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Il saluto di Ceccano ad Aldo Papetti
«Ricordare Aldo Papetti per chi lo ha conosciuto lungamente non è facile, in particolar modo per me. Per oltre venti anni le nostre esperienze si sono profondamente intrecciate ed anche quando le grandi vicende politiche nazionali ci hanno separato esse sono state tanto robuste da mantenere aperto fra di noi un continuo rapporto di relazione.
Rapporti che si sono sempre più intensificati in questo ultimo anno, fatti di incontri e discussioni in pubblico e di conversazioni private a volte divergenti e spesso convergenti, ogni qualvolta discutevamo sulla situazione esistente a cominciare da quella sanitaria.
Aldo aveva la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un disastro non annunciato e che si manifesta in ogni aspetto della vita umana a cominciare dalla mancanza di lavoro per finire alla incertezza del futuro, alla erosione dei rapporti interpersonali perché tutti litigano con tutti.
In ogni famiglia c'è un disoccupato o se va bene un precario, a scuola i nostri nipoti spesso debbono andarci portando la carta igienica, il pronto soccorso ospedaliero invece di essere un soccorso immediato nei fatti è un girone infernale di afflizione e di disordine.
Aldo anche di fronte alle cose ingiuste o assurde aveva la bontà di riderci sopra. Infatti qualche mese fa mi raccontava che la visita di controllo da fare a Sora per seguire l'evoluzione della sua malattia era stata stabilita per il mese di novembre e lui con ironia e leggerezza prospettando come poteva andare a finire in modo brillante e leggero la raccontava.
Ma il dramma del dramma sia per lui che per me era costituito dal fatto che non si riusciva a vedere all’orizzonte una forza politica in grado di fermare questa catastrofe e di rovesciare gli indirizzi che la determinano.
E di fronte a queste difficoltà da un po’ di tempo aveva preso sempre più a ricordare gli anni che ci hanno visto vicinissimi sia all’interno del PCI che nell’impegno amministrativo presso il comune di Ceccano. Anni che non ho difficoltà a riconoscerli come i migliori della nostra vita, perché veniva coniugato il sogno e la speranza nel fare realizzazioni concrete.
Aldo amava ricordare per evidenziare le differenze fra ieri e oggi, un fatto che avevo dimenticato avvenuto nel lontano 1971 quando lui come vicesindaco insieme a me, da soli, predisponemmo e sistemammo la scuola materna del Villaggio UNRRA per non aspettare i tempi lunghi della burocrazia comunale fatti sempre di delibere, incontri con altri amministratori, ordini di servizio e reperibilità del personale. Non potevamo aspettare, o come dicevamo, perdere tempo prezioso. In pochi giorni la scuola doveva essere disponibile, perché così avevamo promesso. E così fu. Al contrario di oggi erano tempi in cui le cose prima si facevano e poi si annunciavano.
I sogni (ed Aldo sapeva sognare, eccome) non rimanevano appesi in aria, non svanivano elle prime luci dell’alba ma diventavano realtà.
Con Aldo Papetti vicesindaco sin dal 1970 e poi sindaco dal 1977 fino al 1981 abbiamo potuto avviare a Ceccano concretamente la costruzione dello stato sociale: scuole materne in ogni contrada, libri gratis (in comodato) per gli alunni della scuola dell'obbligo, per il periodo che va dal 1977 a tutto il 1985, mense e trasporto scolastico, consultorio familiare, Unità Territoriale Riabilitativa, nascita di un nuovo quartiere di edilizia abitativa e popolare, metanodotto ed estensione della rete idrica nelle campagne, trasformazione del riscaldamento a legna nelle scuole di campagna in riscaldamento a nafta e poi la biblioteca e il complesso bandistico comunale.
Ecco di fronte al disastro odierno, direi quasi alla disperazione il punto d’appoggio, il centro propulsore per sprigionare nuove energie rimaneva il passato, l’insieme delle tante esperienze direttamente e coralmente vissute.
Nell'ultimo periodo e fino a venerdì passato in Ospedale parlava e lucidamente chiedeva, quasi implorava di mantenere aperta e di riprendere quella fase amministrativa, di non arretrare di riprenderne energia e forza, anche attraverso il ricordo e gli scritti per farla conoscere e per dimostrare che i sogni sostenuti da una organizzazione e da una forte volontà collettiva possono diventare realtà.
Si, venerdì, dopo una primavera (2014) passata insieme al professor Gianluca Coluzzi, insegnante del Liceo scientifico e linguistico di Ceccano, a visitare i luoghi ed a raccogliere testimonianze sull'ultima guerra, ancora una volta di fronte al figlio Valerio, al nipote Adriano ed a Ignazio Mazzoli abbiamo voluto sognare di scrivere insieme la storia di Ceccano, quella che nessuno ha mai scritto.
E mentre parlavamo mi accorgevo che, come al solito, era più convinto, più motivato di me perché lui veramente sapeva sognare.
Ora Valerio, Adriano, Mariannina, Memmino e Mario voi, noi che gli abbiamo voluto bene bisogna realizzare, fare, non permettere di disperdere, fare conoscere.
Aldo, di fronte a questo impegno puoi riposare in pace!»
17 Marzo 2015
Angelino Loffredi