degli Infermieri, la squadra sportiva "Forti e veloci", il giornale "La Terra", la Lega dei Contadini. Alle spalle della lista popolare troviamo la Cassa Rurale (una delle 34 di tutta la provincia romana) l'Ospedale Civile e tutte le varie Confraternite. Il 3 ottobre si vota e i socialisti vincono le elezioni comunali a Ceccano così come a Patrica ed Arnara. Il successo socialista viene confermato anche alle elezioni per il collegio provinciale: Patriarca prende 1713 voti battendo il popolare Bonanome. Il 17 ottobre il Consiglio Comunale elegge sindaco Filippo Colapietro e suo vice Toto Bracaglia.
Già il 4 novembre però la giunta socialista deve affrontare un violènto attacco. Quel giorno l'assessore Leonardo Bucciarelli aveva esposto la bandiera rossa sul municipio per festeggiare l'anniversario della Rivoluzione d'ottobre quando, dopo un comizio del Conte Antonelli, dell'avv. Bonanome, del marchese Berardi, e del reduce Buglioni, 20 persone devastarono il comune per sostituire la bandiera tricolore a quella rossa. Era il primo segnale che arrivava a Ceccano premonitore degli avvenimenti che si stavano preparando.


(da La Voce dei Lepini, dicembre 1980)





 
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