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Giovannino Giovannone non è più tra noi.
Questa è la triste constatazione che tocca fare. La sua scomparsa è accompagnata da un cordoglio sentito e diffuso che colpisce amiche, compagni, colleghi, il mondo dell’arte, ceccanesi e non, amministratori locali di diverso orientamento.
Il mondo del web, il social Face Book in particolare, ultimamente contestato e messo sotto processo, fortunatamente, ha reso giustizia a una persona buona, brava, generosa.
In questo momento tante cose dovrei riportare ma confesso di avere difficoltà a farlo perché temo di non essere in grado di cogliere gli aspetti più significativi della sua esistenza che meritano di essere ricordati.
Debbo farlo, ne sento il dovere perché avverto di essere uno dei pochi che ha seguito il suo percorso umano. Questo mi porta a ricordare di avere avuto con Giovannino un rapporto da tanti poco conosciuto o comunque dimenticato. A metà degli anni sessanta, infatti praticava l’atletica leggera, specializzato nel mezzofondo e nella marcia, ottenendo anche buoni risultati che lo videro protagonista in una finale di corsa su strada a Napoli.
In ogni seduta di allenamento presso il comunale di Ceccano a contatto con tanti amici riportava il suo linguaggio colorito, la sua disponibilità verso tutti e la sua autoironia. Veniva chiamato, non so perché, Jovanka.
Ci incontrammo successivamente nel 1973 nel PCI. Negli anni in cui il partito allargava la sua composizione sociale ad intellettuali, artigiani, ceto medio, donne. In occasione della manifestazione del 25 Aprile esponemmo un suo manifesto che ricordava l’anniversario. Da quel giorno militò nel partito con impegno e continuità e il 15 giugno 1975 veniva eletto in Consiglio Comunale. A settembre divenne assessore alla cultura per esserlo fino al 1981. Quello era il periodo delle speranze, delle passioni, della moltitudine di idee ma era anche il momento in cui i comuni non avevano disponibilità finanziarie. Solo dopo il 1976 e con una diversa Giunta alla Regione Lazio la situazione cambiò. Alla fine degli anni settanta l’Amministrazione poteva finalmente avviare una politica di promozione culturale. Si passava dunque dal dire al fare e Giovannino Giovannone ne fu un protagonista.
Mostre, rassegne, dibattiti, l’organizzazione di un corso musicale, l’arte messa a disposizione dei cittadini costituiscono le novità del periodo.
Giovannino fu impulsivo o mediatore ? Non so rispondere però ricordo che nella sezione quando le discussioni si accendevano, a volte, inavvertitamente avviate da qualche suo intervento, improvvisamente come con un colpo di magìa, interveniva con toni e stili diversi e riusciva alla fine a smorzare gli animi, a tranquillizzare tutti e indicare una prospettiva di successi.
Quando dipingeva, creava, allestiva grandi pannelli da mostrare nelle grandi occasioni di lotta, trasformava la sezione in un luogo pieno di colori e di odori e nessuno si poteva permettere di intervenire, dare dei consigli. Ho assistito a giornate nervose, a momenti di conflitto ma confesso di non aver mai dubitato sul risultato finale.
Giovannino era generoso, disponibile, sollecitatore delle altrui capacità. L’ho visto così sempre e così è stato anche nei miei confronti. Debbo doverosamente ricordare che quando seppe che stavo scrivendo un libro, nel 2005, attraverso il quale intrecciare la vita di mio padre con quella della sezione del PCI, diventato poi "Una vita, una idea", immediatamente mi propose di farne la copertina, per onorare, così disse " un compagno di lotta e di bevute " E in tempi rapidissimi così fece.
Angelino Loffredi
Ceccano 16 Gennaio 2017