LOFFREDI E DINTORNI

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Presentazione

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PRESENTAZIONE

Quelli che seguono son quindici articoli scritti dal 2005 al 2014 che l’autore, Angelino Loffredi, vuole collocare senza soluzione di continuità a formare una narrazione di accadimenti nella sua città di Ceccano che vanno, così, dal 1848 al 2014 o se si prefe- risce, dal Cardinale Tommaso Pasquale Gizzi fino alla Sindaca Manuela Maliziola.
166 anni che in parte si possono ripercorrere in “Frammenti di vita Ceccanese” pubblicato nel 1986 a cura del Comune  e che apparvero anche su edicolaciociara.it e sul quotidiano La Provincia. Oggi questi scritti degli ultimi nove anni sono presenti sia in loffredi.it che in unoetre.it
Quando mi accingo a parlare o meglio a scrivere del mio amico Angelino Loffredi provo sempre un grande interesse prima ancora che per gli aspetti affettivi di una a- micizia che dura ininterrotta da più di 40 anni, per la sua intelligenza dell’animo u- mano e delle logiche politiche e dei fatti che quelle producono.
Per prima cosa mi colpisce la ricerca premurosa e continua di come si sia sviluppata una lenta e costante unitarietà della comunità cittadina. Tema che si delinea nel lavo- ro di Loffredi come culturalmente e sentimentalmente prioritario nelle sue ricostru- zioni, ma aggiungo anche nei suoi comportamenti.
Perché tutti sappiano, sembra dire nella sua narrazione. Infatti la raccolta si apre con
«Il Palazzo ove è ora l’Anagrafe comunale, in che anno è stato fatto proprio dal Co- mune?
Una domanda pertinente, un interrogativo mai posto», ma è importante sapere quando si sente il bisogno di realizzare la casa comune della rappresentanza o delle ra p- presentanze dei ceccanesi. L’autore trova che si tratta di una “vicenda lunghissima di questo importante avvenimento”. Per lui è «Non completamente esauriente e definita (…)  una storia avvincente, con una trama intricata e veramente interessante sia per chi va a caccia di notizie e di curiosità particolari, sia per quelli che sono attenti a sottolineare i cambiamenti di assetti proprietari avvenuti nel secolo trascorso».
La storia ha il sapore di un divenire che stimola curiosità e invoglia ottimismo che lo scrittore decide di non trasmettere quando nove anni dopo così informa Ceccano:
«Fra l’indifferenza generale dei cittadini ceccanesi, nel palazzo comunale si è insediato il commissario prefettizio. Si chiama Edoardo D’Ascenzio. Dalla fine della guerra tre sono stati i rappresentanti del prefetto che hanno assolto tale importante incarico: Francesco Flores ( 1946 ), Felice Franco (1950), Egidio Di Meo ( 1994). Pur non essendo superstizioso e non andando mai alla ricerca di segnali mi limito a dire che, certamente involontariamente, costoro “prepararono“ la successiva vitto- ria elettorale delle sinistre». Solo qui riaffiora una malcelata speranza.
Cosa è successo? Il commissario prefettizio arriva perché il consiglio comunale si è autosciolto. Così è descritto «ci vorrebbe un lungo saggio ricostruttivo ma con il ri- schio di confondere (…) Mi limito allora a riportare solo gli ultimi avvenimenti:
1) - ore 13, 30 del 12 giugno:  il messo comunale notifica nelle abitazioni degli assessori in carica la loro decadenza voluta dalla sindaca Manuela Maliziola. Non esistono giudizi o motivazioni circa  il provvedimento;
2) - ore 18 dello stesso giorno, la sin- daca nomina assessori  Mancini, Olmetti, Giannetti, Ciotoli, Zegretti. Una particola- rità: è la prima volta che  tutti assessori sono in possesso di laurea.
3) - ore 9,30 del giorno successivo: undici consiglieri comunali (otto di maggioranza e tre di mino- ranza) consegnano simultaneamente nelle mani del segretario comunale le loro di- missioni dal consiglio. Anche in questa scelta mancano le motivazioni. Secondo le di- sposizioni vigenti, se più della metà dei consiglieri simultaneamente si dimette il con- siglio viene sciolto e sindaco e giunta decadono.
»

Il resto si può leggere nel suo scritto integrale. Interessa qui rendere evidente ancora una volta come la ricostruzione asciutta degli avvenimenti prevalga rispetto ad ogni giudizio personale o di parte. Già precdentemente scriveva in altra circostanza «Mai come oggi per ogni comunista è un dovere conoscere quello che si sta producendo nei Comuni e come decisiva sia la forza del PCI nel determinare l'orientamento ne- cessario fra le categorie e preparare una controffensiva verso i provvedimenti gover- nativi.» (da Nuova Informazione, settembre/ottobre 1982).

