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ANDRA’ TUTTO BENE
In questo lungo periodo determinato dal Corona Virus e dalla forzata clausura, c’è uno slogan che abbiamo ascoltato continuamente, un tam-
Pur comprendendo l’ iniziale necessità di neutralizzare il panico ed il senso di isolamento che colpiva tutti e contemporaneamente l’obbiettivo di rassicurare e far sperare in una positiva via d’uscita, con il passare del tempo comincio a pormi delle domande, sicuramente impegnative: " Andrà tutto bene" è riferito alla nostra salute fisica oppure alle condizioni sociali di tutti i cittadini ?
Per quanto riguarda l’andamento e la diffusione in Italia della pandemia, i dati che civengono indicati mi sembrano essere promettenti, nello stesso tempo però, ritengo che i rischi di una ripresa dell’infezione rimangano sempre all’ordine del giorno perché basta una sottovalutazione delle indicazioni di protezione, per rilanciare il contagio.
Alla luce delle ripercussioni procurate dalla mancata produttività, vorrei provare invece a discutere e approfondire la questione riguardante la futura condizione sociale. I danni certamente saranno ingenti e attualmente incalcolabili. Mi limito allora ad avviare la discussione partendo dalle notizie sentite, lette e viste riguardanti l’ estesa reazione delle varie categorie, associazioni, sindacati e varie corporazioni per indicare i danni ricevuti e la giusta protesta per le promesse fatte dal governo e non mantenute, oltre che le varie proposte di natura finanziaria o fiscale.
Accanto a questo variegato e scalpitante mondo esiste un’area umana che purtroppo non ha avuto momenti di ascolto, pur nei limiti dei divieti non è stata portata in piazza, non è al centro dei grandi dibattiti, mi riferisco a quella degli ultimi, dei disoccupati, dei poveri in generale, agli invisibili. Le varie sigle sindacali, per questa imperdonabile sottovalutazione hanno perso una buona occasione per dimostrare di essere le rappresentanti di tutti i cittadini, a cominciare dai più deboli. Hanno lasciato un’area di oltre cinque-
Mi accorgo con preoccupazione che alcune posizioni come quella di Andrea Orlando, vice segretario del PD, riguardanti alcune sue riserve sulle ipotizzate garanzie bancarie da assicurare anche a settori economici ed industriali che hanno residenze in Paradisi Fiscali, non hanno ricevuto il necessario sostegno del suo partito. Potrei scrivere, per confermare, che il PD oramai è scalabile da chiunque a cominciare dai ceti proprietari.
Anche le stesse proposte del segretario della CGIL Fausto Landini per provare ad uscire dalla crisi indicando linee di giustizia sociale mi sembrano essere sottovalutate dall’insieme della sua Confederazione. Vorrei sottoporre a chi legge una piccola ma significativa questione riguardante il tele-
Ebbene chiedo di vedere meglio nell’interno di questa positiva applicazione per rilevare come, pur nella necessaria innovazione, c’è sempre chi privatizza i profitti e magari prova a socializzare le perdite. E’ necessario conoscere il numero esatto dei lavoranti a domicilio, sapere se tale condizione si voglia consolidarla, o se passata la pandemia si ritornerà alla prima soluzione. Infine c’è l’urgenza di conoscere la quantità dei lavoratori che hanno avviato tale attività con strumenti tecnici non messi a disposizione dalle aziende ma acquistati a proprio carico. Inoltre mi sembra opportuno verificare fino a che punto è estesa l’ipotesi, in tanti casi già attuata, della revoca del buono mensa. Diritto sempre valido sia quando si lavora in azienda, sia quando si opera da casa.
Fatte queste rapide considerazioni, non sento di accodarmi a chi afferma che andrà tutto bene anzi, ritengo che si debba aprire un’altra finestra di discussione legata all’altra grande affermazione: "Niente sarà come prima" eliminandone l’equivoco, l’illusione, l’ambivalenza per affrontare la decisiva questione: sarà meglio o sarà peggio di prima ? E dirimerne un’altra ancora più decisiva: meglio o peggio per quali ceti, quali categorie, quali classi ? Non so come andrà a finire ma dopo questi mesi mi sento di scrivere di aver visto le classi dominanti sempre più aggressive e predatorie, prive di attenzione verso gli altri ceti, ma confesso purtroppo, di non vedere l’elaborazione di una linea alternativa proposta dalle forze del lavoro che possa ridurre le disuguaglianze, che ripristini i servizi universali (sanità, scuola, ricerca), preservi l’ambiente, ristabilisca il diritto sui posti di lavoro, assicuri l’occupazione.
Angelino Loffredi
Ceccano 26 maggio 2020