Menu principale:
Lucia Fabi Angelino Loffredi
CECCANO CON GLI OPERAI DEL SAPONIFICIO ANNUNZI AT A
1951 -
Le foto di copertina sono tratte dall’ a rchivio fotografico de "l’ unità"
All’operaio Luigi Mastrogiacomo caduto in difesa dei diritti del lavoro
Prefazione
di Domenico De Santis e G uido T omassi
A 51 anni dalle lotte sostenute dai lavoratori del saponificio Annunziata di Ceccano, per vedersi riconosciuta una giusta r etribuzione e condizioni di lavo r o dignitose, Lucia Fabi e Angelino Loff r edi hanno ricostruito con dovizia e particola r e documentazione quella battaglia politico-
Per questo motivo lo Spi CGIL e la Sgil di F r osinone, in occasione della festa p r ovinciale dei diritti e della libertà che si terrà a Ceccano, hanno voluto pubblica r e questo scritto.
L ’occasione che ci dà questa pubblicazione è unica: rico r da r e le conquiste sindacali che in molte ci r costanze, come in questa, sono costate la vita dei lavoratori, come accadde a Luigi Mast r ogiacomo caduto il 28 maggio del
1962 sotto il fuoco dei carabinieri impegnati imp r opriamente a r eprime r e la pacifica p r otesta dei lavoratori cont r o la di r ezione aziendale.
Una memoria storica da rico r da r e e conserva r e per il futu r o, utile a impedi-
Segretario generale della c dl CGIL di Frosinone
Segretario generale dello
Spi CGIL di Frosinone
c apitolo primo
LA FORZA E LA RAGIONE
L ’occasionale visitatore che arriva a C eccano percorrendo la statale via g aeta incontra sulla riva sinistra del Sacco, fra il ponte sulla ferrovia e quello sul fiume, un grande opificio industriale appartenuto all’holding a nnunziata(1), dall’aspetto grigio e cadente, inattivo da 14 anni. Di fronte è stato eretto nel
2001 , sindac o Maurizi o C erroni , i l monument o i n onor e d i Luig i Mastrogiacomo, operaio del saponificio A nnunziata, opera dello scultore ceccanese A ntonio G reci.
In seguito alla dichiarazione di fallimento, quello che fu parte di un impero economico è ora sotto la gestione di un commissario liquidatore che da anni sta provvedendo a vendere pezzi e materiale vario per recuperare liquidità e fronteggiare così le richieste dei creditori.
O ggi tutta la zona limitrofa risulta essere una delle più inquinate della pro-
CALCIO ED ELEZIONI
A lla luce di documenti, testimonianze e ricordi personali proveremo a raccontare gli avvenimenti più importanti che nel corso degli anni accaddero fuori e dentro la fabbrica, so f fermandoci non solo sul rapporto fra direzione aziendale e lavoratori dipendenti, ma anche sul ruolo svolto dalla popolazione ceccanese che fu sempre a fianco degli operai. U na comunità che non voltò mai lo sguardo, anche se non mancarono momenti di oblio per la condizione degli operai, come ad esempio quando la squadra di calcio esercitò su di essa una totale attrattiva prendendone completamente ogni attenzione.
V oluta e finanziata dalla direzione aziendale, riportava sulle maglie dei cal-
1951/52 tale squadra, per il talento dei giocatori, esercitò un richiamo magne-
La città di C eccano visse un momento di grande euforia per via delle entusiastiche notizie riportate anche dai giornali nazionali, esaltata la domenica pomeriggi o da i virtuosism i d i C laudi o G abriele , dall a intelligenz a d i G uadagnoli , dall a class e d i C asavecchi a e dall a generosit à d i T itt a G iovannone.(2)
La squadra non solo stravinse nel campionato ma riuscì a fronteggiare degna-
Le sue vittorie incantarono il paese, tanto da far dimenticare a tutti che gli operai in fabbrica erano senza sindacato.
U n momento magico (per il commendatore), una vera luna di miele con la città! Ma l’ingordigia causa sempre brutti scherzi. il 25 e 26 maggio 1952 si votava per le elezioni comunali e per quelle provinciali, pertanto egli, con un manifesto minaccioso, di f fidò i ceccanesi dal votare per i socialcomunisti, in caso contrario avrebbe spostato la squadra in un altro paese, probabilmente a Sora. Fu un fulmine a ciel sereno. Ma vediamo come si svilupparono gli avvenimenti successivi.
Si votava in Italia per la prima volta per eleggere i c onsigli provinciali e la provincia di Frosinone venne divisa in 20 collegi mentre gli eletti dovevano essere trenta. il sistema uninominale prevedeva l’elezione del candidato vin-
Al c onsiglio provinciale di Frosinone, nel collegio di C eccano, i candidati erano quattro ma coloro che potevano sperare di essere eletti erano due: Luigi igi, direttore dell’ospedale psichiatrico di C eccano, sostenuto dalla D c , e Luigi Begozzi, socialista, dal 1948 professore di Storia e Filosofia presso il liceo T urriziani di Frosinone, amato dagli studenti e stimato dai colleghi, che con il simbolo "vanga e stella" sulla scheda elettorale rappresentava i comu-
Per il c onsiglio comunale si votava dopo più di due anni di presenza in ammi-
Il PCI era apparentato con il PSI, mentre la D C lo era con il PSDI. il MSI si presentava da solo. L ’aspetto curioso era rappresentato dal fatto che la D c presentava come candidato a sindaco il generale dei carabinieri a ngelo c erica, senatore, originario di A latri ma senza alcun legame con la città di C eccano. il P c i presentava V incenzo Bovieri, figura conosciutissima e stimata , già sindaco della ricostruzione dal 1944 al 1946.
Il generale C erica, al contrario, era distaccato e altezzoso: ai sostenitori democristiani che lo accompagnavano non chiedeva mai notizie sulle condizioni di vita degli abitanti della contrada ove si apprestava ad incontrare gli elettori, e la sua attenzione, forse per deformazione professionale, era rivolta solamente alle distanze dal centro urbano e alle quote altimetriche del luogo dove si trovava.
La campagna elettorale si svolgeva quando la squadra di calcio "Annunziata"
vinceva il proprio girone, imbattuta e al massimo della popolarità.
Nel corso della stessa il professor Begozzi conquistò immediatamente gli animi dei cittadini. Possedeva un linguaggio pacato e accessibile a tutti, una miscela di giustizia sociale e rassicurazioni cristiane. il lunedì mattina, men-
A lle 19, sempre di lunedì, il professor Begozzi mentre si trovava nella sarto-
Lo scrutinio per le elezioni comunali invece andava avanti a rilento, l’esito era incerto, ma per tutti il segnale esplicativo consisteva nello spettacolo piro-
i fuochi non si sentirono; al contrario, la mattina del martedì, al so r gere del sole, dall’alto del serbatoio comunale si vide sventolare una bandiera rossa. Fu il segnale della vittoria che il fontaniere Luigi G iovannone regalò al popolo della sinistra.(5)
Il 21 giugno 1952 il comunista V incenzo Bovieri,(6) sostenuto dai consiglieri comunali comunisti e socialisti venne eletto sindaco. Fra i 10 eletti nel grup-
Il parco giocatori improvvisamente si trovò ingrossato da presenze di atleti provenienti dal nord Italia. Il dialetto sentito lungo le strade cittadine e all’in-
La squadra non avanzò in IV serie, come auspicato da tutti, ma si qualificò solamente al secondo posto, preceduta dall’avversario di sempre: il Sora.(8)
il 7 e 8 giugno 1953 si tennero le elezioni politiche che riconfermarono la D C primo partito in Italia e a C eccano, mentre le sinistre, P CI e PSI, a livello nazionale ottennnero un milione e mezzo di voti in più rispetto al 1948. A C eccano la D C arretrò notevolmente (-
LA RAPPRESAGLIA
La grande avanzata socialcomunista a C eccano e in Italia, la sconfitta della legge tru f fa, la sorprendente elezione del rappresentante dei contadini a ngelo c ompagnon i( 1 1) alla c amera e l’amministrazione comunale guidata da una giunta socialcomunista indubbiamente davano il senso del cambiamento e sollecitavano atti di coraggio. Nel mese di luglio si manifestò un certo fermento all’interno del saponificio: finalmente un tentativo di portare la rappresentanza sindacale mediante la commissione interna, dentro l’opificio. Romolo Battista, figura popolare, rispettata, dotata di un certo carisma, ne fu il protagonista. E’ opportuno ricordare che veniva chiamato "il capitano" per il ruolo svolto nella squadra calcistica locale prima e dopo la guerra. I noltre era stato capopartigiano di una delle bande operanti a C eccano e in quel luglio del 1953, come abbiamo anticipato, era consigliere comunale, secondo degli eletti, dopo Bovieri, nella lista del P c i .