E questo saldo orientamento - prima di tutto la obiettiva informazione - è confermato a proposito di come il comune sia o debba esser la sintesi della rappresentanza di tutti e così egli informa, da Sindaco, come l’amministrazione ha proceduto all’assegnazione dell’appalto per la fornitura di gas metano nelle abitazioni, «ha sottoscritto (il Comune ndr) un accordo con il CONACO, nel quale è prevista l’assegnazione al Consorzio dell’incarico di progettazione della rete seguendo le in- dicazioni emergenti dal Consiglio Comunale, l’incarico di costruzione della rete e di gestione della stessa, per conto del Comune, per un periodo di tre anni, durante i quali dovrà provvedere anche alla formazione professionale dei quadri tecnici del Comune. Allo scadere dei tre anni, (precisa Loffredi) — la gestione dell’opera intera sarà esclusiva competenza del Comune che potrà scegliere le forme di gestione che riterrà più convenienti compresa la gestione in proprio.»
Ecco nell’ultimo rigo la riconferma della certezza che è il “pubblico” ad avere il primato nella forma e nell’operatività di come gestire! Come sembra lontana questa premura dalle preoccupazioni degli odierni amministratori di ogni città.

Ma non rinuncia, nel rispetto della verità, a scrivere anche la storia che ama. «Eppure i Ceccanesi che parteciparono direttamente alla Resistenza hanno parecchio da di- re». Lo fa sempre cercando di non descrivere in modo manicheo. Vuole il massimo di verità possibile. Quella che la certezza delle fonti permette di verificare e che gli con- sente di mettere in luce come a volte i diari personali non siano al 100% obiettivi, come nel caso di quello dell’avv. Giuseppe Ambrosi.  «Nel diario – rileva - c’è una sottovalutazione costante di Battista, quando invece gli va riconosciuto di essere sta- to capo, organizzatore e partecipante in tutte le azioni. La polemica di Ambrosi versoBattista è tanto irritante che Giammaria, saggiamente, è stato costretto ad usare gli omissis».
Non solo, porta anche alla ribalta figure grandi, ma in ombra per dimenticanza e trascuratezza come è nel caso di Francesco Bruni che morì in seguito a colpi di pistola sparategli a bruciapelo da un ufficiale tedesco che lo aveva pedinato e di sua madre Regina, arrivando ad interrogare: perché non c’è una via intestata a lui?
Non è compito di queste righe richiamare tutti gli scritti. Quanto piuttosto quello di individuare la spirito che li anima. Non posso trascurare come da essi promani un grande sentimento d’amore per la sua città e i suoi cittadini. In queste righe ci trovo l’attenzione per le persone: «Quel giorno Nicolina mentre si sta avvicinando alla fon- tana ha la sensazione di sentire in lontananza le voci gioiose dei ragazzi che stanno arrivando. E’ solo un attimo, una rapida percezione perché subito si vede un lampo in cielo accompagnato da un grande scoppio. La tragedia si consuma in località chiamata Vigna Leone. In un batter d’occhio i cinque bambini: Francesca Cristofa- nilli di undici anni, Domenico Mastrogiacomo di otto anni, Giuseppe Ciotolidi dieci anni, i fratelli Vincenzo e Giuseppe Di Pofi, rispettivamente di dieci e di dodici anni, rimangono per terra, su pochi metri quadrati, senza vita.»
L’orgoglio di appartenere ad una comunità viva e intelligente, attenta ai cambiamenti e, soprattutto ai diritti, si ritrova tutto in un articolo precedente a questa raccolta scrit- to nel lontano 1979 per la "Gazzetta ciociaria" dal titolo "Dal conte al contadino” in cui fra le altre cose, riporta notizie sulla più grande manifestazione contadina avvenu- ta a Ceccano il 5 maggio 1912 e che, «secondo me, - scrive -  anticipava l’espansione del movimento contadino in Ciociaria e precostituiva la vittoria delle liste contadine alla elezione comunale del 1914.» Non occorrono commenti per rendere evidenti i sentimenti di Loffredi.
Angelino Loffredi in tutti i suoi scritti, libri e articoli, fa una grande operazione verso la sua comunità. Semplicemente, testimonia un'operazione di memoria. Non vuole so- lo ricordare. Si ricorda un particolare, un colore, una casa, una strada. No, Loffredi fa molto di più. Costruisce Memoria.La Memoria è consapevolezza. E' attualità. E' ricostruire il come, il quando, il perché, cosa provavo e con chi? Darsi la Memoria è co- struire un rapporto fra persone, fra generazioni, fra strati sociali. Costruire la Memoria è consolidare le proprie scelte.

Forse sarà proprio per portare un attacco al grande patrimonio di cultura democratica ricevuto dalla seconda metà del 1900, che oggi c'è un gran lavorio per cancellarla?

Ignazio Mazzoli

Direttore di www.unoetre.it


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