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GUERRA E RESISTENZA A SUD DI ROMA
Il libro di Roberto Salvatori " Guerra e Resistenza a sud di Roma " merita una necessaria e doverosa attenzione perché rappresenta il punto più alto della informazione e della rappresentazione organica del movimento partigiano nella provincia di Frosinone.
L’autore ha messo al centro della sua indagine la Resistenza che settanta anni fa si sviluppò sui monti Prenestini e nell’alta Valle del Sacco ma dobbiamo riconoscere che tale ricognizione va aldilà di tali aree geografiche. Il ruolo resistenziale in questa area, anche se prevalente, da parte dell’autore viene sempre ricollegato a quanto avviene nei dintorni.
Non ho alcuna difficoltà a riconoscere che tante notizie e importanti avvenimenti riportati mi erano sconosciuti ed oggi fortunatamente invece tutti noi possiamo arricchirci attraverso questo libro di altre conoscenze e scoprire che la Resistenza nella nostra provincia ha avuto maggiore profondità e consenso di quanta finora abbiamo immaginato.
Salvatori attraverso il suo lavoro ha tirato fuori con molta pazienza e ostinazione un numero straordinario di persone che parteciparono a tali avvenimenti. Persone anonime, dimenticate e che oggi ritrovano una loro identità e una specifica e esaltante collocazione nella nostra storia.
Partigiani a mezzo tempo verrebbe da dire perché sono combattenti che curano i campi, le loro bestie e le famiglie e poi rischiano, compiono atti di sabotaggio, combattono. E quando combattono contro i tedeschi ed entrano in azione non debbono farlo per più di dieci minuti. Questa infatti era l’indicazione data da Enrico Giannetti, comandante riconosciuto non solo della formazione partigiana di Paliano ma di tutta una vasta area, che sa valutare i rapporti di forza numerici fra tedeschi e resistenti.
Ecco, Enrico Giannetti e Dante Bersini di Palestrina sono gli uomini che nel libro vediamo più degli altri: presenti, attivi, potrei dire inesauribili.
Mi ha fatto veramente riflettere la lettura riguardante Giannetti, una persona che organizzava gli atti di sabotaggio, partecipava direttamente ai combattimenti forte dell’esperienza avuta nella guerra di Spagna e nello stesso tempo cercava e stabiliva contatti nelle realtà, curava i rapporti con i contadini, raccoglieva iscritti al PCI, diffondeva l’Unità clandestiva, organizzava scuole di partito e poi con una minuzia certosina registrava l’ammontare delle entrate e le uscite per tali attività.
Lo stesso commissario prefettizio del comune di Paliano, il collaborazionista Maliziotti, negli ultimi giorni di guerra lo manda a chiamare e il 28 maggio, quattro giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate, gli consegna le chiavi del comune di Paliano.
Paliano e l’area Palestrina, Gennazzano, Cave dunque costituiscono l’epicentro più impegnato ma a questo vanno aggiunte le attività nei comuni di Sgurgola, Supino, Collepardo, i quaranta giorni di impegno attivo dei gruppi partigiani di Ceccano e in altre realtà locali. Organizzazioni spesso frammentate, disperse non unite da un progetto politico perché i partiti in tutto il territorio non hanno avuto un potere di indirizzo o di coordinamento. La stessa forza del PCI che è la più presente rispetto alle altre è più richiamata dai proclami tedeschi che concreta nella realtà.
Il libro riporta resoconti dettagliati degli scontri a fuoco e degli uomini che vi partecipano ma anche le rapine dei tedeschi, i saccheggi e le fucilazioni di contadini che pur non facendo parte organizzata della Resistenza si ribellano, si oppongono alla razzia del loro bestiame e per questo vengono arrestati o fucilati.
La lotta è fra gli uomini della Resistenza ed i tedeschi. In tale conflitto non emergono mai gli uomini della RSI, la repubblica di Mussolini. Le istituzioni repubblichine rappresentano un fantasma di stato, non svolgono mai una funzione autonoma, sono sempre al servizio dell’occupante tedesco. Va sempre ricordato che in provincia di Frosinone degli 8.000 nati nel 1924 e 25 chiamati dal bando Graziani rispondono alla chiamata alle armi solo in 400. La questura di Frosinone-
Roberto Salvatori, almeno per quanto riguarda la nostra zona, è riuscito a riannodare i fili di una memoria che è sempre più divisa e minacciata dalle nuove idee revisioniste e contro le quali spesso vedo molta rinuncia o tanta sottovalutazione.
Questo lavoro ricuce, rimette a sistema, da organicità ad una storia che ci veniva trasmessa in modo riduttivo e frammentato e che invece era stata scritta ma rimasta negli archivi impolverati; mai completamente conosciuta e che si apprestava inevitabilmente ad essere dimenticata. Il nostro autore ha girovagato negli archivi ne ha tirato fuori notizie inedite ed importanti e poi le ha verificate facendo parlare direttamente i protagonisti consegnandoci così un affresco bello, coinvolgente che si fa leggere e che merita di far parte delle nostre biblioteche.
30 Settembre 2014