Battista con l’on. C ompagnoni, deputato e segretario provinciale della CGIL , avviò tutte le iniziative necessarie per far entrare il sindacato in fabbrica. V ennero stabiliti contatti ed emersero concrete disponibilità. Si individuarono anche le persone che dovevano essere candidate alla elezione per la commissione interna.
Quando ogni cosa sembrava definita la mattina del 22 luglio la direzione aziendale annunciava i licenziamenti di 1 1 persone: otto uomini e tre donne. U na vera rappresaglia! Sicuramente c’era stata una so f fiata perché le persone colpite erano tutte coinvolte nell’iniziativa sindacale. Fra queste oltre a Battista anche persone che negli anni successivi caratterizzeranno la loro vita con un forte impegno politico: Betto T omassi, G iovanna Palermo, G ino T omassi, G aspare Maura, Marcella Mattone, Paolo D’ A velli, Roberto C iotoli, Rosaria Bibi.
L ’atto padronale risultò arrogante: undici persone, otto delle quali con fami-
A ltre iniziative si svilupparono: la sera stessa del 23 la giunta comunale esa-
Il c onsiglio comunale di C eccano nel pomeriggio del 30 luglio, pur convocato per approvare il bilancio, trovò il tempo per discutere i licenziamenti e formare una delegazione per incontrare il commendatore. N ella stessa seduta il democristiano Francesco Battista con toni duri criticò il sindaco per non aver convocato nei giorni precedenti il c onsiglio stesso.
L ’incontro con A nnunziata si tenne dopo le ore venti ma i modi bruschi e sprezzanti dello stesso confermarono la volontà di mantenere i licenziamen-
Il giorno successivo tutti i commercianti ceccanesi raccolsero la sollecitazio-
Nel riportare gli atti intrapresi per difendere i lavoratori eme r ge l’assenza in tutte queste occasioni della CISL e della UIL, e nemmeno siamo riusciti a conoscere le loro posizioni. E’ evidente che la scissione avvenuta nel 1948 ancora pesava e incideva duramente.
Il 3 agosto la CGIL , forte di un consenso esistente fuori dalla fabbrica e rilevato che il padrone era irremovibile, non ebbe altra scelta che proclamare lo sciopero aziendale.
U na scelta temeraria che si dimostrò fatale: tutti gli operai al suono della sirena entrarono in fabbrica, anzi qualcuno si avviò al lavoro prima del segnale d’ingresso .(15)
La paura purtroppo, aveva avuto il sopravvento sul coraggio e sulla determi-
ritirandosi dalla vita pubblica e lo stabilimento si appresterà, inevitabilmente, ad essere chiamato "terra senza legge".
L ’ A V V OC A T O GIUSEPPE AMBROSI
Il commendatore riuscì a mantenere il dominio all’interno del saponificio ma non fermò importanti iniziative di contestazione che lasciarono il segno fra l’opinione pubblica c ittadina e videro l’epicentro nell’amministrazione comunale di C eccano. Sin dal giorno della sua elezione a consigliere comunale l’avvocato G iuseppe A mbrosi,(16) primo degli eletti nella lista socialista, caratterizzò la sua iniziativa amministrativa sollecitando l’apertura di un contenzioso fiscale contro la SpA A nnunziata.
A tale proposito deve essere evidenziato un precedente contenzioso aperto dal commissario prefettizio, Felice Franco, verso la ditta A nnunziata che attraverso un concordato relativo agli anni 1950-
Secondo l’ A mbrosi, A nnunziata non pagava in modo corretto l’imposta di fabbricazione.
L ’imposta sulle industrie, commerci, arti e professioni era prevista dalla legge
1075 del 1931 e successive modifiche del 1937 e del 1945, quest’ultima attra-
Il consigliere Ambrosi, in base ai documenti a sua disposizione, metteva in discussione la veridicità del reddito netto dichiarato e quindi dei bilanci del-
Per quanto riguarda il secondo aspetto, ambrosi prendeva in esame le pressa-
Si trattava di una somma importante che avrebbe sicuramente risolto i tanti problemi del comune.
Non si riuscirà mai a verificare l’esattezza dei calcoli ipotizzati dall’avvocato. Indubbiamente il metodo usato era molto approssimativo, privo di variabili contabili. Lo stesso non solo accusava la Spa annunziata di evasione fiscale ma anche il sindaco Bovieri per essere “abulico e inerte”, arrivando ad affermare qualche volta, a seconda degli interlocutori che aveva di fronte, che il sindaco aveva compiti ispettivi e competenze per promuovere indagini. Cosa non vera. Pur di polemizzare con i suoi colleghi di partito e alleati, fingeva di non sapere che la competenza apparteneva alla polizia tributaria. Ambrosi esplicitamente parlava di una grande evasione fiscale e lo faceva in modo continuo, quasi ossessivo, e continuò a farlo per lungo tempo. Esaminava e commentava i bilanci annuali del 1952-
Frenetico e privo di inibizioni, scrive a riguardo tre opuscoli che divulga nel paese. Il primo di questi lo distribuisce con una eccezionale teatralità duran-
finanza di Frosinone…. Per conoscere se nei confronti della SpA Annunziata, accusata di alterazione e falsità nella denuncia del reddito si sia iniziata e condotta una perizia tecnica fiscale da parte della polizia tributaria e in caso negativo, se non vedrebbe l’opportunità di dare vita a tale iniziativa”.
Una seconda interrogazione viene inviata al ministro degli interni per sapere se e come il prefetto di Frosinone sia intervenuto nella questione relativa alle infrazioni tributarie che sarebbero state commesse secondo una documentata denuncia di un consigliere comunale di Ceccano, dalla Spa Annunziata. Della prima interrogazione non conosciamo la risposta ricevuta dall’on Almirante. La risposta alla seconda è lunga, formale, tendente a riportare solamente che il prefetto di Frosinone non ha ricevuto l’opuscolo scritto dall’avvocato Ambrosi.(21)
E’ sconcertante il modo di agire di due ministri che eludono un tema che avrebbe meritato più attenzione.
E’ vero che Ambrosi esagera nella polemica con il comune addossandogli compiti non previsti, ma il dato vero è che attorno a una questione così importante non abbiamo riscontrato una particolare determinazione a imboccare un percorso politico e amministrativo di vera conoscenza.
E’ probabile che il sindaco Bovieri e la sua maggioranza fossero intimoriti dal rischio di delocalizzazione degli impianti o che non volessero spaventare la comparsa di nuovi interessi industriali nel territorio ceccanese. Non escludiamo tale ipotesi perché nella seduta del consiglio comunale del 18 ottobre 1952 Ambrosi affermava che nel mese di luglio, alla vigilia di un consiglio comunale dove si doveva discutere della sua mozione, riguardante appunto l’imposta relativa alla Spa annunziata, nella sua abitazione aveva ricevuto la visita di quattro compagni di partito che lo avevano sconsigliato a tenere un atteggiamento ostile perché avrebbe allarmato una industria tessile che in quel periodo aveva intenzione di investire a Ceccano(22). Non abbiamo trovato, infine, richieste in Parlamento avanzate da comunisti e socialisti tendenti a sollecitare ai ministri competenti interventi che andassero in direzione di un accertamento tributario.
Ambrosi, oltre a sollevare questo contenzioso con Annunziata, esterna le stesse motivazioni anche nei confronti della BPD di Bosco Faito e del Tabacchificio Rossi, in misura però, notevolmente minore, con poca precisione e scarsa continuità.
Ambrosi, insomma, rappresenta il personaggio che in questi anni manterrà alta l’attenzione sul saponificio Annunziata ma attorno a lui si creò un silenzio assordante. Oltre al tema dell’evasione fiscale sulla tassa di produzione si batterà anche per il mancato pagamento statale della tassa di concessione per il prelievo dell’acqua dal fiume Sacco, per il mancato bacino di decantazione perché le acque reflue danneggiano la salubrità dell’acqua e mettono a rischio la vita della fauna ittica, e per la mancanza di deodoranti in grado di eliminare o di coprire il cattivo odore che si riversa sulla città(23).
Pur avendo aperto il comune di Ceccano delle vertenze giudiziarie perché Annunziata non paga correttamente la tassa sui cartoni e il consumo di acqua, l’Ambrosi, non soddisfatto, continua ad inveire sul sindaco e sulla giunta.
