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Ricordare Maurizio Federico

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RICORDARE MAURIZIO FEDERICO

Con Maurizio Federico ci siamo conosciuti nel lontano 1959 quando frequentavamo la scuola di Ragioneria. Entrambi eravamo già iscritti all’organizzazione giovanile comunista. Ricordo inoltre che fu proprio lui, responsabile del circolo di Frosinone, a rinnovarmi la tessera del 1960.
Ci fu un episodio che rafforzò notevolmente i nostri rapporti.
Era l’aprile del 1961, di ritorno da una lezione di educazione fisica perchè la palestra era staccata dalla sede centrale quando nell’edicola di Piazzale de Matteis vidi esposto il giornale Paese sera con un grande titolo "Un uomo vola nello spazio". Erano le 12.30. Acquisto il giornale. Lettura con altri, anche dentro la scuola. In aula la Professoressa di lettere disturbata da tanto interesse si rivolge verso di me per rimproverarmi di avere fra le mani un giornale comunista, che riportava cose non vere. Menzogne. Discussione fino a quando Maurizio interviene proponendo di aspettare il telegiornale della sera. Quello democristiano. Gli animi si calmano.
Per più di trenta anni abbiamo condiviso le stesse idee e lo stesso impegno nel PCI. Non dimentichiamo che dal  1970 al 1975 è stato consigliere comunale a Filettino. Visto che dobbiamo discutere e approfondire l’attività complessiva di Maurizio Federico, senza farne un santino, mi sembra opportuno  conoscere e lo faccio con grande dispiacere il suo disaccordo, dopo i fatti di Polonia, con Berlinguer per quella importante e decisiva considerazione riguardante l’Esaurimento della spinta propulsiva scaturita dalla Rivoluzione d’ottobre. Era il 1981.
Disse Berlinguer: " Ciò che è avvenuto in Polonia ci induce a considerare che effettivamente la capacità propulsiva di rinnovamento delle società, o almeno di alcune società, che si sono create nell’est europeo, è venuta esaurendosi. Parlo di una spinta propulsiva che si è manifestata per lunghi periodi, che ha la sua data d’inizio nella rivoluzione socialista d’ottobre, il più grande evento rivoluzionario della nostra epoca, e che ha dato luogo poi a una serie di eventi e di lotte per l’emancipazione nonché a una serie di conquiste.
Oggi siamo giunti a un punto in cui quella fase si chiude, e per ottenere che anche il socialismo che si è realizzato nei paesi dell’est possa conoscere una nuova era di rinnovamento e di sviluppo democratico, sono necessarie due cose fondamentali: prima di tutto è necessario che prosegua il processo della distensione, perché è chiaro che l’inasprimento della tensione internazionale, la corsa agli armamenti portano all’irrigidimento dei vari regimi, compresi quei regimi; inoltre, è necessario che avanzi un nuovo socialismo nell’ovest dell’Europa, nell’Europa occidentale, il quale sia inscindibilmente legato e fondato sui valori e sui principi di libertà e di democrazia. Si tratta, in sostanza, della politica, della strategia, dell’ispirazione fondamentale del nostro partito, che ricevono da quei fatti una nuova conferma".
Le lotte di cui si discute questa sera scaturivano dalla spinta propulsiva.
Se in una giornata come questa di approfondimento e di studio non discutiamo anche di queste questioni quando lo faremo ? Secondo Maurizio e Cossutta questa dichiarazione rappresentava uno " Strappo" nel mettere alla vostra attenzione questo aspetto mi sento in dovere di aggiungere che tale posizione non era una scusa per fare opposizione a Berlinguer, non era un pretesto in quanto era in sintonia con un sentimento, un modo di sentire presente nel PCI. Il filosovietismo pur minoritario e declinante scaldava ancora i cuori di alcuni comunisti. Pur tuttavia questa componente rimase nel PCI per altri dieci anni ma dal 1991,dopo il cambio del nome e del simbolo, per oltre trenta anni,  le  strade politiche di Maurizio e del sottoscritto sono andate in direzioni diverse. Non mi dilungo nel tratteggiare la sua esperienza politica nell’interno di Rifondazione Comunista, di cui fu uno dei fondatori, né da Assessore Regionale all’Agricoltura dal 1995 al 2000.
Sono molto più interessato ed impegnato a ricordare e far conoscere Maurizio Federico come uomo di cultura:

