RADIOGRAFIA DI UN COMUNE
A Vincenzo Bovieri
primo Sindaco del dopoguerra, artefice della ricostruzione morale e materiale di Ceccano.
Con molta preoccupazione mi accorgo che parecchi concittadini fanno fatica ad orizzontarsi nelle vicende comunali. Alcuni non conoscono gli Assessori e nemmeno i Consiglieri e, quando li conoscono, non riescono a cogliere i ruoli e livelli di responsabilità che questi ricoprono. Altri invece si confondono con amministratori che non hanno più tale incarico e che sono usciti dall’attività amministrativa.
Questo opuscolo, spero, possa aiutare ad identificare i nostri attuali amministratori, ad evidenziare con chiarezza le loro attuali responsabilità e, nello stesso tempo, possa permettere di cogliere i cambiamenti avvenuti dal punto di vista legislativo e del costume politico. Inoltre mi dà l’opportunità di poter esprimere qualche considerazione personale.
Primo capitolo-Conoscere gli amministratori
Fatta questa necessaria e sintetica precisazione, mi avvio, dunque, a fotografare la situazione esistente, proprio in questo aprile 2009, precisando che gli amministratori che oggi guidano la città di Ceccano, con varie e differenziate responsabilità, sono ventotto. Venti compongono il Consiglio Comunale. Di questi cinque appartengono al Partito Democratico: Emilio Nicolia, Pietro Masi, Marcantonio Di Vico, Raffaello Sacchi e Matteo Savone; quattro compongono il Gruppo Socialista e sono: Angelo Ciotoli, Filippo Carlini, Terenzio Ricci , Pasquale Casalese;tre fanno parte del Gruppo Insieme per Ceccano :Giovanni Zaccini, Pietro D’Annibale, Irene Giovannone; due rappresentano il Gruppo Per la Gente: Angelino Stella e Domenico Liburdi. Infine, ben sei Gruppi Consiliari sono rappresentati da un solo membro: Alleanza Nazionale con Massimo Ruspantini; Roberto Caliggioni dell’Altra Ceccano; Agostino Ciotoli del Partito dei Comunisti Italiani; Antonio Aversa di Forza Italia; Pietro Tiberia di Rifondazione Comunista; Stefano Gizzi di Democrazia Cristiana per le Autonomie.
Della Giunta fanno parte sette Assessori: Salvatore Raoni, Nicolino Ciotoli e Giulio Conti indicati dal Partito Democratico; Fiorella Tiberia dei Socialisti; Giovanni Montoni di Insieme per Ceccano; Antonello Ciotoli del Partito dei Comunisti Italiani; UmbertoTerenzi di Rifondazione Comunista. Infine c’è il Sindaco socialista Antonio Ciotoli. Non va dimenticato che il Sindaco è l’ottavo membro della Giunta e il ventunesimo membro del Consiglio Comunale.
Premesso tutto ciò, ritengo possa essere senz’altro interessante conoscere meglio, anche se rapidamente, il profilo dei ventotto amministratori. Intendo farlo partendo proprio da coloro che, fra gli attuali nostri rappresentanti, sono stati i primi ad entrare nell’amministrazione comunale.
Incominciamo, dunque da questi per procedere man mano verso gli ultimi eletti, ovvero i più giovani di esperienza nell’amministrazione. Data questa impostazione la prima cosa da evidenziare è che Giovanni Montoni ed Agostino Ciotoli entrarono in Consiglio Comunale nel giugno del 1980. I due amministratori hanno avuto, però, percorsi molto diversi. Montoni fu eletto nella lista socialdemocratica ed in modo continuativo ancor oggi partecipa all’attività del Comune. Con ventinove anni di continua presenza, dunque, dopo Francesco Battista, Francesco Panfili ed Angelo Compagnoni è l’amministratore più "longevo" di tutti i tempi. A proposito di longevità merita di essere ricordato, ancor di più, Francesco Battista che ha partecipato continuamente all’attività amministrativa per ben quarantun anni. Per la precisione dal 1952 alla fine del 1993. Fu Consigliere e per due volte, per breve tempo, Sindaco. Nel suo lungo periodo rappresentò anche liste della Coltivatori Diretti e di Concentrazione Democratica ma il partito e la lista di riferimento fu sempre la Democrazia Cristiana. L’altra longevità riguarda il dott. Francesco Panfili presente ininterrottamente in Consiglio Comunale dal 1956 al 1990, dunque per 34 anni. Sempre parlando di partecipazione ai Consigli Comunali, Angelo Compagnoni fu Consigliere dal 1946 al 1950 eletto nella lista della Lega Contadina nella quale rappresentava la componente comunista. Nello stesso periodo rivestì anche l’incarico di Assessore e venne successivamente rieletto dal 1960 al 1974. Infine dal 1980 al 1993. Dal 1987 al 1990 fu anche Sindaco. Totale dunque 31 anni di partecipazione alla vita pubblica cittadina. Per i più interessati alle statistiche dirò che dopo Battista, Panfili, Compagnoni e Montoni, gli amministratori che sono stati più presenti in Comune sono Luigi Piroli, della Democrazia Cristiana e Mimmo Anelli, del Partito Comunista Italiano. Ambedue sono stati in carica ininterrottamente per ventotto anni, dal 1952 al 1980.
