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UNO SCIOPERO CONTRO LE INGIUSTIZIE
Le mie ultime considerazioni pubblicate sul mio profilo FB, riguardanti lo sciopero generale proclamato dalla Cgil e Uil per giovedi 16 dicembre ha ottenuto non solo una lunga lista di adesioni ma ha sviluppato una insolita, impegnativa e civile discussione accompagnata da stimolanti divergenze e differenzazioni.
Proprio per tale estensione e profondità del confronto oggi provo ad evidenziare le differenze esistenti. Intendo farlo pertanto riprendendo e replicando ad argomenti che meritano un’attenzione particolare anche perché sono presenti fra l’opinione pubblica.
Fra i miei interlocutori c’è stato chi ha sollevato la questione di essere lo sciopero teso a tutelare i dipendenti pubblici ed i pensionati. Critica non vera perché erano anni che non vedevo proclamare uno sciopero con una piattaforma così rappresentativa dei bisogni dei cittadini. Intendo partire appunto dal fatto che in questo periodo c’è stata una robusta crescita economica (crescita del PIL). Tema onnipresente ma mai accompagnato da un decisivo rilievo da fare. Quali sono i settori che se ne sono avvantaggiati? Mi limito pertanto ad indicare velocemente alcuni dati che meritano di essere conosciuti. Dei nuovi lavoratori occupati l’ottanta per cento sono precari. La pressione fiscale sul lavoro dipendente e sui pensionati è ancora la più alta di tutta Europa. Gli ultimi provvedimenti riguardanti tale materia hanno premiato i redditi più alti. I salari sono i più bassi d’Europa, mentre le aree di povertà sono cresciute. Ora si sta creando una nuova categoria che non si vuol fare conoscere, quella dei Lavoratori Poveri. Non è una contraddizione ma un dato di fatto. Mi riferisco agli occupati che per i bassissimi salari incassati si trovano nell’area della povertà. Ancora manca un deciso provvedimento legislativo che eviti le delocalizzazioni. Fonte di nuova disoccupazione. Esistono grandi e piccoli complessi industriali che dopo aver ottenuto finanziamenti pubblici e accumulato ingenti profitti, senza alcun motivo, improvvisamente decidono di spostare la produzione fuori dai territori nazionali. Aumenta inoltre l’analfabetismo di ritorno, l’emigrazione dei cervelli e le tariffe di beni essenziali. Mi fermo e non parlo (per ora) di questioni sanitarie. Di fronte a questa catastrofe sociale le forze di governo, finora, non hanno dato una concreta e positiva risposta. Lo sciopero generale quindi mi sembra essere doveroso e inevitabile. "Se non ora quando "?
Un altro tema sollevato riguarda il fatto che ad indire lo sciopero generale non sono stati i tre grandi sindacati ( Cgil, Cisl, Uil) ma solo due ( Cgil, Uil). Certo la lotta unitaria di tre sindacati è sempre più incisiva di due ma perché colpevolizzare chi reagisce alle ingiustizie, fa propri i bisogni e le necessità dei cittadini ? Il fatto che la Cisl, successivamente, abbia scelto di indire una manifestazione a Roma per sabato 18 dicembre "per migliorare i contenuti della manovra senza incendiare i rapporti sociali ed industriali "secondo me è un fatto positivo e nello stesso tempo costituisce una conferma della validità dei contenuti di lotta posti nello sciopero generale. Nello stesso tempo mi limito a scrivere che I rapporti vengono incendiati non dallo sciopero in se per se ma dal linguaggio filo confindustriale dei mass media. I segretari della Cgil e della Uil, inoltre, li ho visti molto attenti ad usare uno stile non solo asciutto e concreto ma anche responsabile e rispettoso, anche verso Draghi .
Ho letto anche chi ritiene lo sciopero tardivo, accompagnato anche da una critica di tipo "alzo zero" verso i sindacati. Non ho letto però una critica verso i contenuti della lotta. Ritengo che non esistano sindacati "al di sopra di ogni sospetto" ma lo scontro ora mi sembra tanto impegnativo che sia più urgente individuare quali siano le forze e gli argomenti più pericolosi da contrastare. I sindacati oggi non mi sembra da mettere in tale elenco.
Dopo il 18 dicembre comunque anche sull’attività e sulle politiche sindacali credo si debba avviare una schietta riflessione, senza paraocchi e senza tifoserie ma anche senza giustificazionismi. Ne abbiamo tutti bisogno.
Angelino Loffredi
Ceccano 10 Dicembre 2021