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IL COVID UCCIDE I POVERI
Il tasso di mortalità Covid -
Tale situazione è molto diffusa e non riguarda solo l’Italia ma colpisce le popolazioni in ogni parte del mondo e contribuisce ad allargare le differenze fra i paesi del Nord e del Sud del mondo. Non è opera del destino "cinico e baro" ma il risultato delle scelte di modello di sviluppo economico e quindi della sempre presente lotta di classe. A questo proposito non dimenticherò mai di ricordare che uno degli uomini più ricchi del mondo, Warren Buffet, conferma con grande superbia che nel mondo la lotta la stanno vincendo i ricchi.
Nel Rapporto predisposto da Oxfam si legge: "I paesi che hanno perseguito politiche di austerità hanno tassi di mortalità più elevati". Anche negli Stati dell’Unione Europea che hanno sistemi sanitari universali è avvenuto che le nazionali privatizzazioni hanno indebolito la capacità dei suddetti a fronteggiare decisamente la pandemia.
In Italia negli ultimi trenta anni, gradualmente,sono stati scippati al Servizio sanitario nazionale pubblico e universale oltre 30 miliardi di euro. Durante questi anni la sbornia liberista ha "persuaso" i governanti alla riduzione di migliaia di operatrici e operatori del settore, all’aumento dei tempi delle liste di attesa, disorganizzazione diffusa, nel frattempo però la sanità privata si è arricchita e continua a farlo anche ora.
Se nel 1978 la legge 833 assicurava diritti universali per tutti, le ultime politiche sanitarie hanno impoverito le famiglie meno fortunate e reso impossibile "comprare la salute". Non potendolo fare non si curano.
Le statistiche del 2021, purtroppo dimostrano che la situazione è peggiorata, infatti secondo il CERVED, la più affidabile banca dati italiana, addirittura il 50,2 per cento delle famiglie italiane ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie, o a causa di difficoltà economica, o per indisponibilità del servizio, o per offerte inadeguate. Ormai è ampiamente riconosciuto che il coronavirus ha causato malattia diretta a chi si è contagiato, e malattia indiretta a chi a causa dell’indisponibilità di ospedali e ambulatori non ha potuto prevenire o curare altre patologie.
E’ giusto riportare anche che nel Bilancio 2022 è previsto un aumento, eccezionalmente sbandierato, di 2 miliardi del Fondo sanitario nazionale. Ma è una cifra ingannevole, che non basterà a restituire alle Regioni quanto anticipato per l’emergenza sanitaria e che il governo si è impegnato solennemente a restituire.
Sempre discorrendo di flussi finanziari, è importante fare riferimento alla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanzia ( NADEF) approvata in autunno.
Nello stesso si evidenzia che l’incidenza della spesa sanitaria sul PIL è in decrescita. Nel 2020 era il 7,3 per cento, nel 2021 il 7,1 per cento e la previsione di ribasso proseguirà anche nei prossimi anni fino a toccare il 6,1 per cento nel 2024.
Queste cifre, poco conosciute, dovrebbero fare ricordare a tutti che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS) ha sempre affermato che nei paesi in cui la spesa sanitaria incide per meno del 6,5 per cento sul Pil, la salute pubblica è a rischio.
Fatti, situazioni, cifre preoccupanti, allarmi da tempo annunciati purtroppo non hanno avuto alcuna considerazione da parte di un governo che non è dei migliori perché preferisce muoversi in direzione contraria rispetto a quanto dovrebbe fare.
Angelino Loffredi
Ceccano 29 Gennaio 2022