Ritorno su Agostino Ciotoli per ricordare che entrò in amministrazione nel 1980, eletto nella lista del Partito Comunista Italiano e ne divenne capogruppo ma, diversamente da Montoni, risulta presente solo fino al 1985. Dopo un lungo periodo passato in attività lavorative private, é ritornato in Consiglio nell’ aprile del 2008, cioè dopo ventitre anni. Anche questo è un record. Nessun Amministratore ha mai avuto un’interruzione cosi lunga fra una elezione ed un’altra.Oggi Agostino Ciotoli è ritornato in Consiglio subentrando a Antonello Ciotoli, a sua volta diventato Assessore in sostituzione di Antonio Micheli, dimessosi per poter lavorare fuori provincia. Sempre procedendo lungo tale ricognizione, debbo evidenziare che nel 1985 sono entrati a far parte dell’ Amministrazione Pietro Masi, eletto nella lista del Partito Comunista Italiano ed Angelino Stella, eletto nella lista del Partito Socialista Italiano. La loro partecipazione non è stata continua e nemmeno simile perché Masi è stato assente per un breve periodo che va dal 1990 al 1993, mentre Stella non è stato presente dal 1998 al 2002. Oggi Stella fa parte della lista Per la Gente, mentre Masi fa parte del Partito Democratico, dopo essere stato prima nel Partito Democratico di Sinistra e poi del Partito della Sinistra. Nel 1990 sono entrati in amministrazione: Antonio Ciotoli, eletto nella lista del Partito Socialista Italiano, Stefano Gizzi per conto del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale e Terenzio Ricci a rappresentare il Partito Repubblicano Italiano. I primi due da quella data sono stati sempre presenti in Amministrazione: Antonio Ciotoli fa parte dei Socialisti e Gizzi aderisce alla DC per le Autonomie, Terenzio Ricci è stato assente dal 1994 al 1998. Da questa momento però viene eletto nella lista socialista. Per seguire meglio gli avvenimenti ed interpretarne i successivi sviluppi vale la pena evidenziare un aspetto che giudico importante: Montoni, Agostino Ciotoli, Stella, Masi, Antonio Ciotoli, Gizzi e Ricci furono eletti, la prima volta, con la vecchia legge, gli altri ventuno amministratori oggi in carica, lo sono grazie alla legge 81 del 1993, successivamente raccolta insieme ad altre nel Testo Unico 267 del 2000.
Secondo capitolo-La vecchia e la nuova legge
Prima di andare avanti per far conoscere gli altri amministratori, è opportuno provare ad approfondire ed a sintetizzare per sommi capi quali sono state le differenze fra i due sistemi elettorali. Nel primo, i cittadini eleggevano il Consiglio Comunale ed era il Consiglio stesso ad eleggere dal proprio seno il Sindaco e gli Assessori. Il Consiglio aveva la potestà di far decadere il Sindaco e la Giunta in ogni momento senza provocare lo scioglimento del Consiglio ed andare a nuove elezioni. Se un Sindaco veniva sfiduciato, infatti, poteva essere sostituito da un altro membro del Consiglio purché, ovviamente, fra i Gruppi si trovasse l’accordo. Con le nuove disposizioni i cittadini contestualmente eleggono direttamente il Sindaco ed il Consiglio Comunale. Se nessun candidato a Sindaco supera la soglia del cinquanta per cento dei voti validi, si va al secondo turno al quale partecipano solo i primi due arrivati. Al ballottaggio, inevitabilmente, ci sarà un vincitore. Questa modalità di elezione crea le condizioni per assegnare al Sindaco, dal punto di vista gestionale, grandi poteri. Ora è il Sindaco che nomina e rimuove gli Assessori e tra questi può nominare un cittadino qualsiasi anche non residente nel comune. La normativa, diversamente da prima, prevede l’incompatibilità fra Assessore e Consigliere Comunale. Anche adesso il Consiglio può far decadere il Sindaco, ma in tal caso automaticamente c’è lo scioglimento e l’immediato arrivo del Commissario di nomina Prefettizia mentre, successivamente, il Governo indicherà la data delle elezioni. Mentre prima i Sindaci potevano essere riconfermati senza alcun limite di durata, ora è stabilito solo per due consigliature. Il Sindaco, inoltre, può prendere l’aspettativa dal lavoro dipendente e, grazie all’indennità di carica, può dedicarsi a tempo pieno alla cura dell’Amministrazione. Infine, è stata istituita la carica del Presidente del Consiglio, eletto fra i Consiglieri. Attualmente tale incarico è esercitato da Pietro Masi del