Il consigliere comunale Francesco Battista, della Dc, in una seduta consilia-
TACI, IL NEMICO TI ASCOLTA!
La squadra di calcio “Annunziata” rimase un punto di attrazione per gli spor-
Improvvisamente, poco prima della fine del campionato 1956/57, il commen-
La lega calcio fu costretta a nominare un commissario straordinario alla guida della squadra ceccanese. in questa fase terminale, visto che i calciatori semi-
Insomma “sor Antonio” con il calcio ci rimetteva e la pubblicità che ne rice-
La città rimase priva di ogni coinvolgimento sportivo. il campo sportivo, privo del custode e non riconsegnato tempestivamente al comune, fu privato delle strutture: finestre e spogliatoi divelti, porte e infissi scardinati e rubinet-
In questo modo inglorioso finì il calcio a Ceccano. Ma il conflitto sociale dentro l’azienda, anche se sordo, rimaneva sempre aperto. Nell’estate del 1957 si manifestarono tre iniziative separate ma convergenti, volte a denunciare sia il tema dell’evasione fiscale (e altri aspetti del contenzioso rimasti aperti con il comune) sia il clima di paura e la mancanza di diritti all’interno della fabbrica. Da una parte si muoveva l’avvocato Ambrosi, dall’altra Giuseppe Bonanni, consigliere comunale e federale del MSI che con una certa regolarità faceva comizi in piazza stigmatizzando la condotta antioperaia di Annunziata, la questione delle tasse non pagate al comune e lo spostamento della residenza a Cortina d’Ampezzo. Infine CGIL e CISL, finalmente unite, con Compagnoni e Sferrazza ricordavano la grave situazione di arretratezza e sfruttamento in cui si trovavano operaie e operai.
Intanto dalla metà del 1956 presso l’amministrazione comunale(26) non esiste-
All’interno della maggioranza erano presenti due dipendenti di Annunziata, Domenico Forte e Paolo Basile, che nello stabilimento ricoprivano importantissime funzioni: il primo, ex maresciallo della Finanza in pensione, esperto di fisco; il secondo, responsabile della produzione. Forti del loro ruolo condizionarono l’amministrazione perché pur in presenza di certe iniziative la stessa rimase inerte e indifferente.
E’ in questo periodo che la città accumula insofferenza e rancore verso una persona che pur dando occupazione non seppe legarsi mai ai ceccanesi, preferendo rimanere estranea alla città.
I deputati comunisti Silvestri e Compagnoni, invece, portarono in Parlamento l’assenza di diritti sindacali nella fabbrica, il mancato riconoscimento delle qualifiche, l’anomalia degli abiti da lavoro con marchio reclamizzante il saponificio Annunziata ma acquistato dai dipendenti, il mancato pagamento di indennità di turno, l’inesistenza di forme di prevenzione contro l’ambiente lavorativo nocivo alla salute. Aspetto quest’ultimo veramente inquietante, considerato che il saponificio era una fabbrica chimica con alto indice di pericolosità. Durante il periodo autunnale il ministero del Lavoro, sottoposto a tante pressioni, mise in azione l’ispettorato del Lavoro che, finalmente, si mosse per ispezionare, verificare e sentire i dipendenti.
A dicembre, prima di conoscere gli accertamenti o la relazione ufficiale, vengono licenziate e gettate sul lastrico, cinque operaie: Giuseppa Mastrogiacomo, Annunziata Carlini, Maria Giuseppa Loffredi, Maria Dal Monte e Giuseppa Abbate.
L’unica colpa è stata quella di aver descritto agli ispettori la drammatica con-
Nella discussione alla camera del 4 febbraio 1958(28) il sottosegretario Repossi rispondendo a una interrogazione posta dagli onorevoli Silvestri e Compagnoni afferma “risulta che le condizioni di lavoro nell’azienda non si svolgono in effetti nel migliore dei modi” che la società “aveva fissato alle lavoratrici, impiegate a squadre un quantitativo minimo obbligatorio di pro-
Certo era importante che il ministero, per i tempi che correvano, riconosces-
capitolo secondo
ANTONIO ANNUNZIATA
La prima considerazione da fare, quando parliamo di Antonio Annunziata, è quella di precisare che non era di Ceccano ma di Sora; la seconda riguarda l’appartenenza a una famiglia che di mestiere produceva sapone.
Il nonno Michele, infatti, già nel 1890 aveva avviato un’attività artigianale per la produzione di sapone da bucato. Tale attività all’inizio del 1900 veniva portata avanti dal figlio Luigi insieme alla moglie Maria Muscella.
Luigi, per tanti anni, con il suo carrettino faceva il giro dei macellai di Isola del Liri e di Sora per raccogliere il grasso necessario alla produzione. Era un’attività dura e dai non facili guadagni. In tale realtà piena di tantissimi sacrifici nasce nell’ottobre 1906 Antonio Annunziata. non ha un’infanzia né un’adolescenza allegra. Trascorre le giornate dentro l’opificio a lavorare e impadronirsi del mestiere, seguendo attentamente il lavoro del padre apprez-
Antonio a 17 anni è in condizioni di dirigere l’opificio, forte dell’esperienza acquisita sul campo. Non è una leggenda metropolitana quella che ci rappre-
L’acquisto di una moto Guzzi potrebbe lasciar pensare alla realizzazione di un’aspettativa, alla realizzazione di un sogno. Sicuramente significava anche questo ma va ricordato che con la stessa egli faceva il giro dei lavatoi del cir-
Con il passare degli anni la quantità della produzione cresceva e nel 1929 arrivava a 6 quintali al giorno, mentre il numero degli operai saliva a quindici. L’attività aveva quindi bisogno di un sito diverso e migliore e la scelta cadde su Ceccano perché centrale alle grandi linee di comunicazioni ferroviarie e stradali.(1)
L’ARRIVO A CECCANO
Il terreno scelto è situato sulla riva sinistra del Sacco. nell’atto notarile stipu-
gli anni successivi dimostreranno che tale scelta era stata molto oculata.
Nel giugno dell’anno successivo, la signora Paliani per 45 mila lire rivende tutta la proprietà al marito, Antonio Annunziata. in questo periodo l’insieme del sito dove verranno collocati i nuovi macchinari, è di soli 5.000 metri quadrati ma rappresenta l’inizio di un lungo e travolgente sviluppo. il 6 giugno 1938, infatti, Annunziata acquista da Felice Peruzzi e Maria Liburdi, per cinque mila lire altre 62,80 are di terreno poste a confine di proprietà. L’ espansione sarà graduale fino ad arrivare complessivamente a 50.000 metri quadrati, di cui 30.000 coperti.
Intanto a novembre dello stesso anno si costituisce la Società anonima Stabilimenti annunziata. Il capitale sociale è di 250.000 lire di cui 240.000 quote appartengono ad Antonio Annunziata mentre le rimanenti 10.000 vengono equamente distribuite tra Giovanni Battista Paliani, suo cognato, ed Enrico Carbone, amico e collaboratore. La sede della società viene stabilita in Roma, via di Villa Massima, 4.
In quel periodo gli operai in attività risultano essere 100, la produzione gior-
L’INESAURIBILE ESPANSIONE
Il 7 giugno 1948 la società anonima S.a.S.a. si trasforma in Spa Annunziata con aumento del capitale a 4 milioni, inoltre vengono ampliati gli impianti e “strutturata una nuova fitta rete di distribuzione e vendita con l’obiettivo finale di aprire un deposito di proprietà in ogni capoluogo di regione italia-
E’ in questo periodo che Annunziata decide di investire nella modernizzazione di tutti gli impianti.
Il 1949 può essere considerato l’anno dell’avvio dell’innovazione che si avva-
1.200 q. la produzione giornaliera di sapone e a 15.000 quintali annui quella di glicerina.
Viene aumentato, inoltre, il capitale sociale elevato prima a 90 milioni, poi a
500 milioni e infine ad un miliardo. La ripartizione azionaria rimane salda-
“Nel 1959 la Spa Annunziata occupava circa 500 operai, artefici di una pro-
I figli, Luigi, responsabile amministrazione e vendite, e Pasquale, responsa-
Si ricorda che così come all’inizio dell’attività Antonio Annunziata con la sua moto Guzzi si recava nei lavatoi a regalare il proprio sapone per pubblicizzarlo, anche nei periodi successivi adotterà qualcosa di simile: i suoi rappresentanti si recheranno nei nuovi punti vendita e lasceranno ben in vista, a disposizione della clientela, confezioni gratuite di sapone.
