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Morti sul lavoro

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RICORDARE LUIGI CERRONI PER MANTENERE APERTA LA LOTTA CONTRO LE MORTI SUL LAVORO.

"Ricordare i martiri del lavoro è una cosa buona e giusta" così qualche giorno fa Maurizio Cerroni mi scriveva in una nota riservata, ma tali vicende, care compagne e compagni  non appartengono al passato, esse, purtroppo, caratterizzano ancora di più il nostro presente. Il nostro terribile ed inquietante presente mettendo in risalto la debolezza della rappresentanza politica del lavoro e l’aggressività di ceti imprenditoriali.
Oggi ci vediamo per ricordare un nostro concittadino, Luigi Cerroni, morto sul lavoro e tanti altri che continuano a perdere la vita per lo stesso motivo con un ritmo di tre al giorno: mancanza di prevenzione e di controllo sui posti di lavoro.
Compagne e  compagni, scusatemi se utilizzo un metodo di lavoro che non  mi appartiene ma che oggi per motivi pratici mi pongo, rispondendo ad una domanda:

" Dove eri quel 9 maggio del 1972 quando Luigi Cerroni, sposato con Teresa Masi, padre di tre figli, Giuseppina, Maurizio e Rosa, dipendente dell’Enel, cadeva da un balcone durante la posa di un cavo elettrico?" Posso rispondere facilmente " Era il lunedi delle elezioni politiche del 1972, in quel periodo ero segretario della sezione comunista di Ceccano, pertanto ero impegnato e completamente assorbito a seguire lo svolgimento delle stesse nella mattinata ed a raccogliere i risultati elettorali nel pomeriggio e nella sera"