Partito Democratico. Mentre prima era la Giunta a convocare il Consiglio ed a stabilire i punti da mettere all’ordine del giorno e lo stesso Sindaco a dirigere i lavori, ora è il Presidente a stabilire i punti all’ordine del giorno, dopo avere sentito i capigruppo e a dirigere i lavori del Consiglio stesso. Dato non trascurabile e molto significativo, il Sindaco a Ceccano, attraverso quello che viene chiamato premio di maggioranza è sostenuto da un minimo di dodici Consiglieri, mentre otto spettano alla opposizione. Con le elezioni del 2007 il premio non è stato necessario assegnarlo perché le liste che lo sostengono hanno ricevuto tanti voti da eleggerne non dodici ma addirittura quattordici, lasciando così alle liste di opposizione solamente sei Consiglieri. A Ceccano le prime elezioni comunali per eleggere direttamente il Sindaco ed il Consiglio Comunale si tennero nel giugno del 1994 ed esse rappresentano nell’immaginario popolare, uno spartiacque decisivo fra il prima ed il dopo. Da questa data, dunque, riprendiamo la ricognizione dei nostri amministratori per fare anche qualche necessaria comparazione e concludere con alcune considerazioni finali. In quelle elezioni, fra gli attuali amministratori entrarono Emilio Nicolia, Nicolino Ciotoli, Salvatore Raoni eletti nel Partito Democratico di Sinistra ed Angelo Ciotoli, indicato direttamente Assessore dalla lista Democrazia e Progresso e nominato dal neo Sindaco Maurizio Cerroni. I primi due sono stati sempre presenti in amministrazione; Raoni ne rimase fuori nel periodo che va dal dicembre 2003 al giugno 2007 mentre Angelo Ciotoli rimase Assessore fino al febbraio del 1997 e solo con la elezioni del 2007, dopo dieci anni, ritorna a sedere nei banchi del Consiglio Comunale, eletto nella lista Socialista Pietro D’Annibale entra in Consiglio nel novembre del 1994, a seguito di una sentenza del Tribunale Amministrativo, eletto come Indipendente nella lista di Alleanza Nazionale. Ne fa parte fino al 2002 per rientrarvi nel 2007 eletto nella lista Insieme Per Ceccano. Giovanni Zaccini viene eletto nel 1998 nella lista Movimento Democratico. Resta in carica fino al 2002. Ne rimane escluso fino al 2007 quando vi ritorna eletto nella lista Insieme per Ceccano. Antonello Ciotoli entra nel Consiglio nel 1999, eletto nella lista dei Democratici di Sinistra, e vi rimane fino al 2002. Rientra in amministrazione nel 2007 eletto nella lista del Partito dei Comunisti Italiani.Nel febbraio 2001 Umberto Terenzi entra in giunta direttamente nominato dal Sindaco Cerroni. Da allora ha fatto sempre parte dell’Amministrazione o come Consigliere o come Assessore. Massimo Ruspantini con Alleanza Nazionale entra in amministrazione nel 2002.Giulio Conti è entrato a far parte dell’Amministrazione nel 2002 con la lista La Margherita fino al giugno del 2006. Nel 2007 è stato rieletto nella Margherita. Ora fa parte del Partito Democratico. Savoni Matteo è stato eletto nel 2002 nella lista Democratici di Sinistra. Ora fa parte del Gruppo Democratico. Antonio Aversa è entrato in amministrazione nel 2002 eletto nella lista di Forza Italia. Liburdi Domenico è entrato nel dicembre del 2003, eletto nella lista La Margherita in seguito alle dimissioni di Giulio Conti divenuto Assessore. Nel 2007 è stato eletto nella lista Per la gente. In seguito alle elezioni del giugno 2007, sono entrati per la prima volta in amministrazione:Marcantonio Di Vico, eletto nella lista della Margherita. Ora invece fa parte del Gruppo del Partito Democratico; Roberto Caliggioni eletto nella lista L’altra Ceccano;Raffaello Sacchi eletto nella lista dei Democratici di Sinistra. Ora fa parte del Gruppo del Partito Democratico; Irene Giovannone, eletta nella lista Insieme per Ceccano;Fiorella Tiberia, eletta nella lista Socialista e diventata Assessore;Pasquale Casalese eletto nella lista Socialista;Filippo Carlini eletto nella lista Socialista;Dal febbraio del 2008 infine l’ultimo entrato a far parte del Consiglio è stato Pietro Tiberia di Rifondazione Comunista. Dopo la rinuncia di Vincenzo Masi, costui è subentrato a Umberto Terenzi, diventato Assessore, in sostituzione di Francesca Bucciarelli.
Terzo capitolo-Le grandi speranze
La nuova legge nacque sostenuta da grandi attese. Era, infatti, il contesto generale che la determinava.
