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IL VOTO ALL’EUROPEE 2019 SOLLECITA UNA PARTICOLARE RIFLESSIONE
Il risultato nelle elezioni europee del 26 maggio 2019 ottenuto in provincia di Frosinone merita una particolare attenzione: destra e centrodestra raggiungono il 57,38% di voti mentre sinistra, centrosinistra e verdi arrivano a mala pena al 20%. Se rimaniamo nella statistica si tratta di cifre e differenze mai registrate, non è esagerato dunque ritenere che siano sconvolgenti.
Per le preoccupazioni emergenti e per gli oggettivi pericoli sia per la tenuta democratica e sia per l’avventurismo antieuropeo, che per motivi di spazio ora non affronto, credo che nessuno possa sottrarsi a dare un giudizio, affrontando le questioni aperte nel profondo della società riguardanti appunto le condizioni di vita generali e il destino di milioni di persone.
Preciso subito di non volermi lasciare trasportare da chi vuole bilanciare il risultato delle elezioni europee con la tenuta del sistema di alleanze del centrosinistra in provincia di Frosinone nelle elezioni comunali. Confesso, anche, che su questo risultato mi mancano dati essenziali per cui non mi sento sicuro nel dare un giudizio ben definito. A tale proposito mi accorgo, aldilà del solito e inconcludente trionfalismo sentito, di non aver letto alcuna analisi pertinente e rigorosa. Sono però convinto di un punto: è con il voto alle lezioni europee che i cittadini hanno voluto dare un segnale alle forze politiche. Il segnale per quanto mi sia indigesto mi sembra essere chiaro e nettamente penalizzante per le forze di sinistra e centrosinistra. Dice insomma che tante cose non sono andate.
Salvini si afferma ovunque, nella città di Frosinone supera il 43%. Non per merito della sua comunicazione, così come si prova ad affermare. Certo la comunicazione è importante ma i contenuti ritengo siano più decisivi. I contenuti, gli argomenti usati (che usa) da Salvini sono semplici e sempre pertinenti alle richieste ed alle aspettative dei cittadini. Altra cosa è ritenere, come ritengo, siano ingannevoli e non risolutivi.
L’altro aspetto da valutare riguarda quello " ideologico ", il pensiero profuso in ogni intervento: individualismo, egoismo e nazionalismo. Un corpo di idee che (ora) non sono estranee e nemmeno minoritarie nella società italiana e che viene da lontano. Come non ricordare la Lady di Ferro quando già nel lontano 1979 affermava che non esiste la società e le classi ma solo gli individui ? Seguito a ricordare le idee/ previsioni annuncianti che le disuguaglianze avrebbero favorito lo sviluppo, o l’impegno ad asciugare lo Stato per dare spazio al privato o addirittura la ricchezza indicata come Valore. Queste idee, mai decisamente contestate, hanno rappresentato la goccia che nel corso degli anni ha battuto continuamente sulla pietra dello stato sociale fino ad incrinarlo. Quante volte abbiamo sentito che le idee di solidarietà, uguaglianza, giustizia sociale appartenevano a cascami ottocenteschi? E siamo stati zitti, intimoriti ed altri sempre più consenzienti.
Stanno smantellando lo stato sociale, crescono le disuguaglianze, le povertà ed ora si stanno creando le condizioni di nuove e vecchie schiavitù. Oggi un grande economista francese Thomas Piketty ci allerta "L’ingiustizia favorisce i populisti " Certo favorisce i nazionalismi se le forze politiche e sindacali rinunciano a individuare il disagio, farlo proprio e andare a vedere le cause che lo provocano. Insomma non si individua il nemico e nemmeno come si vuole cambiare questa società.
I nemici agli occhi dei penultimi non sono i produttori di armi che nel mondo hanno creato 100 conflitti, portato morte, disperazione, costretto milioni di persone all’esodo. I nemici non sono coloro che hanno accumulato ingenti ricchezze finanziarie ma gli ultimi, gli emigranti e molto spesso diventa nemico il cassaintegrato o lo stesso collega di lavoro con il quale si apre una competizione per abbassare il salario, rinunciare a diritti conquistati e soddisfare così il padrone.
Il voto arrivato a Salvini non è solo quello urlato di Casalbruciato e di Torre Maura ma anche di tante, tantissime persone ragionevoli e silenziose che nessuno ha intercettato , di cui non si aveva alcuna traccia e delle quali ora in ogni momento si deve tenere conto.
Le forze di sinistra e di centro sinistra hanno di fronte una situazione difficile, non facile da modificare che impone comunque una ripartenza non basata sulle rituali , generiche e inconcludenti dichiarazioni di buona volontà ma la necessità di individuare contenuti di lotta che partano appunto dalla difesa degli ultimi. L’individuazione dei contenuti chiari, dopo aver scelto ceti e classe da sostenere, non è qualcosa di "divisivo" , così come si teme, ma al contrario unificante. Le divisioni fra partiti e dentro i partiti sono legate alla mancanza proprio di contenuti. Avere rinunciato agli obbiettivi di lotta riguardanti le questioni sanitarie, ambientali, il malfunzionamento della scuola pubblica, Acea, i temi dimenticati posti da Vertenza Frusinate hanno portato alla personalizzazione della politica, alla lotta fra uomini e fra correnti legate ai personaggi di turno.
Il catastrofico risultato elettorale delle forze di sinistra e di centrosinistra sono direttamente legate alla rinuncia a individuare obbiettivi e lotte da portare avanti al prevalere di forme attendisti che, aver civettato con la Confindustria, non aver indicato gli industriali avvelenatori della Valle del Sacco. Non basta infatti dichiararsi di sinistra, sventolare un drappo rosso, alzare qualche pugno chiuso, ricordare Berlinguer e fare qualche dichiarazione di principio a difesa della Costituzione perché i cittadini giudicano sulla base dell’agire politico quotidiano e sulla coerenza degli atti e delle posizioni . E’ stata questa rinuncia , tale assenza che ha scavato il fossato fra partiti e popolo. E’ attraverso questo vuoto che è passata la sconfitta.
Angelino Loffredi
4 giugno 2019