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ACEA, SENTENZA DEL TAR, RUOLO DEI COMUNI
Sta facendo discutere la sentenza di annullamento del TAR di Latina verso i sindaci che nelle sedute assembleari del 16 febbraio e 13 dicembre 2016 avevano rescisso il contratto con Acea. Confesso di aver simpatizzato con quei sindaci che a partire dall’incontro tenuto a Ceccano, a dicembre 2015, avviarono l’ipotesi rescissoria. E non me ne pento !
Esistevano ed ancor oggi esistono tanti giusti motivi per muoversi in tale direzione. A tutti propongo di approfondire quanto allora scrivevo attraverso il seguente link :
https://www.unoetre.it/radici/itemlist/tag/valutare.html
Tale importante questione verrà riproposta da 33 sindaci presso il Consiglio di Stato.
La sentenza del TAR di Latina è stata motivata dal fatto che i sindaci non hanno mostrato sufficienti elementi di prova per dimostrare le inadempienze del Gestore. Se questo è stato l’argomento decisivo, da questo bisogna partire per discutere e riflettere su quanto avvenuto.
Anche se non ho fra le mani le argomentazioni poste dai sindaci qualche autocritica, credo, dovrebbero farla sia, per quanto riguarda il ruolo esercitato dalla Segreteria Tecnica Operativa (STO) che per l’uso della parere legale del professore Farnetani. Si tratta infatti di due clamorosi autogol che hanno portato tanta acqua al mulino di Acea.
Perché tutte le motivazioni per la rescissione si sono ridotte solo al tema degli investimenti ? Perché si seguita ad affermare che ACEA sia stata inadempiente solo fino al 2014 quanto la situazione è peggiorata?.
E’ vero nel 2015 gli investimenti sono stati pari a 17,7 milioni, il 5% in più rispetto alle previsioni e il 90% in più rispetto all’anno precedente. E’ anche vero che tale impegno è il risultato per fronteggiare, o meglio per rispondere da parte del Gestore al movimento di lotta sviluppatosi proprio nel 2014 e 2015. Aldilà di queste considerazioni esistono ulteriori e gravi temi idonei a dimostrare le inadempienze di ACEA e da utilizzare. E alcuni meritano di essere indicati:
Le rotture della rete e la perdita del flusso idrico. I dati riguardanti l’ammontare complessivo della stessa io non li conosco ma potrebbero essere rilevati facilmente da qualsiasi sindaco. Tali perdite vanno ad incidere nella formazione finale della tariffa. Non dimentichiamo mai che i Frusinati pagano il doppio degli utenti romani;
mancata regolarità del flusso idrico nelle abitazioni e nelle attività produttive, per circa 6 ore al giorno, anche in questo periodo invernale;
potabilità e limpidezza dell’acqua;
funzionamento regolare dei depuratori;
infine, esiste un tema poco conosciuto dai cittadini. Il monopolista con la Convenzione stipulata il 27 giugno 2003 ha rilevato tutto il patrimonio idrico e fognante appartenente ai comuni. Una eccezionale ricchezza ! Un patrimonio per il quale i comuni avevano contratto mutui. Succede che i comuni ancora li stanno pagando. O meglio ad ogni scadenza ne anticipano i pagamenti per ricevere successivamente il rimborso. C’è però un piccolo grande problema: i comuni sono tre anni che aspettano di ricevere il corrispettivo delle rate anticipate. Mi sembra troppo !
Il fatto più deludente in tutte queste vicende è che le forze politiche si azzuffano; invece di organizzare la giusta protesta popolare si delegittimano con toni tanto virulenti quanto sterili, per scaricarsi le responsabilità sull’accaduto.
I cittadini giustamente si lamentano ma debbono avere un supporto, un alleato. I primi alleati debbono essere i comuni e i sindaci in prima persona. I comuni rappresentano il primo anello di congiunzione fra popolo e Stato. E’ nell’esercizio di questi momenti unificanti e giusti che lo Stato esercita la sua naturale funzione e afferma la propria autorevolezza.
ANGELINO LOFFREDI
7 gennaio 2018