Va ricordato che su tutto il territorio nazionale e nell’interno dei Consigli Comunali esisteva una fibrillazione continua, riflesso di lotte interne nei partiti e di antagonismi fra Gruppi. Regnava, insomma, una diffusa e permanente instabilità. Gli anni che vanno dal 1990 ed in particolar modo quelli del novantadue e novantatre, possono essere chiamati veramente orribili. Concorrevano e si intrecciavano cause nazionali ma anche locali. Accordi prima sottoscritti e solennemente annunciati, successivamente venivano rinnegati. Un piccolissimo dato statistico: nel periodo che va dal giugno 1990 al giugno 1992, a Ceccano in poco tempo si avvicendano tre Sindaci: prima Giancarlo Savoni, poi Francesco Ciotoli, quindi Gianni Querqui. Anche durante il 1975-76-77, cioè in due anni si erano alternati tre Sindaci: Orazio Trotta, Lellenzo Masi ed Aldo Papetti. In questi casi però le dimissioni dei primi scaturivano da motivazioni personali, mentre l’alleanza politica della coalizione rimaneva immutata. Agli inizi degli anni novanta l’avvicendamento non era solo fra persone ma veniva accompagnato anche dal cambiamento di alleanze politiche ed alla loro straordinaria mutevolezza. Va ricordato, inoltre, che a livello nazionale il Governo Amato, nel mese di luglio prese provvedimenti restrittivi con una manovra chiamata di lacrime e sangue: maggiori tasse, blocco dei pensionamenti, nessun posto di lavoro in più. A tutto ciò si aggiunse la vicenda Tangentopoli, a proposito della quale va rilevato che nessun nostro amministratore venne mai sfiorato da accuse di corruzione e concussione. Eventi che contribuirono ad allontanare il rapporto fra politica e cittadini ed ad aumentare i conflitti nell’interno dei partiti. Nel 1993 il Sindaco Gianni Querqui si trovò a gestire una maggioranza, che pur composta da diciannove Consiglieri su trenta ( DC, PSI, PSDI), si rivelava sempre più traballante e litigiosa che giorno dopo giorno perdeva coesione. Nell’estate del 1993, quando ero ancora Consigliere, osservando che la situazione non era più componibile, perché dominata da rancori e risentimenti, oltre che da aspettative troppo personalistiche, avviai una procedura per lo scioglimento del Consiglio per arrivare quanto prima a nuove elezioni. Staccare la spina era un atto certamente non simpatico ma non si prospettavano altre soluzioni. Ebbi solo le adesioni dei Consiglieri Luciano Natalizi e Mario Maura. Durante tutto il 1993 i Gruppi del partito socialista e della democrazia cristiana si spappolarono ed i litigi interni aumentarono considerevolmente. Ad ottobre tutte queste divisioni si formalizzarono con la costituzione di un nuovo Gruppo formato da sette Consiglieri: quattro eletti nella DC, due nel PSI, uno nel MSI- Destra nazionale. Si trattava di un Gruppo numeroso con il quale tutti avrebbero dovuto fare i conti, ma non esprimeva niente di nuovo. Era solo la manifestazione più eloquente della crisi che saliva, anche perché nell’interno dello stesso Gruppo, cosi come accadeva negli altri, nessuno al momento opportuno era disposto a fare qualche "sacrificio".Il Sindaco Gianni Querqui fu costretto a riconoscere la fine dell’esperienza e si dimise. Per due lunghi mesi il Consiglio discusse possibili candidati alla carica di Sindaco ma non si riuscì a trovare una nuova maggioranza.Il Consiglio Comunale era arrivato al capolinea: si discuteva, si cercavano soluzioni ma permanevano i personalismi e inesorabilmente si arrivò allo scioglimento. Non ci furono le condizioni per costituire una nuova Giunta ed eleggere un nuovo Sindaco. Il 17 gennaio del 1994 invece di un nuovo Sindaco arrivò il Commissario Prefettizio con il Decreto di nomina. Si chiamava Egidio Di Meo. La legge che assegnava attraverso l’elezione diretta tantissimi poteri al Sindaco venne salutata come un fatto positivo perché si riteneva potesse tagliare le unghie alla voracità ed invasività dei partiti. Era un tentativo di razionalizzare e rendere efficiente il sistema. Si riteneva insomma che la responsabilità di tutti i guai fosse da imputare alla vecchia legge proporzionale. Sotto la spinta che negli anni precedenti tendeva a valorizzare la società civile, ritenuta esclusa dalle furbizie dei partiti responsabili della mancata affermazione del valore del merito e della tecnicità, si arrivò così alle attese elezioni del giugno del 1994. Venne dichiarata aperta una fase che con molta imprudenza e faciloneria veniva chiamata, senza averne i presupposti costituzionali, Seconda Repubblica. Nelle elezioni amministrative del 1994 ci furono dei segnali che senz’altro possono essere considerati positivi. A Ceccano ambedue i candidati alla carica di Sindaco, Cerroni e Gizzi, ad una settimana del secondo turno, quello di ballottaggio, presentarono la lista degli Assessori. Un atto che va considerato di serietà e di correttezza. Le elezioni si tennero il 29 giugno. In tale occasione Cerroni raccolse 7491 voti mentre Gizzi ebbe 5508 voti. Il Sindaco eletto portò in Giunta tre esterni cioè non membri del Consiglio: Angelo Ciotoli, indicato da Democrazia e Progresso, Fabio Langiu indicato da Rifondazione Comunista e Camilla Lucchetti, indicata da Alleanza per Ceccano. Erano Assessori giovani e fra a questi c’era anche una donna. Si, una donna e non era un avvenimento che succedeva tutti i giorni: condizione naturale perché di donne in amministrazione ce ne erano state tanto poche da poter essere contate sulle dita delle mani. La prima a conoscere il Consiglio Comunale fu Colomba Bruni, eletta nel 1960 nella Democrazia Cristiana. Quattro anni dopo ci sarà Pia Capoccetta, eletta con il Partito Comunista Italiano e assessora nel 1967 con il Partito Socialista Unificato. Annalisa De Santis verrà eletta nel 1975 con il Partito Comunista Italiano. Quindi Paola Canari nel 1988, con il Partito Comunista Italiano ed a seguire Camilla Lucchetti, Giovanna Masi, Nadia Cerroni Rosaria Manfuro e dal 2007 Fiorella Tiberia e Irene Giovannone. Ritorno ai nuovi Assessori ed alla Lucchetti per dire che una rondine non fa primavera. A quindici anni di distanza la presenza di questi giovani non può essere considerata l’alba di un nuovo giorno, perché ai fini di una loro piena valorizzazione sarebbe stato necessario un convinto e capace sostegno dei partiti che li designavano, oltre che posseder alcuni requisiti individuali: la pazienza, la capacità di conoscere le insidie provenienti dagli apparati amministrativi, le ambivalenze dentro i partiti che continuavano a crescere ed in particolar modo la voglia ed un metodo per apprendere.