Si il 1972, anno dell’arrivo a Frosinone di Enrico Berlinguer, anno di  quel mitico ed indimenticabile 1 maggio, in cui un lungo corteo di macchine e motociclette partite da Ceccano, dopo un lungo giro nella Valle dell’Amaseno  lo accompagnò dalla Palombara  fin sulla Piazza del comune di Frosinone, ove tenne il più partecipato comizio dell’epoca repubblicana. Quello è anche  il giorno in cui conobbi Maurizio in sella alla sua fiammante motocicletta.
In una Notarella che ho letto in questi giorni, riportata su uno dei mie quaderni, che insieme ai tanti manoscritti di comizi e interventi pronunciati  negli ultimi 50 anni, gelosamente conservo, ho trovato questo appunto; si tratta di poche righe ma significative. " Alle elezione del 1972 la sezione dove il PCI ha avuto più voti è la settima, quella delle Celleta, il 61%, Proprio la sezione dove aveva votato Luigi. Fra i tanti sicuramente c’era anche il suo.
Alla domanda:
" Dove eri il giorno del funerale di Luigi Cerroni  quando venne portato a spalla dai suoi colleghi di lavoro dalla chiesa di Santa Maria a Fiume, attraversando tutto il paese, fino al Cimitero ?" Posso rispondere " In piazza, occasionalmente. Furono Pasquale Micheli, un compagno tuttora vivente  e Francesco Del Brocco, successivamente consigliere comunale,  a raccontarmi dell’accaduto".  
Ricordo che in quel momento collegai Luigi Cerroni ad un mio parente, Luigi Loffredi, operaio dell’Enel, scomparso un anno  prima, anch’egli vittima di un incidente sul lavoro e che aveva terminato i suoi giorni su una sedia a rotelle. Era un collegamento legato solamente dalla commiserazione e dalla pietà.
In maniera autocritica, confesso, a tanti anni di distanza, non pensai alla necessità che si dovesse aprire una lotta contro gli omicidi sul lavoro. Noi comunisti a Ceccano eravamo concentrati e continuamente impegnati per assicurare  i servizi civili nelle campagne: strade bitumate, potenziamento dell’ energia elettrica, estensione del servizio idrico ecc. ecc, inoltre a portare il sindacato nelle fabbriche, a batterci per l’occupazione e per dare sostegno al popolo vietnamita. Non avevamo messo al centro una iniziativa contro gli incidenti nei posti di lavoro. Tale tema è diventato importante solo negli anni successivi.
Luigi Cerroni, scomparso a soli 50 anni ricordo che aveva lavorato con l’impresa SCAC sin dal dopoguerra, un’impresa addetta alla palificazione degli elettrodotti. Successivamente aveva lavorato per la Romana elettricità e partecipato agli scioperi per la nazionalizzazione dell’energia elettrica. Dopo il 1963 divenne dipendente dell’Enel. Era iscritto alla CGIl ed orgogliosamente affermava  di votare per il PCI.
Fino al 1971 Luigi ha fatto il pendolare. Solo da questo  periodo incomincia a  lavorare a Frosinone. Si, possiamo affermare senza sbagliare che aveva fatto una vita da pendolare!  A Ceccano sappiamo che parlare dei pendolari vuol dire proporre non una storia ma tante storie,  aspramente vissute, ricche e partecipate. Non dimentichiamo che nei giardini della Stazione Ferroviaria esiste addirittura il Monumento al Pendolare, realizzato da un artista iraniano, Reza Olia, durante il periodo in cui Cerroni era sindaco. Per tutti gli anni sessanta e anche successivamente a Ceccano ogni giorno  oltre mille operai partivano per andare a lavorare a Colleferro, Castellaccio e Roma. Raggiungevano la stazione ferroviaria a piedi o in bicicletta, con la pioggia, con il vento, con la neve. Viaggiavano su treni scomodi di legno, mossi a carbone, freddi d’inverno e torridi di estate. Più di qualche volta in risposta ai disagi subiti, ad un segnale convenuto i pendolari  bloccavano il treno, aspettavano la polizia e l’arrivo dei giornalisti, spiegavano i motivi della fermata, poi nel momento in cui capivano che  la notizia il giorno dopo sarebbe stata messa in circolazione, ottenendo così un clamore nazionale, ritornavano sui vagoni tranquilli e composti.
I pendolari hanno rappresentano il popolo in lotta, sono occupati prevalentemente nell’edilizia. Quando i metalmeccanici nazionalmente sono in crisi e  per tanto tempo pagano la sconfitta avvenuta alla Fiat  nel 1955, sono gli edili, quindi i pendolari ceccanesi, a scontrarsi con la polizia a Piazza Colonna, a battersi e conquistare  il miglior contratto di lavoro, quello che eliminava  il cottimo ed elevava  la remunerazione salariale..
Sono i pendolari che  durante lo sciopero del 1962 (quando  Luigi Mastrogiacomo venne ucciso), durante il mese di maggio si fermano tutte le sere avanti i cancelli della fabbrica a solidarizzare con gli operai del saponificio Annunziata in lotta, portando loro denaro per proseguire lo sciopero. Sono i pendolari quindi la forza politica più consapevole ed avanzata, quella che nei cantieri ascolta e discute con i sindacalisti. Sono i pendolari che acquistano prima del  ritorno a casa il giornale  Paese Sera e, sempre sul treno, ne commentano le notizie, trasformando il viaggio in un seminario di apprendimento e di lotta politica. Si, Luigi faceva parte di questo esercito, di tale avanguardia. Costoro conoscono cosa sia il conflitto, senza averlo studiato nelle Università, sanno che ogni obbiettivo non si conquista senza lotta e senza unità. Senza questo esteso, consapevole strato sociale, caro Maurizio noi non avremmo avuto i nostri successi elettorali, non ci sarebbe stato un partito comunista che arrivò ad ottenere a Ceccano  il 48% di voti. Quando andavamo nelle contrade a discutere  ad organizzare le piattaforme di lotta chi partecipava già sapeva che non esisteva conquista senza lotta e senza unità. Sapeva che,  come si dice adesso, doveva metterci la faccia. Era la strada che ci era stata spianata dall’esperienza politica e sindacale dei pendolari.
In questi giorni, pensando a Luigi Cerroni ed all’iniziativa odierna ho avuto un grande tarlo fra  miei pensieri, più volte mi sono chiesto: possibile che un uomo che afferma di essere comunista che, come mi raccontava mio padre, fu  in grado di contestare Checco Battista durante la campagna elettorale della primavera del 1956, lo stesso giorno della festa di battesimo del figlio Maurizio, possibile mi sono lungamente chiesto che questo uomo non sia mai stato iscritto al PCI ?
E’ anche vero che la differenza fra iscritti e voti è stata sempre sproporzionata. Tantissimi voti ma pochi iscritti. Nel 1976,  per esempio 4.000 voti ma solo 600 iscritti. Comunque mi son messo a trovare nei vecchi registri degli iscritti. Dagli anni 50 andando all’indietro fino  all’immediato dopoguerra. Per qualche giorno non ho trovato niente di niente fino a quando , quasi sfiduciato,  sono arrivato al Registro del 1944. Su questo ho trovato iscritto, con tanta trepidazione, Luigi Cerroni, bracciante, di Giuseppe,residente in Celleta numero 10.   Risulta essere uno dei primi iscritti: il 2 agosto del 1944.
Quando a Ceccano erano stati abbattuti i ponti sul Sacco e sulla ferrovia e non esistevano collegamenti fra le due realtà cittadine, quando proprio qui attorno, presso la Piazza,  San Nicola, San Pietro e Borgo Pisciarello   esisteva distruzione,  si avvertiva sofferenza e  miseria un nucleo di comunisti si univa, si organizzava e provava generosamente di rispondere alle esigenze della città. Quando un giorno chiesi  a mio padre perché in quell’estate del quarantaquattro si iscrisse al partito comunista mi rispose " Perché se i comunisti avevano vinto in Russia si poteva vincere anche in Italia. Era la speranza di un radicale cambiamento che muoveva le coscienze e l’agire degli uomini. Tanti anni più tardi Berlinguer interpretando quelle eccezionali  speranze la definì come  la  spinta   propulsiva nata dalla Rivoluzione d’Ottobre. E di questa esperienza,pur esaminando e rilevando qualche errore che nel corso degli anni possa esserci stato, ne dovremo essere sempre orgogliosi e portatori.
Mi sento di terminare questo intervento con una necessaria considerazione: se i partiti per tanti anni hanno saputo ben rappresentare il lavoro realizzando una Costituzione che sin dall’articolo uno faceva riferimento al lavoro stesso; se hanno costruito uno stato sociale e nel 1978  una riforma sanitaria la migliore del mondo e se oggi purtroppo  sono divisi e ancor più sono scalabili, corruttibili, fortemente condizionati  da forze economiche predatorie l’unica forza d’opposizione rimane il sindacato. Prima fra tutte  la CGIL, organizzazione che ancor oggi a Ceccano ed in Italia dimostra di stare dalla parte dei lavoratori.
Teniamone conto

Angelino Loffredi
Ceccano,21 dicembre 2022




 
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