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Dal conte al contadino

PUBBLICAZIONI > Frammenti di vita ceccanesi

DAL CONTE AL CONTADINO
socialisti di Prosinone nei primi anni del secolo  posero scarsa attenzione al problema della classe operaia, che pur era estesa in alcuni centri (Guarcino,  Ceccano, Anitrella, Isola) tanto che in quei posti dove ci furono lotte, esse avvennero solo attraverso un diretto collegamento con la Camera del Lavoro di Roma. Non avvenne, così invece, nei confronti del mondo contadino poiché dal 1910 l’iniziativa divenne continua e sistematica, grazie anche ad un impegno particolarmente profuso dall’avv. Domenico Marzi. C’è da precisare, però, che già negli anni precedenti in alcuni paesi erano sorte leghe contadine,  le quali, ad esclusione di quella di Paliano, direttamente collegata con Roma, avevano avuto una vita difficile per via di una visione municipalista di affrontare i problemi.

Per superare questa ridotta visione e per dare una direzione complessiva tale da collegare ed  stendere le lotte, il 12 novembre del 1911, presso il Teatro Isabella di Prosinone, venne costituita la Federazione delle Leghe contadine della ciociaria. Tale costituzione in poco tempo si dimostrò utile poiché permise di rafforzare il legame con le masse contadine. La lega che mostrò subito molto attivismo fu quella di Ceccano: presente anche fuori dal paese in ogni occasione importante, acquistò  mmediatamente prestigio ed influenza.