Quarto capitolo-Verifica della nuova realtà
Dopo questa lunga ma necessaria ricognizione va puntualizzato che con la vecchia normativa lo scioglimento del Consiglio e la nomina del Commissario Prefettizio è avvenuta solo due volte: nel 1950 quando il Sindaco in carica era Pietro Colapietro e nel 1994 quando il Sindaco in carica era Gianni Querqui. Con le nuove disposizioni, applicate a Ceccano dal giugno del 1994, va riscontrato che non si è mai verificato uno scioglimento del Consiglio. Tra le novità la legge prevede che mentre nel Comune e nella Provincia non si può essere contemporaneamente Consigliere ed Assessore, nella Regione non esiste incompatibilità. Inoltre si assegna al Sindaco il potere di nominare gli Assessori ma in realtà si tratta di una pura formalità perché avviene, e non solo a Ceccano, che praticamente siano i partiti ed i Gruppi Consiliari ad indicarne la persona. Pur avendone facoltà nessun Sindaco ha mai respinto le richieste nominative provenienti dai Gruppi e dai partiti che hanno determinato il suo successo elettorale e sono sempre gli stessi che nel corso della consigliatura possano chiedere la revoca e la conseguente sostituzione del proprio Assessore. E’ ormai consuetudine che i Gruppi di maggioranza segnalino l’Assessore tra i Consiglieri che, in seguito alla consultazione elettorale, abbiano preso più preferenze. E’ una scelta facile che, oltre tutto, non fa sorgere problemi perché viene fatta avendo come base il consenso popolare stesso. I problemi vengono fuori successivamente se il neo Assessore, messo davanti all’attività quotidiana, non si dimostra adeguato al ruolo assegnatogli. Infatti un conto è essere eletto Consigliere sulla base di un consenso spesso dovuto alla estensione numerica della famiglia, alla simpatia oltre che ai rapporti professionali, ed un’altra è avere competenze specifiche del settore che deve dirigere. Fare bene l’Assessore è stato ieri quanto oggi veramente difficile e complicato. Per guidare, controllare, organizzare gli uffici, stabilire una connessione efficiente e duratura con gli altri Assessori si richiede preparazione, capacità, conoscenza. Molti non immaginano, inoltre, quanto oggi sia diventato estremamente difficoltoso sostituire un Assessore inefficiente. Ma è ancora più problematico se lo stesso si è dimesso da Consigliere perché dovrà ritornare alla sua vita privata, dovrà uscire dal circuito delle decisioni amministrative. Insomma una rimozione vuol dire perdere prestigio politico e rinunciare all’indennità di carica. Ma se non si ha la determinatezza di rimuoverlo, automaticamente peggiora il buon funzionamento dell’Amministrazione e l’insieme delle forze politiche che sostengono la maggioranza perde di credibilità. Spesso partiti e Gruppi preferiscono mantenere una situazione critica e discutibile anziché avviare una discussione interna inevitabilmente lacerante e difficile, rinunciando così a svolgere fino in fondo il necessario ruolo di governo della città. Con la vecchia normativa a Ceccano i Consiglieri erano trenta, ora invece è stabilito essere venti. Non sono diminuiti invece i componenti della Giunta che incomprensibilmente, sono aumentati da sette a otto. Una crescita ingiustificabile se si tiene conto del fatto che sono diminuiti i motivi per fare le Deliberazioni in quanto attraverso le Determine sono stati aumentati invece i poteri ai Funzionari. Infatti la legge voluta, nel 1997, dal Ministro Bassanini prevede che le Giunte attraverso le Delibere predispongano gli indirizzi, mentre i Funzionari, individualmente, attraverso le Determine assicurino la gestione. Con questa disposizione mi sembra di cogliere una perdita di ruolo dei singoli Assessori e della collegialità della Giunta nel suo insieme. Alcuni dati statistici lo confermano in modo significativo: nel 2008 i Funzionari, con atto monocratico, hanno predisposto 1753 Determine mentre la Giunta, a volte dopo lunghe ed estenuanti discussioni, ha approvato solo 507 Deliberazioni. Sempre nel 2008, inoltre, il Consiglio Comunale, ha discusso solo 70 punti all’ordine del giorno, impegnandosi per più di 25 sedute. Analizzando questi numeri ne consegue che il Consiglio ha perso la centralità nell’assicurare un indirizzo, programmare il futuro ed esercitare un controllo. E’ veramente passato tanto tempo da quanto i Consigli Comunali esaminavano circa 1500- 2000 Delibere l’anno e mettevano a fuoco, con rigore eccezionale, le Delibere d’urgenza approvate dalla Giunta. Indipendentemente dalle maggioranze e di fronte ad un pubblico sempre attento e preparato era ammirevole vedere i Consiglieri mettere il fiato sul collo della Giunta. Era istruttivo per tutti ed era molto funzionale alla buona amministrazione perché sentirsi sotto tiro dal pubblico, impegnava tutti a dare il meglio di sè, a studiare i provvedimenti da prendere ed applicarsi. In quella Università infatti erano i cittadini che mettevano i voti!
