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Meno armi più scuola

ARTICOLI > Guerra in Ucraina e ripercussioni

MENO ARMI PIU SCUOLA


Non passa giorno senza essere sempre più convinto che le scelte del governo Draghi nei confronti della guerra ucraina siano sbagliate e dannosissime per noi Italiani. Da un’annunciata volontà a volere la pace si è passato ad una incomprensibile e autolesionistica corsa verso il riarmo. Risucchiato dalle richieste statunitensi il governo ha deciso di aumentare le spese militari fino al 2% del PIL. Inoltre va anche precisato che solo 10 su 26 Stati aderenti alla Nato hanno accettato tale impegno: si tratta di un incremento complessivo di circa 13 miliardi di euro rispetto alle già alte spese previste nel 2021. Inizialmente la crescita di tale spesa doveva avvenire entro il 2024 ma l’opposizione del Movimento 5 Stelle, fortunatamente, ha fatto slittare la scadenza al 2028.
Alle grandi manifestazioni a sostegno della pace, il governo e la maggioranza che lo sostiene hanno risposto con un linguaggio e con iniziative che evocano invece una guerra infinita, facendo sparire dal dibattito politico termini quali "tregua" e "compromesso" abbandonando altresì ogni iniziativa diplomatica tendente a mettere in attività l’Onu, la stessa EU o altri stati disposti a svolgere un ruolo positivo per fermare la guerra.
Nello stesso tempo sono ugualmente convinto che sia necessario seguire attentamente, direi quotidianamente, le ripercussioni che la politica delle sanzioni e l’aumento delle spese militari determinano nella vita reale dei cittadini. Insomma nella loro quotidianità.
Va rilevato pertanto che se aumentano le spese militari come indicato, conseguentemente diminuiscono gli interventi a favore dell’Istruzione. La diminuzione nel prossimo quadriennio, infatti sarà di 7,5 miliardi di euro.
Con chiarezza questa previsione è riportata nel Documento Economia e Finanza ( DEF). La spesa per l’Istruzione negli anni 2022-2025 infatti scende dal 4 al 3,5%
Tale scelta suicida fortunatamente è stata contestata da Francesco Sinopoli, segretario generale Flc/Cgil, il quale ha dichiarato:
"In questo modo ci allontaniamo ancora di più dalla media Ocse. Dopo due anni di pandemia, quando è diventato chiaro a tutti quanto sia fondamentale per il Paese il nostro sistema d'istruzione, dopo tanta retorica e pochissime risorse per affrontare l'emergenza, si torna esattamente alla stessa logica ragionieristica dei tagli degli ultimi venti anni".
Ricordo che il nevralgico mondo della scuola era stato già penalizzato nel 2008 quando si mandarono a casa ben 130.000 lavoratori, con un taglio alle risorse da cui la scuola pubblica si deve ancora risollevare e che gli attuali investimenti del Pnrr non riescono a risarcire.
Nel settore Istruzione è a rischio anche la tenuta degli stipendi di cui si ipotizza la riduzione fino al 2025.
Sempre il segretario Sinopoli a proposito di tale pericolo afferma che si tratta di "Una vera e propria beffa per una categoria di lavoratrici e lavoratori che già soffre di una disparità rilevante rispetto ai colleghi europei e agli altri lavoratori pubblici a parità di titolo di studio e che fatica, con salari già depressi, a recuperare potere d'acquisto di fronte di all'inflazione sempre più elevata".

Sono d’accordo con l’impegno del sindacato per contrastare l’aumento delle spese militari, anche perché nessuno ci minaccia, e per sostenere gli investimenti per l’Istruzione. In un contesto di aggravamento della condizione sociale l’aumento delle spese militari non può essere considerata una priorità
Se vogliamo immaginare un mondo migliore è necessario ripartire investendo concretamente in "Istruzione e Ricerca".
Angelino Loffredi
Ceccano 13 Aprile 2022


 
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