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Sta facendo scalpore l’invito di Papa Francesco ad accogliere in ogni parrocchia d’Europa una famiglia di profughi. Questo significherebbe accogliere circa 130.000 famiglie ma l’invito è rivolto anche ai conventi, ai santuari ed ai monasteri.
A noi invece sorprende la sorpresa e l’incredulità per la realizzazione di quest’obbiettivo.
Forse perché abbiamo completato da poco una ricerca sull’impegno della Chiesa a favore dei profughi del Cassinate durante l’ultima guerra ci permettiamo di scrivere con convinzione che le cose preventivate fanno parte di un " film già visto ", purtroppo dimenticato o rimosso e che è il caso di far conoscere compiutamente.
E’ necessario precisare infatti che durante la permanenza del fronte di guerra a Cassino i tedeschi e le autorità ciociare repubblichine fecero sfollare coattivamente più di 30.000 cittadini che vivevano nei paesi situati lungo la Linea Gustav. Alcuni di questi vennero portati nell’Italia del nord altri invece rimasero nella zona di Frosinone. Tale spostamento veniva fatto perché i tedeschi temevano che nelle località vicine al fronte i cittadini potessero informare gli alleati sulle loro postazioni militari, oppure aiutare militari alleati fuggiti dai campi di prigionia o coadiuvare i militari italiani sbandati a ritornare nel meridione.
Senza raccontare nei particolari questo drammatico esodo biblico ci limitiamo a scrivere che ad alleggerire le sofferenze dei profughi del Cassinate furono i vescovi di Veroli, Anagni, Ferentino ed Alatri che organizzarono l’accoglienza ospitandoli prima nei locali di proprietà delle diocesi, poi organizzando il volontariato, infine trovando da mangiare.
Velocemente ricordiamo che il vescovo di Veroli Emilio Baroncelli mise a disposizione dei profughi il Seminario e il 25 marzo 1944 inviò una circolare ai fedeli in cui si chiedeva di " avere cura degli sfollati, affinché chi è privo di casa e del necessario non sia privo anche del conforto che sa dare Colui che disse Venite a me che soffrite ed io vi consolerò "
Ad Anagni il vescovo Attilio Adinolfi organizzò l’accoglienza per un periodo che va da settembre 1943 a maggio 1944 a favore di 685 profughi.
A Ferentino il vescovo Tommaso Leonettimise a disposizione i locali della Casa Divina Provvidenza, S. Agata, Martino Filetico,. L’Episcopio, Carcere di S. Ambrogio, Opera Don Guanella.
Il vescovo di Alatri Edoardo Facchini cedette il palazzo appartenente all’Ente conte Stampa, il Convitto Conti Gentile, l’Episcopio, il Seminario e case di suore. Organizzò il ricupero di materiale dal Campo Le Fraschette e dalla Casa del fascio.
Il vescovo, sempre per tutelare gli sfollati, rischiò l’arresto per aver accusato il capo dei fascisti ciociari e capo della provincia Arturo Rocchi di utilizzare per fini personali donazioni di olio fatte al vescovo stesso a favore degli sfollati oltre che per averlo accusato di non spiegare l’utilizzo dei fondi arrivati a favore dei profughi.
Potremmo raccontare ancora di tanti gesti generosi e coraggiosi, di settori che si resero disponibili e sostennero le direttive dei propri vescovi. Ci permettiamo di ricordare che l’assistenza ai profughi avveniva in condizioni difficilissime poiché gli stessi cittadini dei comuni di Ferentino, Anagni, Veroli e Alatri non avevano da mangiare e molto spesso avevano le case distrutte dai bombardamenti. Anche allora vennero fuori gelosie e conflitti che comunque furono superati. Pur pensando che le iniziative proposte dal Papa non risolvano la questione delle cause che hanno determinato questa fine del mondo con guerre e conflitti vari: la rapina dei paesi ricchi verso i paesi poveri, il potere delle imprese belliche, la competizione fra paesi ricchi, spinte nazionalistiche ed etniche grandi squilibri sociali e l’incapacità dell’organizzazione politica ed economica mondiale a ricomporre i conflitti, ci limitiamo a scrivere che dopo quello che abbiamo conosciuto e letto sull’ultima guerra quello del Papa riteniamo non sia un annuncio ma rappresenta una chiara e determinata direzione di marcia che verrà seguita da fatti concreti, alla luce proprio dell’ esperienze già realizzate e che il mondo cattolico non può aver dimenticato.
Lucia Fabi Angelino Loffredi