Quinto capitolo-Senza la democrazia dell’alternanza si estende la frantumazione
Con la nuova legge si voleva affermare un concetto molto suggestivo: la democrazia dell’alternanza. Un modo di fare politica che prevede una governabilità assicurata da una maggioranza numericamente solida ed un controllo severo e critico esercitato da una opposizione che, con un modo di fare alternativo, si prepara a candidarsi ed a diventare forza di governo. Tutto questo si diceva per eliminare la intercambiabilità delle alleanze e la consociazione. Termine quest’ultimo abusato e ritenuto negativo perché indicava una spartizione del potere fra maggioranza ed opposizione, accusa che in quel periodo veniva fatta per colpire democristiani e comunisti, ritenuti responsabili delle difficoltà del momento. La cosa veramente mai rilevata in questi anni è che, pur con queste premesse e pur con un eccezionale furore ideologico nel dichiarare la politica dell’alternanza, in tutte le consigliature a Ceccano dal 1994 fino al 2007, è successo che Sindaci vittoriosi, con il passare degli anni hanno subìto delle crisi nell’interno della coalizione ma, nel momento più critico, le hanno risolte assorbendo in maggioranza alcuni Consiglieri dell’opposizione. Tutto questo è avvenuto nel 1997, nel 2001 e si è ancora ripetuto nel 2003. Una volta è addirittura capitato che un candidato a Sindaco, sconfitto, dopo qualche anno abbia accettato direttamente di collaborare entrando nella Giunta del Sindaco vincitore. Cose simili ancora non si sono ripetute durante questa consigliatura ma francamente non mi sento di escluderlo. Non a caso seguito a pensare che è importante assicurare solide organizzazioni alle spalle o a fianco degli Amministratori, ma è arrivato il momento di provare ad avviare una riflessione veramente critica e riprendere aspetti che debbono essere meglio valutati. Cosa hanno rappresentato i partiti nella vita amministrativa? Spesso prevale un giudizio negativo. Il peggio del peggio. Ed è difficile rovesciare tali considerazioni, anche perché la situazione è sotto gli occhi di tutti. Questa involuzione avviata dagli inizi degli anni ottanta, prima in via impercettibile, poi è diventata dirompente ed ora questa decadenza, questa perdita di credibilità e ruolo, ancora non si è arrestata. Però i partiti ancora esistono. Come non ricordare allora che nel Consiglio Comunale di Ceccano eletto nel 1990 esistevano solamente i gruppi di Democrazia Cristiana, Partito Comunista Italiano, Partito Socialista Italiano, Partito Socialista Democratico Italiano, Partito Repubblicano Italiano, Movimento Sociale Italiano- Destra Nazionale. Riepilogando, dunque, esistevano sei Gruppi per trenta Consiglieri. Un dato statistico che è stato nella nostra città sempre costante, salvo qualche leggera oscillazione. Se andiamo a verificare la situazione attuale c’è da rabbrividire. Ora i Consiglieri sono 20 ma i Gruppi sono arrivati ad essere dieci. Aggiungo ancora che la maggioranza con 15 Consiglieri si organizza in cinque gruppi mentre la minoranza si organizza ugualmente in cinque Gruppi ma avendo solo sei Consiglieri. Il dato attuale inoltre dimostra che tutti i partiti hanno cambiato nome. Da poco è avvenuta la costituzione del Partito Democratico, nato dall’unità fra Diesse e Margherita. In questi giorni si sta creando il Popolo della Libertà che unirà Forza Italia, Alleanza Nazionale ed altre forze minori. Alcuni Consiglieri, inoltre hanno effettuato più di qualche evoluzione e sono rientrati nel fenomeno del nomadismo politico. Si è rincorso il nuovismo, il giovanilismo, termini molto di moda in tutti questi anni che automaticamente, quasi miracolosamente, avrebbero dovuto dare qualche vantaggio elettorale in più a chi rinnegava il proprio passato e tagliava le proprie radici. Per completare il quadro non va trascurato che i partiti mancano di Statuti e Regolamenti fumosi ed imprecisi mettendo a rischio il rispetto della democrazia interna.