I propri dipendenti lo ricordano come una persona inesauribile dal punto di vista del vigore fisico. ogni mattina di buon’ora si recava a piedi dalla sua villa alla fabbrica dove trascorreva gran parte della giornata, e non mancava-
Nel 1967 fu insignito dal Presidente della Repubblica dell’ordine dei cavalieri del Lavoro. Certamente un’alta onoreficenza, ma la sua identificazione rimaneva con la sua fabbrica. nel 1993 anche il figlio Pasquale venne insignito di tale onoreficenza per avere costituito “nel 1990” la Annunziata France “per la commercializzazione oltralpe delle produzioni importate dall’Italia. Successivamente ha acquisito le Papeteries de Buxeult e le Papeteries di Vaucluse”.(8)
Quando il 23 settembre del 1984 Antonio Annunziata muore, da dieci anni sono terminati i grandi conflitti di lavoro. Dopo un’occupazione del saponificio durata 100 giorni, per tutta l’estate del 1974, che vede una manifestazione nell’interno dello stesso con il ministro del Lavoro Bertoldi e conclusasi da parte del cavaliere con l’accettazione delle proposte sindacali, il rapporto con le organizzazioni dei lavoratori diviene fisiologico e realistico, senza più sfide viscerali.
In occasione della sua morte non volle grandi celebrazioni, non accettò riti spe-
capitolo terzo
IL PRIMO SCIOPERO
Il 1961 è ricordato come l’anno della costruzione del muro di Berlino e dei primi cosmonauti che conquistano lo spazio (Gagarin, Shepard, Titov).
In Italia è l’anno in cui il Prodotto interno Lordo (PIL) raggiunge un indice mai più ripetuto (+8,3%).
Ma non era tutto oro quello che brillava. Da quell’eccezionale risultato emer-
Viaggiano in vecchie locomotive a carbone, in carrozze di legno, fredde d’in-
Costoro nei cantieri edili aderiscono al sindacato. Vedono direttamente il conflitto, non molto diverso da quello conosciuto a Ceccano attraverso le lotte agrarie guidate dalle Leghe contadine sin dall’inizio del secolo.
Partecipano alla vita sindacale, aderiscono agli scioperi e ad altre manifesta-
I pendolari ceccanesi, la mattina, quando il treno procedeva in ritardo ed erano certi di aver perso la giornata di lavoro, subito dopo le stazioni di Colleferro o di Valmontone annunciavano “A terra”. Quel grido rappresentava una chiamata alle armi, quasi un inno di battaglia. gli edili e altri pendo-
e accompagnato i giornalisti e, qualche volta, gli stessi poliziotti negli scompartimenti, l’occupazione dei binari terminava. il giorno dopo la notizia veniva riportata dai giornali e qualche parlamentare interrogava il Ministro in carica.
In verità i risultati ottenuti non furono corrispondenti all’impegno profuso e oggi, purtroppo, bisogna riconoscere che la condizione del passeggero è ancora più disagevole.
Al comune di Ceccano, dopo cinque anni di giunta centrista, nel mese di marzo dopo mesi di trattative si raggiunge un faticoso accordo per formare una giunta di centro-
Nella seduta consiliare del 21 marzo 1961 però la componente andreottiana che fa riferimento a Luigi Piroli non si presenta in aula. e’ una scelta sorpren-
Sempre a Ceccano, della magica squadra calcistica “Annunziata” ri-
A livello nazionale è in attività il 3° governo Fanfani. Dopo i gravi fatti accaduti nei mesi di giugno e luglio del 1960 a Genova, Reggio Emilia, Roma, Palermo, Licata e in altre città il grande movimento di popolo ha determinato la caduta del governo Tambroni e il suo tentativo autoritario. Dal 27 luglio 1960 Amintore Fanfani guida un monocolore democristiano che gode dell’appoggio esterno del PSDI, PRi, PLI e dell’astensione del PSI. E’ il governo delle “convergenze parallele” preparatorio alla nascita del governo di centro-
E’ un momento di grandi aspettative, le raffigurazioni che la politica dà ai cittadini italiani parlano di un “benessere dietro l’angolo” ma anche della necessità di essere nella “ stanza dei bottoni”.
La Dc dal 13 al 16 di agosto del 1961 tiene un significativo convegno a S. Pellegrino, in provincia di Bergamo. Deve servire a porre le basi per il pro-
IL SAPONIFICIO
Se questo è il contesto generale e cittadino, se la scienza porta l’uomo nello spazio, l’economia è in piena espansione e il quadro politico è in movimento, la questione del saponificio annunziata rimane sempre dominata dall’arbìtrio e dall’arretratezza. Sono passati, infatti, otto anni dal licenziamento degli undici dipendenti; ne sono trascorsi tre da quando furono licenziate le cinque donne colpevoli di aver illustrato agli ispettori del ministero del Lavoro le drammatiche condizioni di lavoro, e la situazione è rimasta immobile, potremmo dire “normalizzata”.
Solo nel 1959 era circolato un volantino della CGIL che ricordava le terribili condizioni interne. il commendatore, odiato e temuto, in quel momento rappresentava veramente l’immagine dell’onnipotenza. Il suo potere, per i sostegni governativi di cui godeva, era tanto rafforzato che nel 1960 inventò un sindacato tutto padronale quasi a dimostrare di avere un sostegno operaio. a luglio del 1961 fece presentare una lista per le elezioni della commissione interna. Si prospettava, dunque, un voto con lista unica, utile per tacitare gli avversari politici e per dimostrare che in fabbrica esistevano le libertà sindacali.
Quando tutto sembra procedere secondo i piani aziendali avviene l’imprevi-
Improvvisamente sembra che i lavoratori del saponificio stiano cambiando. Mostrano coraggio e tempismo.
Ma i mezzi a disposizione di annunziata sono infiniti, di fronte alla inaspet-
A tanti anni di distanza è per noi difficile riportare in maniera precisa quanto avvenne all’interno degli uffici. Sicuramente un misto di rabbia e di sconcerto si scatenò fra i fedelissimi del commendatore, che ritenevano di aver preparato un piano perfetto. Possiamo anche immaginare i tentativi di scaricabarile fra gli stessi. Quello che possiamo scrivere, invece, è che tre candidati su sei della lista CISL ritirano la loro partecipazione alle elezioni.
Fu un colpo durissimo. Luigi Santodonato ricorda che dopo qualche ora dalla notizia, insieme con il segretario provinciale della CISL, Nicola Sferrazza e Osvaldo Rocca varcarono il portone della questura di Frosinone per presentare una denuncia riguardante l’avvenimento.
Si trattò di una risposta tempestiva ma fra gli operai incominciò ad aleggia-
Il voto degli operai e degli impiegati fu stabilito per il 9 di agosto. Una data decisiva, importantissima. il giorno precedente per i dirigenti sindacali e per tutti gli operai coinvolti fu drammatico, caratterizzato da una serie ininterrot-
FINALMENTE SI VOTA
Il 9 agosto del 1961, giorno designato per la votazione nella fabbrica, rappre-
Le elezioni per la commissione interna, pur in un clima teso, si tennero con regolarità, senza litigi o contese fra le parti in campo. Vi fu una particolarità che merita di essere ricordata: prima di arrivare al seggio elettorale gli operai in servizio erano stati sollecitati a passare nell’ufficio del personale per rice-
Il giorno successivo alle elezioni, la CISL provinciale compilò un comunicato dai toni veramente discutibili. il filo conduttore si sviluppava attorno a questo ragionamento: a causa degli abusi padronali, dei licenziamenti e delle discriminazioni gli operai “hanno condensato il loro profondo malcontento in un preciso orientamento politico a favore del partito comunista”. Fatta questa discutibile premessa, le idee diventano più chiare “la pentola compressa del dispositivo aziendale prepara la cottura di successi elettorali politici e amministrativi” e per raggiungere tali fini viene che “induceva la CGIL a non turbare i sistemi arbitrari della Società Annunziata”(4).
Il comunicato preparato a Frosinone da persone distanti anni luce dalla realtà cittadina e di fabbrica, dunque, arrivava ad accusare la CGIL di aver fatto in tutti gli anni precedenti il gioco delle parti: licenziamenti, selezioni degli assunti sulla base delle idee politiche poiché tale repressione portava sempre secondo la CISL, automaticamente più voti al PCI. Non sappiamo su quali riferimenti elettorali poggiasse tale teorema, noi ci limitiamo a mettere in evidenza dati che a riflettere bene si commentano da soli. Alle elezioni comunali del novembre 1960 la DC, seppur divisa in due liste, ottenne 14 consiglieri comunali, il PCI 8, il PSI 7, il MSI 1. Nel giorno del voto per eleggere la commissione interna l’amministrazione comunale, sindaco Vincenzo Bovieri, come abbiamo già scritto, era diretta da una precaria coalizione di sinistra che aveva il sostegno solo di 15 consiglieri su trenta. Ricordiamo invece che nella lista democristiana era stato eletto, così come nel 1956, un’influente dirigente del saponificio, Paolo Basile, ovviamente con i voti operai.
