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QUARANTA ANNI DOPO
Il 3 novembre ricorreranno ottanta anni dal bombardamento anglo americano che seminò nella città distruzione, terrore, dolore e 18 vittime. Con questo intervento voglio sostenere l’impegno della Pro Loco e di altre associazioni che da settimane stanno promuovendo a tale riguardo positive iniziative, ricordando che la prima attenzione promossa dal Comune di Ceccano per tale triste tragedia avvenne nel lontano 1983. Nella mattinata di domenica 30 ottobre, infatti, proprio in via San Pietro, avanti a tante persone commosse, l’Arciprete Antonio Piroli celebrò la messa, ponemmo una lapide ricordo in quello che poi diverrà il "Giardino della memoria" e, come Sindaco, ricordai quei lontani avvenimenti con queste parole, compiendo però qualche errore:
Cittadini,
40 anni fa e precisamente il 3 novembre 1943 a mezzogiorno dal cielo azzurro arrivarono le fortezze volanti americane.
In due ondate rovesciarono sul nostro paese tonnellate di bombe. Gran parte di questo quartiere fu distrutto. La chiesa di San Pietro che per secoli era stata un punto di riferimento spirituale della popolazione fu rasa al suolo In mezzo alle macerie fumanti e fra tante grida di dolore dei feriti alla fine si contarono 18 morti.
In quella tragica giornata i Ceccanesi conobbero veramente cosa fosse la guerra. Fino ad allora ne avevano solamente sentito parlare !. Sulla propria pelle conobbero che non era quella retoricamente descritta e propagandata. Era qualcosa di nuovo, imprevedibile e mostruoso.
Oggi il Consiglio Comunale di Ceccano vuole ricordare quell’evento accumunando alle vittime del 3 novembre anche le altre decedute successivamente, per un totale di circa cento.
Il Comune ha voluto che questa rievocazione fosse semplice ma significativa. Si svolge infatti proprio nel luogo dove i segni della distruzione sono ancora evidenti. In un posto ove ogni sasso, ogni arbusto, ogni rudere parla alle giovani generazioni ed ogni cosa che resta è da monito agli uomini di buona volontà.
Nel momento in cui con animo commosso rievochiamo il passato insieme con quella parte di popolazione che sulle proprie spalle porta le ferite della guerra vogliamo lanciare anche un segnale di speranza: l’opera avviata di ripristino, di risistemazione delle piazzette e delle viuzze non si fermerà, essa andrà ancora avanti. La dove una volta ci fu distruzione e morte vogliamo che la vita riprenda in condizioni umane e civili. Vogliamo che questa vita sia senza angoscia, e senza paure. Vogliamo che l’orizzonte non sia macchiato di turbamenti e di pericoli di una nuova guerra.
L’altro giorno la Giunta comunale si è incontrata con i giovani di Ceccano promotori del "Comitato per la pace" i quali mi hanno chiesto sul significato della nostra iniziativa. A costoro, con molta sinteticità, ho detto che dopo quaranta anni un sindaco scopriva una lapide non solo per ricordare i morti ma anche per evitare che un altro sindaco fra 15 o 20 anni ne possa scoprire un’altra per ricordare altre morti, forse in un altro quartiere. A questa risposta ho avuto una ferma replica: non ci pensare-
Confesso, cari concittadini, che queste affermazioni, questa freddezza mi hanno turbato. Sembrava cinismo ma invece è paura, è angoscia, è il male oscuro delle giovani generazioni.
Noi di una certa età ci rifiutiamo di credere che se ci sarà una nuova guerra essa sarà la fine del pianeta. Magari pensiamo che ci sarà un paese vincitore ed uno vinto. Pensiamo che dopo una guerra la vita possa riprendere come quaranta anni fa. Invece, purtroppo non sarà così. Quei giovani, venerdì avevano drammaticamente ragione perché una guerra nucleare sancirà la fine del pianeta Terra.
Proprio perché sarà cosi, nel ricordare i nostri morti vogliamo pensare anche ai vivi, provando a fermare la corsa agli armamenti.
In questi anni sono cresciute le componenti che sostengono la richiesta di una politica di pace. In questo periodo sono scesi in campo giovani, partiti, ordini religiosi, stati. Sempre più estesa è la voce di chi chiede di fermare la corsa alle armi nucleari, senza porre condizioni, ovvero senza se e senza ma.
Oggi i mali fondamentali del mondo ruotano attorno a due ingiustizie: l’accumulo delle armi, specialmente atomiche e lo scandaloso traffico degli armamenti. L’altra ingiustizia riguarda la distribuzione della ricchezza nel mondo. Le struttura esistenti così come sono organizzate fanno diventare i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri.
25 ottobre 2023
Angelino Loffredi