Sesto capitolo-L’economia comanda la politica arretra
Desidero riprendere il tema della colpe e dei meriti delle leggi elettorali per affermare che i fatti, con il passare del tempo, dimostrano che non è cosi. Ricordo che a livello nazionale sono state cambiate tre leggi ed è stata cambiata anche quella relativa alle Regioni. Ma le cose di fatto non sono migliorate perché l’inefficienza e la precarietà rimangono diffuse ed ora incomincia a delinearsi anche il discredito del ceto politico. Ovunque guardiamo la pubblica amministrazione è disarticolata. A proposito della necessaria stabilità amministrativa, se torno per un attimo all’indietro rilevo che a Ceccano nel periodo che va dal 1952 fino al 1975, per ventitre lunghissimi anni, i Sindaci che si avvicendarono alla guida del comune furono solamente tre: Vincenzo Bovieri, Luigi Piroli, Francesco Battista. Anzi dirò molto di più: Piroli, che pur aveva permanenti difficoltà nel proprio partito, riuscì ad amministrare per ben undici anni. Non era e non è la legge elettorale dunque che creava o crea le crisi, ma personalmente riconosco la responsabilità al sistema politico complessivo. In piccolo, nella nostra Ceccano, cosa significa crisi del sistema politico o crisi dei partiti? Ho scritto precedentemente di come la Giunta rispetto ai Funzionari abbia perso di ruolo e di collegialità. Ho anche riportato che il Consiglio Comunale ha esaminato nel 2008 solo 70 provvedimenti. Se partiamo da questi dati posso affermare che, mancando nel territorio la presenza di movimenti organizzati, essendo la città priva di ogni forma di partecipazione e di controllo, esiste una inevitabile frantumazione, una mancanza di un corale indirizzo politico. La debolezza della politica causa una invasività delle forze economiche in tutte le amministrazioni. La rinuncia dei partiti a sviluppare concretamente un progetto generale, le patologiche divisioni presenti anche dentro le maggioranze, determinano un vuoto che permettono alle imprese di agire sempre con determinazione, stabilire solidi legami ed ottenere risultati. Un esempio lampante lo possiamo cogliere riflettendo su quanto è avvenuto anche a Ceccano, in via Monti Lepini. In questa strada, infatti è avvenuta una eccezionale conversione dei siti industriali in attività commerciali, diventando l’arteria delle grandi esposizioni. Ebbene in tutta questa grande trasformazione vi sembrerà inverosimile ma il ruolo della politica e dello stesso Consiglio Comunale è stato inesistente. Non può diventare un alibi il fatto che su questa zona esiste una competenza del Consorzio Industriale. I provvedimenti sono stati presi alla spicciolata, a volte impercettibili, sempre scoordinati, senza esserci un progetto autonomo della politica nel suo insieme. E’ mancata insomma la soggettività e l’autonomia della politica rispetto all’economia. Potrei aggiungere, inoltre, l’attività edificatoria o la nascita dei supermercati, ma mi fermo perché non è di questo che sto scrivendo. Dando per scontata la correttezza degli atti, ritengo sempre utile e vantaggioso per i cittadini che sia il Consiglio Comunale, ovvero la politica a guidare tali importanti trasformazioni. Spero si capisca che quando parlo di politica voglio riferirmi alla alta, pulita, sana politica, portatrice di interessi generali. Si è ritenuto che bastassero le leggi elettorali per affrontare grandi problemi che sono invece pertinenti al sistema politico. E’ stata fatta la cosa più semplice ma anche la più inefficace e la più illusoria. L’insieme del sistema politico nazionale non ha voluto affrontare le grandi questioni legate alla modifica della società italiana: la fine della grande fabbrica, i cambiamenti nel modo di lavorare e l’irrompere della robotistica, dell’elettronica e della globalizzazione. E’ mancato e manca ancora un approfondimento su come i partiti possano e debbano rappresentare la società che cambia. La cosa più incomprensibile è che la crisi dei partiti si protrae da oltre venti anni ma ancora non è stata inventata, ipotizzata, avviata, sperimentata una forza che possa sostituirli, magari rivedendo e correggendo le ultime brutte esperienze verificatesi. I partiti che si presentano davanti ai cittadini sono la copia deformata rispetto a quelli che molti di noi hanno conosciuto, ma ancora esistono. Su di loro si è tanto riflettuto, dissertato direi anche sproloquiato. Sicuramente ci sarà qualcuno che ricorderà con che furore religioso si affermava che bisognava far sparire i partiti. Di volta in volta intesi o come Partiti-Chiesa, oppure Partiti- Montagne Rocciose, in quanto non sufficientemente permeabili ai cambiamenti e sostituirli, al contrario, da partiti a volte desiderati come liquidi, altre volte come gassosi, oppure da partiti leggeri. Di idea in idea, di proposta in proposta, la situazione è peggiorata. Il problema grave che oggi esiste è il distacco che si allarga sempre di più fra l’attività amministrativa ed i cittadini. Manca il collante, la forza capace di mettere in comunicazione l’Istituzione ed i problemi dei cittadini. Gli uffici stampa, fenomeno in crescita in ogni realtà istituzionale, sono addetti a fare la propaganda all’amministratore di turno, più che ad assicurare una trasparenza degli atti amministrativi o informare sulle opportunità che si offrono a tutti i cittadini. Si avverte ovunque molta irritazione, una diffusa scontentezza ma, purtroppo, anche una incomprensibile predisposizione a delegare la risoluzione di problemi fondamentali. Vedo quasi una rinuncia a prendere direttamente in mano il proprio futuro. Lo scetticismo, la diffidenza, la sfiducia, infatti costituiscono il tarlo, il male oscuro di questo presente. Riconosco di non essere in grado di fare delle proposte definite e ben compiute, non riesco a vedere all’orizzonte il