Per una memoria condivisa

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Ricordare, riflettere,contestualizzare

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A Ceccano l’assenza di iniziative, attorno al tema della Memoria e più in generale sulla Resistenza e sulle radici della nostra Costituzione, se si esclude l’impegno del Liceo Scientifico e Linguistico,  impone una necessaria e urgente risposta da parte di tutti, siano esse Istituzioni, partiti, associazioni a cominciare dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia  (ANPI ).
 C’è  infatti la necessità di contrastare e ribaltare le voci revisionistiche, tendenti a negare l’Olocausto, a mettere sullo stesso piano i combattenti della Resistenza  con i soldati che aderirono alla Repubblica Sociale Italiana e, più in generale, a deformare le vicende della storia.
 Per tutte queste motivazioni è da valutare concretamente la possibilità di creare anche a Ceccano  una sezione dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.  Partendo proprio dal fatto che la città pagò in termini di caduti uccisi dal piombo nazista un prezzo altissimo, poco conosciuto e spesso dimenticato.
 Li ricordo velocemente indicando immediatamente Luigi Mastrogiacomo, ucciso alle Fosse Ardeatine e proseguendo con Antonio Micheli e i fratelli Capoccetta, Giacinto e Giovanni Battista, Francesco Bruni, ferito da un ufficiale tedesco e morto a Roma in seguito ad atroci sofferenze per via delle torture.  A costui il consiglio comunale di Ceccano, nel novembre del 1953 dedicò una strada ma per motivi mai conosciuti la deliberazione è ancora in attesa di diventare esecutiva.
 A questi bisogna aggiungere Angelo Sisti e Salvatore Ciotoli uccisi a Cefalonia e 11 militari  internati nei campi tedeschi (Felice Alternati, Michele Di Mario, Domenico Battista, Vincenzo Del Brocco, Alberto Misserville, Guido Rispoli, Vitaliano Calenne, Vittorio Morrone, Cesare De Santis, Pietrantonio Ciotoli Mastrogiacomo Giovanni)  sottoposti a continue vessazioni e violenze di vario tipo perché  rifiutarono di combattere nell’esercito della repubblica di Salò, a fianco dei tedeschi.
 A Ceccano vengono uccisi in località Spina due contadini di Pofi perché si rifiutano di consegnare i ai nazisti i loro animali, sono  Vincenzo Zeppieri impiccato e il padre Francesco fucilato.
 Sempre a Ceccano,  a Castel Sindici viene torturato e ucciso un cittadino di Castro dei Volsci, Giulio Polisena, colpevole di avere tagliato i fili telefonici delle linee tedesche.
 Ancora oggi guardiamo con ammirazione e rispetto alla Resistenza sviluppata nel nord Italia, al radicamento ed al consenso di massa realizzato in quelle realtà. Situazioni e fatti  veri e non contestabili ma nello stesso tempo bisogna anche ricordare che l’estensione della lotta partigiana nella provincia di Frosinone  era difficile, quasi impossibile, perché nell’inverno 1943 e nella primavera 44, nel territorio è concentrato il più alto numero di soldati tedeschi, rispetto a tutta l’Europa. Da ricerche fatte, da documentazioni scritte e testimonianze orali i tedeschi presenti nel territorio di Ceccano ammontano a circa mille unità.

 Ricordare e riflettere. E’ necessaria una profonda azione di svelamento e nello stesso tempo correggere anche alcuni luoghi comuni e alcune errate rappresentazioni che si sono incardinate nell’immaginario collettivo. Non dimenticherò mai, durante le manifestazioni per ricordare la Resistenza, slogan e cori lanciati da gruppi estremisti che dicevano "  
La Resistenza è rossa non è democristiana, evviva la lotta partigiana " .
Affermare questo era ed è ingannevole, perché se le Brigate Garibaldi ed i Gruppi di Azione Patriottica erano prevalenti e gli appartenenti a queste organizzazioni pagarono il prezzo più alto in termini di fucilati, impiccati e feriti bisogna ricordare e tener conto degli altri. In particolar modo guardare all’Altra Resistenza, ovvero quella dei 750. 000 internati nei campi tedeschi, dei 5.000 Carabinieri fatti arrestare a Roma nell’ottobre del 1943 dal generale repubblichino Graziani, come atto di cameratismo, consegnati ai Tedeschi prima e portati in Germania poi.
 A volte abbiamo l’impressione che si conoscano meglio fatti e storie della Resistenza avvenuti nel nord Italia che quelli di casa nostra.
  In provincia di Frosinone su 19 formazioni partigiane riconosciute, solo quelle di Paliano, Collepardo e Sgurgola hanno una presenza comunista,  le altre sono agli ordini del generale Badoglio, comprese le due di Ceccano. Non dimentichiamo, inoltre, che ad Alatri il gruppo dei resistenti, di fatto, è diretta dal vescovo Facchini.
 Ricordare e riflettere. Non aggirare o eludere aspetti scabrosi o scomodi. Anzi spero che una delle prime iniziative da prendere riguarda la questione delle Foibe, evidenziando le crudeltà dell’armata Jugoslavia ma anche quelle del generale Roatta, dei nazisti e degli ustascia. Tale tragico fenomeno molto spesso viene utilizzato non per ricordare, approfondire, capire ma per colpire la Resistenza italiana. Dobbiamo avere pietà per i morti italiani ma anche per quelli croati, sloveni, e serbi e riflettere sapendo che alla base di tali uccisioni  c’era una  guerra dichiarata  a  quel paese, oltre tutto senza alcun motivo, e sapere che i reciproci odi ebbero come base i nazionalismi che li supportavano. E’ il filo nero del nazionalismo, infatti che va indagato profondamente. Anche oggi soffiano venti di guerra, spinte nazionalistiche, nuovi e vecchi egoismi, odi verso l’altro che riemergono  con forza e che minacciano le buone relazioni internazionali.
 Attorno a tanti temi è necessario allargare l’area della partecipazione, del confronto a Ceccano e altrove, sapendo che non può esserci un’adeguata classe dirigente cittadina se è sprovvista di memoria, di conoscenze legate al proprio passato. Bisogna avviare l’approfondimento e il confronto senza avere uno spirito da tifoso, senza cercare a tutti i costi eroi, martiri, icone o santini. E’necessario diffidare dalle facili  apologie ma stabilire un confronto sereno, avendo a disposizione i dati necessari, alimentando il piacere della ricerca, della scoperta e della documentazione.
 Ricordare e riflettere ma in particolar modo attualizzare. E’ importante riconoscere che la Resistenza fu un grande movimento di forze diverse, e che  la diversità di apporti ideali permise  a due anni dalla fine della guerra di avere la più bella Costituzione del mondo, con un equilibrato sistema di poteri che ha evitato in tutti questi anni che tutto fosse nelle mani di una sola persona, mettendoci al riparo da tentazioni autoritarie. Una Costituzione che  attraverso gli articoli uno e tre ha assicurato agli italiani condizioni di vita e dignità mai conosciute nel passato. Senza quella lotta unitaria, senza quelle ispirazioni ideali non avremmo avuto la possibilità di chiedere e realizzare il diritto alla salute, il diritto allo studio ed affermare che tutti gli uomini e le donne hanno gli stessi diritti indipendentemente dal credo politico, dal sesso e dalla religione.

Angelino Loffredi

6 febbraio 2016


 
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