Il comunicato solo velocemente coglieva il significato nuovo e dirompente del voto: quando affermava “questa consultazione rappresenta l’inizio della vita sindacale nell’Azienda Annunziata” era un’osservazione necessaria per iniziare a progettare il futuro, ma veniva immediatamente mutilata da altre considerazioni quali “la CISL esce con la consapevolezza di aver ottenuto 71 voti qualitativamente sindacali” mentre i 275 ottenuti dalla CGIL esprimeva-
La gravità del documento stava nel contrapporre i due sindacati: la contro-
ORA SI PROVA A DISCUTERE
Fortunatamente però, i giorni successivi alla elezione della commisione inter-
I contatti fra gli operai e i membri della commissione interna e le relative organizzazioni sindacali divennero frequenti e condotti alla luce del sole. Con il trascorrere dei giorni la protesta e la rabbia si trasformavano in proposte, in una piattaforma rivendicativa comprendente otto punti che a metà del mese di settembre venne definita in tutti i particolari. Gli otto punti chiedevano:
-
-
-
-
-
-
-
-
A questo punto si deve spiegare in cosa consisteva il lavoro delle donne addet-
in questo stesso reparto attraverso un telaio mosso manualmente si spostava-
Bastava un attimo di disattenzione o un cattivo funzionamento dell’ingra-
Ma le donne erano addette anche allo spostamento del telaio, perché dopo il taglio, i pezzi dovevano essere portati negli essiccatoi per perdere acqua e umidità, altre volte erano costrette a sostituire la funzione del portacarichi inefficiente o fermo, altre volte ancora in gruppi di tre o quatto dovevano spo-
Attorno alla piattaforma rivendicativa si era creato consenso. gli stessi rap-
Il 22 settembre le parti si incontrarono presso l’ufficio provinciale del Lavoro di Frosinone, diretto dal ragioniere Sechi. Era la prima volta che avveniva una trattativa, ma il commendatore non vi partecipò e preferì farsi rappresentare da Francesco Galella, segretario dell’unione industriali di Frosinone, convinto (forse) che gli operai fossero interlocutori deboli e incapaci di fronteggiare un confronto tecnico-
A fronteggiare Galella c’erano Osvaldo Rocca, Benedetto De Santis, Giuseppe Di Piazza, Angelo Roma, indubbiamente persone modeste che presentavano qualche difficoltà ad esprimersi in perfetto italiano, ma capaci di parlare con chiarezza ogni volta che la discussione verteva sulla organizzazione della fabbrica, collaborando in questo modo con Giuseppe Malandrucco rappresentante della CGIL e Nicola Sferrazza, rappresentante della CISL.
nel constatare che la rappresentanza sindacale era perfettamente informata dei problemi, Galella fu spesso costretto a telefonare in azienda per chiedere istruzioni. La discussione iniziata sin dal primo mattino, a causa delle incer-
Dopo 18 ore di discussioni l’incontro terminò con un nulla di fatto: l’azienda non accolse alcun punto, rispondendo solamente con netti dinieghi.
Di fronte a tale sfida per i lavoratori non esiste altra strada che lo sciopero. Annunziata lo sa e forse è ciò che va cercando. Uomo di grandi sfide, sempre vinte, ricerca una prova generale, una resa dei conti. D’altra parte, egli pensa, gli operai possono fronteggiare uno sciopero ? Una cosa è votare per la CGIL o la CISL, altra cosa è rinunciare a quel misero sottosalario che comunque l’azienda assicura.
Il commendatore (forse mal consigliato) vuol anticipare la proclamazione dello sciopero con una serrata, motivata dalla necessità di una revisione alle caldaie. Non è da escludere che annunziata abbia usato il pugno di ferro aspettando fiducioso che gli operai andassero a chiedergli di aprire i cancelli per lavorare. E’ un’ipotesi tutta da dimostrare, ma è questa la strada che il commendatore preferisce percorrere, sicuramente, per lui, rischiosa, ma è quella che permette alla CGIL e alla CISL di mostrare la vera forza e il grado di consenso.
SCIOPERO!
Le ore che seguirono l’infruttuoso incontro presso l’ufficio provinciale del Lavoro di Frosinone fra le organizzazioni sindacali e il rappresentante di annunziata furono di estrema tensione. Gli incontri fra gli operai e i loro rap-
Nella giornata di martedì 26 settembre, le organizzazioni sindacali inviarono un telegramma al commendatore dichiarandosi disponibili per un ulteriore incontro ma non ricevendo risposta, nella nottata successiva, proclamarono lo sciopero ad oltranza, preceduto però dall’annuncio da parte dell’azienda, di una serrata di cinque giorni motivata dalla necessità di manutenzione delle caldaie.
Allo sciopero aderirono tutti, compresi i rappresentanti della lista padronale. L’evento non lasciò indifferente la città. Fu la prima volta che ciò avvenne. apparve una liberazione per tutti. Agli incontri promossi dai sindacati attraverso assemblee permanenti parteciparono i rappresentanti sindacali della BPD di Ceccano, della commissione interna dell’ospizio Santa Maria della Pietà e delegazioni operaie dei cartai di Isola del Liri.
Lo sciopero e i vari contatti che lo caratterizzarono mise a confronto esperien-
Il rag. Paliani il 28 settembre, a nome dell’azienda, attraverso “Il Messaggero” faceva sapere che “si tratta di uno sciopero economico al di fuori della legge come si rileva dal cartellone affisso sui nostri cancelli. Abbiamo avuto una riunione presso l’ufficio provinciale del lavoro: le rivendicazioni loro sono state da noi controbattute. Annunziata vuole stare nella legge e tutto quello che la legge prevede è disposto a concedere: al di fuori di essa niente. Chiedono maggiorazioni per lavori nocivi: a tal proposito abbiamo nominato una commissione paritetica per stabilire attività che sono o meno nocive. Dopo prenderemo una decisione. Tra le richieste errate annoveriamo quella che prevede la parità nel trattamento economico tra uomini e donne”.
il giornale sintetizzava tale presa di posizione in questi termini “Il rag. Paliani sosteneva ancora che nel lavoro di trafila ci sono sempre e tradizio-
Da questa dichiarazione emergeva una miscela di antifemminismo perchè le donne erano considerate inadeguate fisiologicamente, in quanto non suffi-
Ancora una volta annunziata voleva mostrare forza e determinazione rima-
La mattina di venerdi 29, Luciano Renna, inviato del “Il Messaggero” ma anche insegnante di educazione Fisica presso la Scuola di avviamento di Ceccano, scuola situata a pochi passi dal saponificio, e quindi testimone diretto degli avvenimenti, sintetizza sul giornale la situazione con questa eloquente descrizione:
“nella zona Ponte, dove l’industria sorge, e all’interno del cinema Italia, nella parte alta della cittadina, abbiamo trovato numerosi operai, giovani e non più giovani, floride ragazze e mamme di famiglia con i bimbi in braccio. E non erano soltanto operai, poiché il problema va molto al di là delle varie centinaia di dipendenti per interessare la maggior parte di Ceccano, logico, pertanto che in mezzo a loro vi fossero ex dipendenti della ditta, cittadini, massaie venute a dar man forte con la loro presenza ai propri capifamiglia. Una dimostrazione compatta e decisa, un atteggiamento dal quale molto dif-
E’ importante evidenziare che il commendatore accetta il confronto, alla pari. Proprio lui, refrattario a ogni dialogo e a qualsiasi rapporto diretto, abituato a trattare i propri dipendenti come sudditi, ora dovrà avere la pazienza di ascoltarli, di tener conto di quello che diranno, o meglio, chiederanno.
Si prospetta un’occasione unica e dai buoni auspici.Tanti furono gli operai che andarono a Frosinone, presso via Plebiscito, ma ancor più numerosa fu la folla che si radunò a Ceccano davanti allo stabilimento, nell’attesa di ricevere informazioni precise. Lo sciopero riuscito, il vasto consenso cittadino, l’incontro con altre realtà sindacali e da ultimo la trattativa, resero lunga e trepidante l’attesa di notizie.
