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Alviti

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NON "IRRIDUCIBILE AVVERSARIO, MA SOLO IDEE DIVERSE
E RISPETTO RECIPROCO
"

Questa mattina durante la mia ricognizione quotidiana su FB per conoscere quanto succede nel mondo ( Ceccano ) ho trovato uno stimolante articolo di Pietro Alviti, decano dei giornalisti ceccanesi, che mi riguarda. Porta come titolo "Gli 80 anni dell’ultimo dei mohicani" https://pietroalviti.com/2021/07/08/ceccano-gli-80-anni-dellultimo-dei-mohicani/
Per me è stata una sorpresa!
Il 2 luglio, in occasione del mio compleanno ho ricevuto tantissimi auguri, provenienti da tanti profili FB, forse 1.000. A tutti ho risposto, spero, direttamente.
Fra questi ho trovato uno scritto di Ignazio Mazzoli ed Ermisio Mazzocchi dal titolo
https://www.unoetre.it/radici/testimonianze/item/9871-belli-gli-80-anni-di-angelino-loffredi. html
In verità non si trattava solo di un augurio ma qualcosa di più, infatti non c’era solo affetto o stima  ma anche un’articolata cronistoria della mia vita personale, politica e nell’interno delle Istituzioni. Uno scritto predisposto da due compagni che conosco da 55 anni con i quali ho condiviso gli anni del PCI e con i quali ancora oggi condivido la bella esperienza di unoetre.it
Diversamente dai miei due compagni, Pietro Alviti ritiene che io sia l’ultimo dei mohicani. La cosa personalmente non mi offende ma non la ritengo essere vera. E’ troppo liquidatoria. Non ritengo infatti essere l’ultimo mohicano, perché esistono tanti altri, in Italia e nel mondo. Anzi ritengo che dopo il fallimento del liberismo senza regole, portatore di guerre, fame, disuguaglianze e di disastri ambientali esistano le condizioni per una ripresa del Movimento che si ispiri ai valori del  Socialismo.
Alviti ricostruisce fatti e momenti ma rispetto a Mazzoli e Mazzocchi si muove ed esamina da una angolazione diversa pronto ad penetrare la sua lama affilata nei confronti dei vari Magua, il rinnegato, il pellerossa al servizio degli imperialisti.
La metafora usata da Alviti è seria, scritta da un professionista che ininterrottamente da 50 anni segue le vicende politiche cittadine e conosce a menadito la vita delle persone che l’hanno caratterizzata. Pertanto non posso fare finta di non aver letto, non posso sottrarmi al dovere di replicare e precisare. Nel ringraziarlo di avermi messo al centro delle sue considerazioni, vorrei evidenziare alcune questioni:
Di Magua (Indiani-Proletari) rinnegati, passati armi e bagagli al servizio del nemico di classe, che hanno contribuito a modificare il DNA del partito del lavoro, lucrando potere e ricchezza  ce ne sono. E’ vero, ma a contare bene non sono tanti perché, la gran parte di coloro che con me fecero parte di quella magnifica generazione di Riformatori, purtroppo, non vivono più. Rimangono come me altri, sempre attivi, pronti a intervenire, a proporre e a dare una prospettiva. Altri sono in disarmo, disimpegnati, altri ancora dispersi in una galassia di formazione politiche minoritarie, divise e in permanente fibrillazione.
Pietro Alviti, consigliere comunale a 21 anni della Democrazia Cristiana veniva considerato un ragazzo prodigio. Non l’ho mai considerato un "irriducibile avversario" perché in tutti questi lunghissimi anni i punti di contatto e di accordo sono stati di gran lunga superiori a quelli di disaccordo.
L’ultima e forse più importate questione da rilevare è legata a quel suo veloce riferimento a "Idee diverse ma rispetto reciproco senza mai un’offesa personale che andava al di là della legittima diversità di idee e di posizioni su tanti argomenti. Fu grazie a questo reciproco riconoscimento che furono possibili passi in avanti in precedenza assolutamente impensabili a Ceccano " Ecco il punto per me decisivo: il tema dei risultati ed il motivo per cui si ottennero, argomento sempre sottovalutato ma da tenere sempre presente. Mi riferisco alla natura di quelli che venivano chiamati Partiti di massa, legati ad ogni piega della società, capaci di intercettare bisogni e d assicurare risposte. Alviti come me ha direttamente vissuto la quotidiana competizione fra gli stessi, a far meglio e di più, strumento che permise di raggiungere importanti conquiste e traguardi, non solo a Ceccano ma ovunque anche a livello nazionale. Partiti che non appartenevano ad una persona, ad un clan, a chi aveva denaro. Rinuncio a riportare le grandi conquiste sarebbe lungo e ripetitivo. A tale proposito, a guardare bene, a volte, forse esagerando, arrivo a dire "Avevamo fatto la Rivoluzione e non ce ne accorgemmo".

Angelino Loffredi
Ceccano 9 Luglio 2021



 
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