Fu proprio a Ceccano che il 12 maggio del 1912, si tenne la più grande manifestazione dell’epoca. In
quel periodo il comune era diretto dalla fazione che faceva capo a Noseda, marito di una delle figlie del Marchese Filippo Berardi. Le condizioni dei contadini si erano ancora di più fatte difficili: ricevevano la metà dei prodotti, «la corrisposta» di uva era 3/5 ma avendo a carico lo zolfo ed il solfato. Il Comune aveva inoltre aumentato il focatico e la tassa bestiame. Uno sfrenato fiscalismo originato da quattro vertenze giudiziarie perse, con conseguente crescita di debiti, portò gli amministratori anche ad imporre una tassa per l’esercizio della «barrozza» e sulla vendita del latte di vacca.
Infine i contadini vennero privati anche degli usi civici di pascolo e legnatico, allora esistenti nella macchia Faito. Pur in un clima di grossa tensione, la risposta popolare fu grandiosa, quasi incredibile poiché le persone che si trovavano alla partenza del corteo, nel piazzale antistante la Stazione ferroviaria, furono valutate da «II Messaggero» e dal «Difensore del contadino» più di tremila.
L’avv. Marzi nei giorni precedenti la manifestazione, aveva personalmente curato i particolari della stessa, onde evitare l’insorgere di incidenti.
Pertanto, tutto filò liscio come l’olio. Davanti al Comune, dove è oggi l’Anagrafe, e di fronte ad un’intensa folla che stipava ogni angolo della piazza —che, allora, era priva del monumento ai caduti — Marzi, con l’avv. Patriarca, tenne un comizio intervallati da grandi silenzi e da fragorose ovazioni. Quella manifestazione, per la forza e la compostezza che la sorressero e per lo slancio che irradiò anche fuori Ceccano permise ai contadini, dopo alcuni mesi, di tornare in possesso di pascolo sulle terre non affrancate — che erano state usurpate dai proprietari — ed ai coloni, di ottenere la divisione dei prodotti a 3/4 e non a metà come era stato fino ad allora. Tale forza, già qualche settimana prima della manifestazione, aveva fatto entrare in crisi la fazione di Noseda, tanto che i notabili per mantenere ancora credibilità e consenso tentarono un adeguamento cambiando Sindaco e sostenendo il Conte Francesco Gizzi. Gizzi, consigliere comunale dal 1904, e già per un breve periodo sindaco nel 1908, non era inviso a nessuno poiché si era tenuto sempre al di sopra delle parti. La sua elezione aveva il compito di neutralizzare prima, di riassorbire poi il movimento contadino. Con una forte e progressiva espansione, il movimento invece si espande a Ceccano e in tutti i comuni dei Monti Lepini. Il 23 settembre del 1912 la Lega vince le elezioni comunali a Patrica. A Supino, da agosto a novembre il paese intero è mobilitato contro il Sindaco ed i signori del posto, il 13 gennaio del 1913 avviene la sollevazione di Roccagorga e l’infame eccidio. Il 16 settembre a Boville, durante un tentativo di assalto al comune undici contadini vengono feriti dai carabinieri. L’8 gennaio 1914 a Paliano i proprietari Tucci sparano su una folla di coloni uccidendo una tredicenne.
Mentre avvenivano questi fatti, il Sindaco di Ceccano si impegnava senza risparmio per offrire ai cittadini una immagine efficiente della sua amministrazione: l’impianto telefonico nel Palazzo del Comune; aumenti a tutto il personale salariato; assunzione di una terza ostetrica condotta; la costituzione con un ricco finanziamento di un concerto musicale; l’esproprio del terreno per la costruzione
dell’attuale cimitero; ripopolamento del Sacco con  cinquemila anguille e trentamila trote.
L’amministrazione comunale raggiungendo questi risultati nello stesso tempo ne otteneva anche una
certa risonanza con i giornali dell’epoca, in particolar modo «La nuova Gazzetta Latina» ed «IL Messaggero».
Anche la Lega stava sempre in azione perché ogni fatto politico, ogni lotta nei Comuni vicini aveva una ripercussione a Ceccano.
C’erano delegazioni di contadini che si muovevano e si incontravano con altre realtà. Le assemblee che si tenevano nel «Granarone» — sopra il locale dove è oggi la Tipografia del Brocco — erano gremitissime poiché sempre più si consolidava un fecondo rapporto politico ed organizzativo. In queste occasioni venivano discusse grandi e piccole questioni ed ogni notizia o ogni iniziativa riguardante il movimento veniva fatta puntualmente riportare dal «Popolano», «II difensore del contadino» ed a volte dall’«Avanti»! La crescita dei contadini era incontenibile, uscivano dal ghetto: FU marzo del 1914, molto significativamente, i dirigenti della Lega, con il Presidente Pietro Colapietro, furono presenti, insieme al mondo della scuola, alla inaugurazione dellUniversità popolare ceccanese.
All’inizio dell’estate la credibilità della Lega era altissima: questo dato popolare e la concessione del
diritto di voto ai cittadini sconsigliarono ai notabili di presentarsi alle elezioni comunali del 19 luglio 1914.
I contadini quindi, conquistarono tutti e trenta i consiglieri, ottenendo anche un forte successo nel Circondario poiché vinsero in 10 dei 42 Comuni. Il consiglio comunale il 3 agosto, all’unanimità elesse Sindaco Giovanni Funari. Ad un conte succedeva un contadino. Una nuova fase si era aperta: il movimento contadino, infatti, pur con forti contraddizioni per via della doppia anima cattolica e socialista, era l’espressione del primo grande movimento di massa avuto a Ceccano. Pertanto, la sua esistenza faceva girare pagina al tipo di lotta politica riguardante fino ad allora solo poche famiglie. Borghesi e nobili nutrivano, però, una speranza apertamente manifesta: che l’esperienza amministrativa non dovesse concludersi per difficoltà obiettive e contrasti interni. Ceccano aveva avuto negli ultimi anni 2 Commissari prefettizi, perché, quindi, escludere, se non favorire l’arrivo di un terzo? L’Amministrazione andò avanti, invece, superando ogni difficoltà e facendo il suo apprendistato senza lacerazioni interne. Le stesse dimissioni di Funari da Sindaco e la sostituzione con Pasquale Carlini, il 3 dicembre del 1916, «per dissensi sorti nella Giunta che rendono ormai impossibile il regolare funzionamento della stessa» non procurò divisioni.
I problemi più gravi che l’Amministrazione affrontò furono, da una parte, i debiti della precedente amministrazione, dall’altra, l’inflazione galoppante.
Parecchie opere progettate non vennero realizzate con tempestività per l’aumento dei prezzi: spesso accadeva, infatti, che alle gare non c’erano imprese partecipanti per la non convenienza del prezzo.
Le riunioni del Consiglio Comunale si tenevano con molta frequenza, anche se a volte non si svolge-
vano per mancanza del numero legale di presenti. Per comprendere meglio questo fatto dobbiamo tener conto che in quel periodo c’era la guerra e che su trenta consiglieri 5 si trovavano in zona d’operazione militare, uno era emigrato e un’altro era morto. Forse sarà stata ironia della sorte per chi auspicava la crisi, ma va ricordato che quella diretta dal Contadino è stata l’amministrazione che dall’Unità d’Italia ad oggi ha avuto l’esistenza più lunga: 6 anni e 3 mesi.

(da Gazzetta Ciociara, aprile 1979)


 
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