Moderno Principe capace di avviare una ricostruzione morale e materiale dell’Italia, ma qualcosa mi sento di dire rispetto ad un tema che è urgente affrontare: come si crea una classe dirigente cittadina e nazionale? Questa è la vera questione drammaticamente aperta. Con quali strumenti conoscitivi e culturali un normale cittadino si può avviare a svolgere consapevolmente l’attività di amministratore comunale? Ci fu un tempo in cui i partiti erano un luogo ove si discuteva di tutto perché le sedi erano aperte. Ci si confrontava e si facevano iniziative esterne a contatto con i cittadini. Tutto ciò avveniva perché c’era una competizione con gli altri partiti, di volta in volta alleati o avversari. Si potrebbe scrivere di una gara a chi era più utile e più capace. Certamente si trattava di una scuola di alta formazione, che preparava ad amministrare. Le Sezioni in modo naturale permettevano una selezione ai propri militanti. Tutti i partiti offrivano ampie opportunità ai propri iscritti per affermasi sulla base del merito, delle capacità personali, della passione dimostrata e non sulla base dell’obbedienza al capo di turno. Ci fu un lungo periodo in cui anche fuori la nostra città si riconosceva che Ceccano era l’Università della politica. Mi sento di dire con forza ed apprensione: chi preparerà i futuri Consiglieri Comunali?Ritengo che seppur velocemente anche la stessa questione giovanile debba essere ben sottolineata: i Consiglieri più giovani in Consiglio Comunale sono stati Anna Lisa De Santis, del Partito Comunista Italiano e Pietro Alviti , della Democrazia Cristiana: avevano ventuno anni e correva l’anno 1975. All’età di ventidue anni entrarono in Consiglio Pietro Bragaglia e Peppino del Brocco ambedue democristiani; a ventitre anni Aldo Maliziosa del Movimento Sociale Italiano tutti e tre contemporaneamente fecero parte del Consiglio nel 1964. Camilla Lucchetti entrerà in Amministrazione a ventitre anni nel 1994. Non è diverso nell’evidenziare l’età dei Sindaci: Vincenzo Bovieri, comunista, aveva 37 anni quando nel 1944 venne indicato dal Comitato di Liberazione Nazionale a guidare Ceccano per assicurare una transizione verso la democrazia ed a ricostruire la città distrutta dai bombardamenti, priva di collegamenti viari, in preda alla fame ed alla miseria; lo stesso Luigi Piroli, democristiano, aveva 37 anni quando divenne Sindaco nel 1956; mentre Maurizio Cerroni del PDS ne aveva 38 quando fu eletto Sindaco nel 1994. Cerroni comunque aveva alle spalle venti anni di lungo e continuo apprendistato nell’interno del PCI e del DS..Vedo, a volte, in modo ossessivo battere quasi capricciosamente i piedi per terra e chiedere spazi ed incarichi politici perché si ritiene possa bastare essere giovani. Non basta rilasciare qualche dichiarazione e conquistare spazio e foto sul giornale. Per essere all’altezza di ricoprire un incarico non è sufficiente solo questo. Mi fanno tenerezza quei giovani che chiedono agli anziani di farsi da parte. Non avvertono che è già questa una dichiarazione di debolezza. Nessuno mai generosamente farà un passo indietro solo perché bisogna dare spazio ai giovani. Senza un confronto permanente fra chi possiede esperienze e chi ne è privo, senza un lavoro fatto insieme e di lunga durata, non ci potrà essere un salutare e positivo cambio di testimone a favore delle giovani generazioni. Più in generale vedo un nascondersi dietro le parole modernità, riformismo, rinnovamento. Termini generici, validi per tutte le soluzioni. Se non si innovano ed allargano veramente gli strumenti della partecipazione e del fare politica non si va avanti.
Settimo capitolo- Qualche considerazione finale
E’ stata la fine dei partiti di massa, del loro alto grado di coesione interna, del rapporto quotidiano che gli stessi avevano con le esigenze e le speranze dei cittadini oltre che della capacità di competere e di dare risposte, che oggi ha aperto una crisi che è difficile decifrare e dalla quale non siamo in grado di vedere l’esito. La società è cambiata da ogni punto di vista, per questo non si può tornare indietro e ripristinare i partiti cosi come molti di noi li hanno conosciuti, prima dell’avvio della loro crisi e della loro decadenza. Una cosa però si può fare: mettere questi partiti in grado di conoscere i cambiamenti sociali ed economici avvenuti e le ripercussioni avute nei territori. I partiti per parte loro debbono decidere, senza ambivalenze, quali interessi intendano difendere. Non si possono limitare a nascondersi dietro il termine riformismo, ritenuto il toccasana per tutti i problemi. Se questo termine è usato da tutti, vuol dire che qualcosa non va, perché apre la strada al giudizio che tutti siano uguali. Che non esiste destra o sinistra. L’unica cosa che sento di affermare con decisione è che da oltre venti anni c’è stata la dimenticanza del ruolo del lavoro, o meglio dei lavori, tanto che gli stessi non hanno più una rappresentanza politica. Questa ignoranza è alla base della crescita delle disuguaglianze, fortemente dilatate tanto da rappresentare il punto di partenza di questa recessione. Chi avrebbe mai immaginato il ritorno a vecchie povertà e alla nascita di nuove?Tante volte, inoltre, sento parlare della fine dei conflitti sociali. Di omissione in omissione siamo arrivati all’oggi, a questo terribile e pericoloso oggi. Non è compito di questo opuscolo delineare proposte definitive e particolareggiate alla crisi del sistema politico. Credo tuttavia che le circostanze reali sin qui citate siano altrettanto fatti messi sul tavolo della discussione, capaci di suggerire riflessioni da cui partire per confrontarci e da cui ricavare suggerimenti e nuove ipotesi di efficienza democratica nella rappresentanza elettiva e di metodo di intervento nel legiferare e nell’amministrazione.