  • Corrispondente dell’Unità e redattore della sede provinciale di Paese sera dal 1971 al 1976;

  • Direttore di Nuova Informazione, giornale della Federazione del PCI, dal 1978 al 1981;

  •  Direttore di Piazza Gramsci, periodico dell’Amministrazione provinciale di Frosinone; collaboratore di tante altre testate, scrittore e divulgatore delle vicende riguardanti il movimento popolare ciociaro: Il processo di formazione del partito comunista in Ciociaria, del 1981; Lotte contadine del 1° dopoguerra del 1984 ed infine Il Biennio rosso del 1985.

Dopo l’esperienza di assessore presso la Regione Lazio il suo impegno di ricerca si allarga, non solo scrive sulle lotte contadine ed operaie ma anche sulla vita e la storia della sua città, Frosinone. Per questo vanno ricordati alcuni suoi lavori quali La città è vuota ed in rovina, Frosinone ed i suoi pompieri, I canadesi a Frosinone. Ancor più dobbiamo tener presente e ricordare gli ultimi impegni che rappresentano il punto più alto di amore verso la sua città e mi riferisco alla trilogia che lo  impegnò negli ultimi dieci anni della sua vita: Frosinone alla fine dell’Ottocento ( 2015); Frosinone agli inizi del  Novecento ( 2016); Frosinone negli anni del Fascismo (2019).
C’è un aspetto, una considerazione che mi sembra doveroso sollevare anche se metto nel conto che potrei esagerare o sbagliare. Per anni ed anni in Ciociaria, potrei dire da sempre, a scrivere e raccontare di storie e vicende cittadine sono stati prevalentemente sacerdoti, comunque tantissimi ricercatori di ispirazione e cultura cattolica.
Dalla fine degli anni settanta fino ai nostri giorni quello che potrebbe essere chiamato " monopolio" culturale si incrina. Prima con il contributo di Gioacchino Gianmaria, attraverso le le sue variegate ricerche, poi con il senatore Compagnoni con il suo lavoro "Diventare un uomo" e Maurizio Federico con le sue tantissime pubblicazioni, poi ancora con Ermisio Mazzocchi, Tommaso Baris, Roberto Salvatori. Attraverso la loro produzione intellettuale la qualità dei lavori è cambiata notevolmente. Non più biografie di santi e beati, dotte descrizioni di chiese, racconti di opere di beneficenza ma e sempre più presenti diventano i conflitti sociali. Da questo punto di vista Maurizio Federico innova, è il più presente, il più seguito, per questo aiuta notevolmente a cambiare  lo scenario descrittivo perché quando illustra qualsiasi storia è sempre storia di lotte di classe, di antagonismi e di conflitti.
Maurizio è stato un’intellettuale generoso; posso dirlo per esperienza direttamente vissuta. Per circa cinquanta anni mi ha sempre messo a disposizione notizie che raccoglieva riguardanti Ceccano. Sono stati proprio i suoi documenti a sollecitarmi ad interessarmi ed a scrivere della vita e della storia della mia città prima e della provincia successivamente. Non mi stancherò di ricordare che senza alcuni fogli sparsi messimi a disposizione, riportanti  i nomi di tutti gli squadristi, la nascita e l’insediamento del fascismo in provincia, il libro "Cronache proletarie di lotte, successi e sconfitte/ Ciociaria 1919-1922",per capirci il quadriennio rosso e nero, scritto con Lucia Fabi ed édito nel 2022 dallo SPI CGIL, non avrebbe (mi auguro) quella completezza che ha.
Premesso quanto scritto, intendo riprendere quanto vado sollecitando da tempo. La sua esperienza culturale va ulteriormente approfondita e fatta rivivere, non la si può ritenere esaurita con la sua scomparsa. Mi avvio a concludere riconoscendo che è’ positiva ed importante la giornata, promossa oggi dal Centro Bernardo Nardone e di averla dedicata a Maurizio. Bisogna fare di più.
Chi deve farlo? Penso al Comune di Frosinone, che possiede gran parte dei suoi lavori, la Provincia, Organizzazioni culturali, Centri studi, il suo Partito; in verità tutti abbiamo un debito di riconoscenza nei suoi confronti.

Angelino Loffredi
Ceccano 19 maggio 2024



 
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