FINALMENTE SI RAGGIUNGE UN ACCORDO
L'incontro presso l'Unione Industriali fu imprevedibilmente rapido e si risolse in modo positivo. Si concluse, infatti, alle 15,30 del 29 settembre del 1961, con un accordo fra le parti. Fu un evento importantissimo, accaduto in una fabbrica dove i diritti sindacali non erano mai stati riconosciuti e per i quali erano stati necessari tre giorni di sciopero, con il sostegno della maggioranza dei cittadini di Ceccano. il conflitto si concluse, quindi, con un accordo che riconosceva l'autorità e il prestigio delle organizzazioni sindacali e individua-
Della piattaforma rivendicativa è importante conoscere bene cosa fu accetta-
Sempre nell’accordo, così come nella piattaforma rivendicativa, manca ogni riferimento alle condizioni ambientali di lavoro e alla nocività. A tale riguardo riportiamo la testimonianza di un operario: “Annunziata ordinò delle maschere antigas, quelle della prima guerra mondiale a muso di maiale perchè l’aria era irrespirabile veniva proprio da rimettere... tutto quel lavoro era manuale: il grasso veniva portato nello stabilimento... poi veniva bollito con l’acido, poi spurgato, si faceva così il sapone... a volte si rimaneva in mezzo al vapore perché bollivano queste caldaie con l’ace o con la soda, dipendeva da quello che c’era e non si vedeva niente da qua a la, non ci vedevamo l’uno con l’altro in mezzo al vapore, tutto vapore diciamo nocivo”.(8)
Nell’accordo viene riconosciuto
1) immediatamente il ripristino dell'assegnazione mensile pro capite del quantitativo di sapone concesso. (La quantità non viene identificata ma si pre-
2) Per quanto riguarda il premio di produzione le parti si impegnano ad esa-
3) Le parti convengono sulla opportunità di formulare consensualmente un nuovo organico del personale particolarmente riferito alla valutazione obbiet-
Nella eventualità che il nuovo organico basato sulla valutazione obiettiva dei posti di lavoro e delle mansioni dovesse fissare un numero di posti per ciascu-
4) In relazione al riordino delle qualifiche ed al momento della sua applica-
5) Le parti convengono di esaminare e risolvere quei casi di lavoratori assun-
6) L'azienda dichiara che alla commissione interna sarà data la ricorrente pos-
7) In merito alla richiesta di una indennità “una tantum” l'azienda si impegna a corrisponderla in occasione della festa del 4 novembre. Ma l’accordo ripor-
Non conosciamo chi abbia predisposto tale formula, né se ci sia stata una discussione. Di fatto rappresenta, da parte del sindacato, una ingenuità tale da permettere ad Annunziata di quantificare la misura da assegnare. Pur con il limite sopraindicato, la sottoscrizione di tale accordo rappresenta il primo passo per superare anni di abusi e prepotenze padronali. il lavoro da svilup-
capitolo Quarto
RISPETTARE GLI ACCORDI
L’accordo sottoscritto il 29 settembre alimentò tante speranze di relazioni cor-
Ripercorrendo i particolari degli avvenimenti che via via si svilupparono in modo rapido, imprevedibile e tumultuoso all’indomani dell’accordo, provere-
Una delle prime scadenze da rispettare era quella del 4 novembre, giorno in cui doveva essere pagata l’“una tantum” agli operai.
La discussione venne avviata, ma le posizioni fra le parti erano molto lonta-
La distanza fra le parti era ancora molto lontana (8.000 contro 13.000). Non si evidenziavano segnali di avvicinamento, si andava, dunque, verso un nuovo sciopero che iniziò alle sei del 7 novembre.
PESTAGGI E VIOLENZA
La prima turbolenza si verifica quando un camion della ditta Turriziani prova ad uscire fuori dal saponificio, ma gli operai schierati davanti ai cancelli non lo permettono. Nella prima mattinata il capitano dei carabinieri, Antonini, per fronteggiare eventuali disordini chiede l’intervento della celere che arriva immediatamente: alle ore 10 quattro camionette cariche di agenti al coman-
Alle 14,30 arrivano due autobotti dirette allo stabilimento che vengono immediatamente fermate dagli operai lungo la discesa che da Borgo Berardi immette al piazzale antistante il saponificio. Le forze di polizia entrano immediatamente in azione. il commissario non si impegna a risolvere il problema, sollecitando gli autisti ad allontanarsi dalla fabbrica per favorire il ritorno alla regolarità del traffico che nel frattempo si era intasato e garantire quindi l’ordine pubblico.
No! il commissario non vuole limitarsi ad essere un uomo d’ordine, al con-
Intanto gli autisti delle autobotti, più saggi del commissario, abbandonano l’idea di entrare in fabbrica, mettono in moto e riuscendo a trovare un varco libero, si allontanano dal luogo del pestaggio.
A questo punto, non esistendo più il motivo delle cariche, il commissario dà l’ordine ai celerini di fermarsi. il disordine, violento, fortunatamente, è durato pochi minuti. Operai e cittadini raccolgono i pezzi di legna lasciati sul terreno e li riconsegnano al proprietario del camion. Il giornalista Luciano Renna su “Il Messaggero” dell’ 8 novembre con minuzia di particolari racconta i fatti e traccia il bilancio di feriti e contusi, distinguendo i cittadini dalle forze dell’ordine(1).
L’ingiustificato scontro fra forze dell’ordine e cittadini è un fatto clamoroso che richiama davanti al saponificio una moltitudine di persone che si informa e solidarizza. Arrivano amministratori comunali e rappresentanti delle forze politiche a sostenere gli operai in lotta.
La CISL, attraverso Nicola Sferrazza, con un comunicato rileva che “il gesto del commissario Russo dando l’ordine di caricare i lavoratori era gravido di pericolose e prevedibili conseguenze. Nessun aspetto della situazione giusti-
Contemporaneamente Malandrucco e Berardinelli, a nome della CGIL, protestano “per l’ingiustificata aggressione subita dai lavoratori e dai cittadini che pacificamente esercitavano il loro diritto di sciopero”. i due sindacalisti concludono il loro intervento con un invito “ci auguriamo che un maggior senso di responsabilità, in particolar modo della forza pubblica e un concreto intervento dell’autorità provinciale inducano Annunziata a rispettare gli impegni liberamente presi e a chiudere la vertenza in atto”.
Per completare l’informazione di quanto accaduto nella lunga giornata del 7 novembre si riporta che prima dell’imbrunire Aldo Maliziola (proprietario) con altri giovani del Movimento Sociale italiano (Giovane italia), Franco Papitto e Mario Gizzarelli, consegna agli operai una grande tenda, chiamata “Giarabub”, utilizzata prima in guerra, sul fronte libico, e successivamente, sul finire degli anni cinquanta, nei campeggi estivi che gli stessi tenevano sul litorale fra San Felice Circeo e Terracina. La tenda viene montata in poco tempo e si dimostra subito molto utile perché proprio in quelle ore comincia a scendere una pioggia fitta, e tante persone vi trovano riparo durante la notte. La disponibilità dei giovani del MSI costituisce la conferma di come sia estesa e profonda la solidarietà del popolo di Ceccano attorno agli operai in lotta. in quelle stesse ore, quasi a voler far dimenticare il danno procurato alle istituzioni da parte del commissario Russo, il prefetto Iannone capisce che non può rimanere estraneo ad un evento così straordinario. Durante la nottata si sente con i suoi collaboratori e prepara sin dal giorno successivo una serie di iniziative.
LAVORATORI SENZA AMBIVALENZE E DOPPIEZZE
Tanti operai avevano trascorso la nottata al riparo dentro la tenda “Giarabub”, la quale ben impermeabilizzata non aveva permesso che la pioggia scesa durante la notte bagnasse i presenti. Era stata collocata ai margini della stra-
Non siamo in grado di riportare con esattezza le dimensioni, possiamo scrivere che la stessa durante i campeggi estivi era in grado di ospitare 20 posti letto, la cucina e il magazzino(2).
A fianco della tenda gli operai avevano sistemato un’automobile con amplificazione e altoparlante, pertanto sin dalla mattinata dell’8 novembre sotto la stessa si andava organizzando un vero quartier generale con tavolo e sedie. Si era quindi nelle condizioni di discutere con i cittadini e con le varie dele-
Su sollecitazione del prefetto, Sante Iannone, alle 17, presso l’Ufficio provinciale del Lavoro doveva tenersi un incontro fra le parti ma Annunziata, senza addurre alcuna giustificazione, non si presenta.
A fronte di tale ingiustificata diserzione è lo stesso prefetto a convocare per le 19 in prefettura Antonio Annunziata e le organizzazioni sindacali. il commendatore a questo autorevole invito non può sottrarsi, pertanto si presenta con puntualità.
Da quello che riporta Luciano Renna su “Il Messaggero” del 9 novembre, il prefetto assume un ruolo decisivo e ben determinato, infatti entra nel merito della trattativa per fissare il prezzo del premio “una tantum”.
Non siamo in grado di riportare dettagliatamente lo svolgersi della discussio-
Ma la giornata non è finita perché alle 23 dello stesso giorno presso il cinema Moderno di Ceccano viene convocata l’assemblea generale degli operai per discutere l’accordo preso in prefettura.
In un’atmosfera molto tesa, con gli animi accalorati, avviene un fatto clamo-
Il prefetto nella tarda mattinata di giovedi 9, presente Tommaso Bruni, vice-
La stessa verrà corrisposta sabato 11 novembre.
La Società s’impegna, inoltre, a computare la giornata di sciopero del 9 novembre in conto ferie. Tutti i presenti, invitati dal Prefetto, sottoscrivono l’accordo. Sempre dal verbale risultano quali sottoscrittori: Antonio Annunziata, assistito da Francesco Galella, Giuseppe Malandrucco per la CGIL, Nicola Sferrazza per la CISL, e i membri della commissione interna Giuseppe Di Piazza, Luigi Roma e Osvaldo Rocca.
Il nuovo accordo, ovviamente, deve essere esaminato ed approvato dall’as-
Negli interventi degli operai si chiede che il prezzo “dell’una tantum” deve fare riferimento a 110 ore di lavoro, intese come risarcimento per le inadem-
L’assemblea viene chiusa dall’intervento di Nicola Sferrazza che saggiamen-
UNITI SI VINCE
La scelta degli operai del saponificio annunziata di respingere l’accordo del
9 novembre sottoscritto in prefettura dai rappresentanti sindacali e di prose-
Se seguiamo attentamente lo sviluppo degli avvenimenti ci accorgiamo che la ferita è subito rimarginata, anzi sembra che non sia mai esistita. Quella scelta, infatti, non porta a nessuna lacerazione fra operai e rappresentanza sin-
Il 10 novembre a sostegno degli operai viene indetto uno sciopero di dipen-
Il giorno successivo nella tenda “Giarabub” si assiste ad un via-
Per tutta la durata dello sciopero ogni mattina alle 7,30 le sirene dello stabili-
L’unità, dunque, è tanto forte che Luciano Renna sul “Il Messaggero” del 12 novembre scrive “Una cosa si va delineando sempre più: gli operai non sono soli. Al loro fianco hanno tutta la popolazione e le altre categorie di lavora-
Nella giornata del 13 Sechi responsabile dell’ufficio provinciale del Lavoro, direttamente raccordato con il prefetto sente i sindacati per trovare una solu-
Sempre Luciano Renna su “Il Messaggero” del 14 novembre, scrive riferen-
L’unità cittadina tanto estesa e ben manifesta sotto forme diverse sollecita un’attenzione continua e particolare verso le richieste operaie. Presso l’uffi-
Nel pomeriggio del 14 novembre il prefetto convoca la proprietà e i sindacati in prefettura. Dal verbale di accordo, anche questo in nostro possesso, risulta che il commendatore non è presente: è rappresentato dal figlio Luigi e da Francesco Galella.
Le rappresentanze sindacali presenti sono composte da Sferrazza, Altini e Rocca per la CISL e Malandrucco(6), Berardinelli, Di Piazza, Roma e De Santis per la CGIL.
cosa succede?
Nell’incontro del 9 novembre si era raggiunto l’accordo di pagare 10.000 lire come “una tantum” per ogni persona, a risarcimento o riparazione per il mancato rispetto delle clausole contrattuali.
In prefettura si arriva a verbalizzare l’accordo nei termini che riportiamo: “Fermo restando l’accordo sottoscritto il 9 novembre corrente, la Ditta corri-
Alle 10.000 lire già concordate per tutti, la significativa novità ora è costitui-
4.700 lire per gli operai qualificati, 3.900 lire per i manovali qualificati, 2.900 lire per i manovali comuni, 2.000 lire per le donne di qualunque categoria.” Per concludere, riportiamo ancora che “il pagamento degli importi venga effettuato entro tre giorni”(7).
Per gli operai tale accordo rappresenta un grande successo, corrisponde inte-
capitolo Quinto
IL PREMIO DI PRODUZIONE
Prima di riprendere le vicende nel saponificio Annunziata riteniamo utile riportare alcuni avvenimenti che ci permettono di cogliere piccole e grandi questioni che si connettono fra di loro e danno il senso più compiuto a quan-
Nel consiglio dei ministri del 21 novembre 1961 Mario Scelba e Guido Gonella attaccano Enzo Biagi, direttore del Telegiornale, perché secondo loro, dà poco spazio alle notizie ufficiali; accusano la rubrica televisiva Tribuna Politica e lo spettacolo di intrattenimento Studio uno di aver introdotto nel cuore delle famiglie italiane Palmiro Togliatti e ballerine con le gambe troppo scoperte.
Nel mese di dicembre vengono raggiunti fra sindacati e imprenditori due significativi accordi: il 13 dicembre viene firmato il contratto calzaturiero che fissa a 45 ore l’orario settimanale di lavoro; il 22 novembre dopo otto mesi di trattative, quello riguardante la parità salariale uomo-
Il 27 gennaio1962 a Napoli si tiene il congresso della Dc. Il segretario Moro propone una formula di governo di centrosinistra che viene approvata dalla maggioranza. Nei giorni precedenti Moro aveva inviato al pontefice un pro-
Il 2 febbraio il primo ministro Fanfani per rispettare le scelte congressuali si dimette e forma il 21 dello stesso mese un nuovo dicastero, questa volta tri-
Il 21 di febbraio nelle cartiere di Avezzano, Isola del Liri e Ceprano si svolge uno sciopero di 24 ore per l’istituzione di un premio di produzione collegato al rendimento e per miglioramenti dell’indennità di malattia.
Il dato importantissimo da evidenziare riguarda la scadenza per tutto il 1962 di 14 contratti di lavoro. E’ dunque un momento di preparazione di lotte da portare avanti, un impegno che tocca milioni di lavoratori e di riflesso, per le ripercussioni che avrà, anche il mondo politico e istituzionale.
Dopo questa carrellata di informazioni ritorniamo a Ceccano. L'accordo sot-
Si aprirà, però, un’altra questione, forse più importante e significativa: il pagamento del premio di produzione.
L’attività produttiva, a rimorchio dell’espansione economica nazionale, nel saponificio Annunziata era altissima e alcuni dati fondamentali lo dimostrano in modo molto eloquente: dal 1959 al 1961 la produzione giornaliera del sapone passò da 2.500 a 5.000 quintali. Con l’apertura di 14 filiali su tutto il territorio nazionale, la rete di vendita venne estesa e capillarizzata. A Palermo venne creato addirittura un deposito. il fatturato annuale al 31 dicembre 1961 fu dell'ordine di 30 miliardi di lire e il bilancio si chiuse con ben 7 miliardi di utile(1). Un risultato notevole, quasi incredibile.
Non siamo in grado di riportare in maniera particolareggiata la discussione che si sviluppò fra le parti in quel periodo, ma ci sentiamo di sollevare una questione: di quell’utile se ripartito, quanto sarebbe dovuto tornare ai dipen-
Nell’accordo sottoscritto il 29 settembre 1961 uno dei tanti punti prevedeva l’erogazione del premio di produzione a partire dal 1° gennaio 1962. Le orga-
Non va dimenticato un altro aspetto ugualmente importante: in quei giorni i sindacati stavano trattando il contratto nazionale dei chimici. i sindacati loca-
Il 1 febbraio 1962 per discutere di questo argomento si tenne un incontro presso l'ufficio del lavoro di Frosinone, ma l'esito fu negativo. La tensione ritornò altissima e la sera stessa nelle strade cittadine si sviluppò una mani-
noscere solo il minimo garantito dal contratto.
Per meglio conoscere le diverse posizioni è necessario riportare una dichiara-
A questa dichiarazione, sempre sullo stesso giornale, si affiancava quella di Nicola Sferrazza, segretario provinciale della CISL, il quale smentiva il dott. Martini ricordandogli che il premio di produzione era già previsto... “nell’ultimo comma dell’articolo 21 del contratto collettivo nazionale tuttora vigente e dall’impegno assunto dalle parti in sede locale con l’accordo del 29 settembre 1961. E’ pertanto legittima la richiesta che il premio di produzione abbia a decorrere dal 1° gennaio 1962”. Per spiegarne meglio il significato dichiara: “Per quanto concerne la pretesa del datore del lavoro che ritiene di dover attendere la conclusione della trattativa per attenersi a quanto verrà eventualmente stipulato si fa osservare che fermo restante la decorrenza del 1 gennaio e la corresponsione di un acconto mensile non sorgereb-
Insomma secondo Sferrazza il pagamento del premio una volta definitiva-
Due posizioni diverse anche se quella di Sferrazza, pur smentendo Martini circa l’esistenza in vigore del premio di produzione, non sembra ipotizzare esplicitamente la necessità dello sciopero.
Per discutere dello sciopero, nella mattinata del 4 febbraio viene convocata l’assemblea degli operai presso il cinema Italia. Quando tutti ritenevano che la trattativa nazionale sarebbe stata lunga e travagliata, nella serata del 3 feb-
previsto un’aumento dell’8% per i minimi tabellari e dell’1,5% per 4 anni di anzianità. Per capire la portata positiva degli aumenti salariali dobbiamo ricordare che dal gennaio 1961 al gennaio 1962 l’inflazione è appena del 2,8% e non costituisce un problema come invece diverrà negli anni successivi. L’assemblea si tiene, presieduta da Gabriele della CISL e Malandrucco della CGIL, ma per le novità avvenute e per la necessità di approfondire i termini dell’accordo e le dirette conseguenze con la vertenza aperta, si decide all’unanimità di sospendere lo sciopero.(2) La sospensione è senz’altro un atto saggio e opportuno ma il tema posto e la sua risoluzione, si presentano ancora una volta difficili da superare, considerata la spregiudicatezza del commendatore a rinnegare gli accordi e a cambiare le carte in tavola.
Il 10 marzo avviene un fatto imprevisto, sicuramente clamoroso. il consigliere comunale democristiano, potremmo dire, l’uomo di annunziata, Paolino Basile vota il bilancio proposto dalla giunta di sinistra. Diventa così il sedicesimo consigliere, decisivo a salvare l’amministrazione. Nella velocis-
Il consigliere Ugo Bellusci sostenitore del centro sinistra, nel ricordare l’ap-
ALTRO CHE PREMIO DI PRODUZIONE
Fra azienda e lavoratori dopo lunghe e infruttuose trattative, ancora una volta le cose non vanno come dovrebbero andare. Si ricomincia a trattare presso l’ufficio provinciale del lavoro di Frosinone. il tema fondamentale è l’istitu-
momento decisivo compie sempre un passo indietro, smentendo così l’impe-
Si arriva al 25 aprile quando alle ore 22 la CGIL e la CISL, dopo aver verificato che l’imprenditore ancora una volta si rifiuta di discutere, proclamano lo sciopero.(3) e’ opportuno, arrivati a questo punto, considerare meglio la situazione dell’impresa: nel dopoguerra ha incamerato dallo Stato circa 200 milioni di lire come indennizzo per danni subiti durante il conflitto; la fabbri-
Lo sciopero una volta proclamato presenta però alcune situazioni di grande difficoltà: 54 operai non aderiscono e rimarranno giorno e notte in fabbrica a lavorare. nello stesso tempo attorno ad annunziata scattano tanti piccoli e grandi meccanismi di protezione. Nessuna autorità sanitaria certifica le con-
264, art. 27.
Pur di fronte a tante avversità gli operai in lotta non si arrendono, godono del sostegno dell’intera città e vengono aiutati finanziariamente dagli operai delle fabbriche della provincia. i commercianti ceccanesi, inoltre, sono immediata-
Il 9 maggio il consiglio comunale esprime all’unanimità adesione e sostegno alla lotta operaia. Nella seduta è assente il consigliere Paolo Basile dirigente dell’azienda annunziata.
Antonio Arcese inviato de “Il Tempo” con il permesso di annunziata entra in fabbrica e in un articolo dell’11 maggio riporta l’incontro avuto con coloro che sono rimasti a lavorare riuscendo a trasmettere all’esterno il messaggio che fra i crumiri non ci sono segnali di cedimento. Ma è altresi significativo che Arcese non può fare a meno di concludere il suo articolo con queste considerazioni “A Ceccano tutta la popolazione si mostra solidale con gli operai in sciopero”.
Nella città le famiglie dei crumiri subiscono un pesante isolamento. A volte affrontano insulti e violenze psicologiche e la condanna morale subita lascerà il segno per molti anni. E’ impossibile ricostruire in modo preciso i motivi e le forme di persuasione adoperate dalla direzione aziendale per cui tali operai non aderiscono allo sciopero ma il dato più eloquente è che hanno a carico famiglie numerose che dipendono esclusivamente dal salario della fabbrica. Non vivono in campagna ma in centro e non posseggono un piccolo pezzo di terra da cui trarre un minimo di sostentamento.
Gli operai che scioperano inviano lettere e telegrammi a coloro che sono in fabbrica a lavorare. Inoltre una macchina dotata di altoparlante gira per alcu-
Non mancano forme di terrorismo psicologico, tentativi di allarmismo che vanno riportati.
Nella proprietà di Giuseppe Basile in via S. Francesco, a pochi passi dal saponificio, l’impianto di riscaldamento è andato distrutto (forse per un corto circuito) con conseguente cedimento strutturale. Lo stesso Basile, capofabbrica del saponificio rivela che sono stati gli operai a svegliarlo avvertendolo dell’accaduto e, insieme al sindacalista Altini, a smorzare l’incendio. Se Luciano Renna, inviato de “Il Messaggero” descrive i fatti nei modi corretti e veritieri così come li abbiamo riportati, la redazione del suo giornale, non sappiamo se a Frosinone o a Roma, con un titolo a cinque colonne scrive “Lanciata una bomba Molotov contro l’abitazione del capofabbrica di Annunziata di Ceccano.”(5)
Il comitato cittadino lancia lo sciopero di solidarietà cittadina per mercoledì
16 maggio. La manifestazione, per evitare provocazioni della polizia, si deve tenere nella parte superiore della città, in piazza 25 luglio, dalle ore 10.
Gli ambulanti, anche se il mercoledi è il giorno di mercato, unanimemente non montano le bancarelle, i commercianti locali lasciano abbassate le sara-
Mentre la piazza si va riempiendo, alle 9,40 il sindacalista Malandrucco e alcuni operai che presidiano lo stabilimento notano che dentro la fabbrica due camionisti della ditta Nicola Turiziani stanno caricando le scatole di sapone sopra i camion(6). Si tratta della solita, quotidiana razione di illegalità. il sin-
A tanti anni di distanza è difficile quantificare quanti fossero gli operai presenti, sicuramente non più di venti, tanti infatti sono coloro che normalmente formano il picchetto, anche perché in quei minuti l’appuntamento per tutti è di convergere nella parte superiore della città. Pochi operai, dunque, ma sufficienti a far muovere le forze di polizia. Il vice questore grilli dà ordine ai commissari Gianfrancesco e Mansiero di far sgomberare il piazzale antistante i cancelli. Gli operai non arretrano. Il commissario più anziano indossa la fascia tricolore e dopo aver intimato lo sgombero ordina di suonare la tromba come segnale della carica che arriva immediata. Non sono solo i poliziotti che si muovono manganellando, si mettono in moto anche le camionette che fanno sentire le sirene. Gli operai sotto un’eccezionale forza d’urto arretrano, ma non si fanno prendere dal panico. Le sirene suonano, le camionette incominciano a fare i caroselli e dalle stesse vengono manganellati tutte le persone che si trovano nei pressi di piazza Berardi. In questa occasione vengono fermati quattro cittadini e portati dentro il saponificio dove sono brutalmente picchiati. Davanti ai cancelli, nelle vicinanze della fabbrica non c’è alcun operaio. Non esiste alcuna preoccupazione per l’inviolabilità della fabbrica, i poliziotti e le jeep invece continuano a intimorire e a colpire dentro il centro storico, al bivio di via Gaeta e alla zona Borgata. Com’era già avvenuto nella carica del 7 novembre, il suono delle sirene non mette paura anzi stimola, eccita, invita a rispondere e diventa una chiamata alle armi. Dal-
confluiscono fino a diventare un fiume in piena.(7)
Sulla riva destra del Sacco, l’imprenditore nestore evangelisti sta costruendo due fabbricati di notevoli dimensioni. Gli operai e numerosi altri cittadini indignati per tanta ingiustificata prepotenza ne approfittano e impugnano pezzi di ferro, sbarre di legno e pietre, si ergono a sbarramento per fronteg-